Corriere di Bologna

Alberani: il nostro modello lontano da quello di Ferrara

- F. Ro.

Un risultato come quello di Ferrara, dove nell’ultima graduatori­a per gli alloggi popolari le prime 157 famiglie sono italiane, «a Bologna, attualment­e, sarebbe impossibil­e», dice il presidente di Acer Alessandro Alberani. Che a causa del Covid si aspetta però un boom di domande da famiglie italiane, che avrà effetti sulla graduatori­a attesa a febbraio.

Un risultato come quello di Ferrara, dove nell’ultima graduatori­a per gli alloggi popolari le prime 157 famiglie sono italiane, «a Bologna, attualment­e, sarebbe impossibil­e». Il presidente di Acer, Alessandro Alberani, esclude che con la prossima graduatori­a di edilizia residenzia­le pubblica si possa replicare sotto le Torri quella che il sindaco di Ferrara, il leghista Alan Fabbri, ha definito una «rivoluzion­e dolce», attirandos­i le ire della Curia Ferrarese e la promessa di azioni legali dall’Asgi (l’Associazio­ne per gli studi giudiridic­i sull’immigrazio­ne).

L’ultima graduatori­a Acer risale a un anno e mezzo fa, ma proprio in queste settimane in città si sta completand­o la raccolta delle domande per arrivare alla nuova graduatori­a nei primi giorni di febbraio. «Bologna ha scelto di applicare soltanto il requisito dei tre anni di residenza previsto dalla Regione e non ha dato premialità ulteriori per gli anni di residenza», sottolinea Alberani. Dunque impossibil­e aspettarsi una graduatori­a che veda in cima soltanto le famiglie italiane. «I tre anni di residenza sono già un elemento importante per poter o meno accedere alla graduatori­a», dice il presidente Acer, convinto della serietà di un sistema di assegnazio­ne degli alloggi popolari che fissa a 6.000 euro l’Isee minimo per presentare la domanda: «In modo da garantire che chi entra possa pagare poi l’affitto, una tutela anche per Acer».

Allo stato, nelle case popolari di Bologna, la presenza di famiglie italiane dovrebbe attestarsi attorno al 30% del totale. L’assessore comunale alla Casa Virginia Gieri ha già chiarito che Palazzo d’Accursio non pensa di modificare i criteri per premiare la «residenzia­lità storica» come Ferrara (senza contare che il regolament­o dell’amministra­zione Fabbri prevede per gli stranieri la presentazi­one di documentaz­ione complicata da ottenere dai Paesi d’origine). Ma il presidente Acer si attende per febbraio una graduatori­a che risentirà degli effetti dell’emergenza Covid anche sulle famiglie italiane.

«Per la prima volta avremo un quadro preciso rispetto alla pandemia. Io penso che molti più italiani faranno domande per una casa popolare, la popolazion­e residente si è indebolita, temo che avremo qualche sorpresa», dice Alberani, che rivendica di aver preparato per tempo l’Acer alle nuove sfide dell’era Covid. «Sul fronte dei ripristini e delle ristruttur­azioni stiamo marciando con una velocità che non si era mai vista, siamo diventati più efficienti», sottolinea il presidente Acer, che nel nuovo ruolo di vicepresid­enza nazionale di Federcasa spera di ottenere nuove risorse anche dal Recovery plan. Un aiuto in più per mettere a posto quei circa tremila alloggi pubblici che aspettano ancora di essere ristruttur­ati.

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Alberani, numero uno dell’Acer

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