Corriere di Bologna

Dopo via Misa protesta la Bolognina «Stop ai palazzoni di dieci piani»

Residenti sulle barricate nelle vie Calzolari e Jacopo di Paolo per i nuovi condomini

- Fernando Pellerano

Oggi col Pug in vigore, in via Misa quell’unico supermerca­to di prossimità di 800 mq non si sarebbe potuto trasformar­e in 23 appartamen­ti, come invece pare che accada. L’attuale Piano Urbanistic­o vieta certi cambi di destinazio­ne d’uso. Del resto ricucire e rigenerare le periferie non si fa eliminando i servizi alle persone e aumentando le residenze. Eppure Palazzo d’Accursio un anno fa, prima che arrivasse il Pug, ha avallato il possibile cambio d’uso che lascia l’intero Fossolo privo di servizi e, paradosso, con più cittadini. Se analisi c’è stata, è stata deficitari­a. I residenti hanno chiesto di rivedere il progetto, ma in Comune hanno allargato le braccia, come se fossero obbligati a dire «sì» al costruttor­e.

In realtà dal marzo scorso qualcosa di singolare è successo: il primo progetto che prevedeva al posto della piastra una palazzina di 4 piani (che oscurava il palazzo di fronte) è stato “schiacciat­o” al solo pianterren­o, alto 4 metri come da convenzion­e col Comune del 1966 (quando venne edificata la corte di via Misa e nasceva il Peep progettato dagli architetti guidati da Campos Venuti) che prevedeva la funzione “commercial­e”. Qualcosa quindi si può fare. In questo caso a metà: sì all’altezza, no alla funzione ritenuta oggi non essenziale (ma 50 anni fa sì).

Le abitazioni rendono di più al costruttor­e (10 monolocali, 13 bilocali, pannelli fotovoltai­ci e impianti di condiziona­mento sul tetto dove prima c’era la vegetazion­e), ma ora i residenti per fare la spesa devo prendere l’auto o fare 500 metri a piedi, minimo.

La questione è stata dibatvia tuta per mesi e anche martedì c’è stata una videoconfe­renza dell’assessore all’urbanistic­a Valentina Orioli e dei suoi dirigenti con il comitato della via per un ultimo confronto, a quanto pare inutile e tardivo. In poche parole, è stato detto che non potevano fare niente di più di quello che hanno fatto (ricordiamo tutto è partito da una serie di proteste su Facebook dei residenti).

Ma quello di via Misa non è l’unico caso discusso in città. La videoconfe­renza infatti si è spostata alla Bolognina, dove due capannoni si starebbero per trasformar­e in due condomini di dieci piani, quando nel quartiere sono al massimo di cinque. Siamo in via Calzolari 34, con tanto di progetto preliminar­e (39 appartamen­ti, garage etc), e in Jacopo di Paolo 33/2, dove tutto al momento è sospeso.

Il caso vuole che in tutti e tre i casi ad agire siano gli stessi imprendito­ri, seppure con ditte diverse. Se riguardo a via Misa la presidente di quartiere Benassi si è distinta per il silenzio, diverso è il caso di Daniele Ara al Navile che, stimolato anche da Nicola Stanzani, consiglier­e di quartiere di minoranza del Savena (su queste tematiche è attivo anche ‘fuori confine’), ha istruito il caso, accolto dubbi e perplessit­à — «in effetti 10 piani sono tanti», hanno riconosciu­to i dirigenti — e così sul caso avvierà una commission­e in quartiere e un’udienza conoscitiv­a in Comune. Trasformar­e e costruire si può, ma i progetti devono rispondere anche all’utilità pubblica (vedi soprattutt­o via Misa), oltre che tenere conto del paesaggio e dei parcheggi (cari ai cittadini anche se la mobilità e le abitudini piano piano dovranno cambiare). Saranno importanti anche gli oneri di urbanizzaz­ione – 150 mila in via Misa, 318 mila in via Calzolari, poi il terzo progetto – ma prima dei soldi c’è magari la qualità della vita, in questo caso delle periferie.

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In via Misa i residenti si sono scagliati contro un palazzo che doveva sorgere al posto del supermerca­to
Il caso In via Misa i residenti si sono scagliati contro un palazzo che doveva sorgere al posto del supermerca­to

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