Dopo via Misa protesta la Bolognina «Stop ai palazzoni di dieci piani»
Residenti sulle barricate nelle vie Calzolari e Jacopo di Paolo per i nuovi condomini
Oggi col Pug in vigore, in via Misa quell’unico supermercato di prossimità di 800 mq non si sarebbe potuto trasformare in 23 appartamenti, come invece pare che accada. L’attuale Piano Urbanistico vieta certi cambi di destinazione d’uso. Del resto ricucire e rigenerare le periferie non si fa eliminando i servizi alle persone e aumentando le residenze. Eppure Palazzo d’Accursio un anno fa, prima che arrivasse il Pug, ha avallato il possibile cambio d’uso che lascia l’intero Fossolo privo di servizi e, paradosso, con più cittadini. Se analisi c’è stata, è stata deficitaria. I residenti hanno chiesto di rivedere il progetto, ma in Comune hanno allargato le braccia, come se fossero obbligati a dire «sì» al costruttore.
In realtà dal marzo scorso qualcosa di singolare è successo: il primo progetto che prevedeva al posto della piastra una palazzina di 4 piani (che oscurava il palazzo di fronte) è stato “schiacciato” al solo pianterreno, alto 4 metri come da convenzione col Comune del 1966 (quando venne edificata la corte di via Misa e nasceva il Peep progettato dagli architetti guidati da Campos Venuti) che prevedeva la funzione “commerciale”. Qualcosa quindi si può fare. In questo caso a metà: sì all’altezza, no alla funzione ritenuta oggi non essenziale (ma 50 anni fa sì).
Le abitazioni rendono di più al costruttore (10 monolocali, 13 bilocali, pannelli fotovoltaici e impianti di condizionamento sul tetto dove prima c’era la vegetazione), ma ora i residenti per fare la spesa devo prendere l’auto o fare 500 metri a piedi, minimo.
La questione è stata dibatvia tuta per mesi e anche martedì c’è stata una videoconferenza dell’assessore all’urbanistica Valentina Orioli e dei suoi dirigenti con il comitato della via per un ultimo confronto, a quanto pare inutile e tardivo. In poche parole, è stato detto che non potevano fare niente di più di quello che hanno fatto (ricordiamo tutto è partito da una serie di proteste su Facebook dei residenti).
Ma quello di via Misa non è l’unico caso discusso in città. La videoconferenza infatti si è spostata alla Bolognina, dove due capannoni si starebbero per trasformare in due condomini di dieci piani, quando nel quartiere sono al massimo di cinque. Siamo in via Calzolari 34, con tanto di progetto preliminare (39 appartamenti, garage etc), e in Jacopo di Paolo 33/2, dove tutto al momento è sospeso.
Il caso vuole che in tutti e tre i casi ad agire siano gli stessi imprenditori, seppure con ditte diverse. Se riguardo a via Misa la presidente di quartiere Benassi si è distinta per il silenzio, diverso è il caso di Daniele Ara al Navile che, stimolato anche da Nicola Stanzani, consigliere di quartiere di minoranza del Savena (su queste tematiche è attivo anche ‘fuori confine’), ha istruito il caso, accolto dubbi e perplessità — «in effetti 10 piani sono tanti», hanno riconosciuto i dirigenti — e così sul caso avvierà una commissione in quartiere e un’udienza conoscitiva in Comune. Trasformare e costruire si può, ma i progetti devono rispondere anche all’utilità pubblica (vedi soprattutto via Misa), oltre che tenere conto del paesaggio e dei parcheggi (cari ai cittadini anche se la mobilità e le abitudini piano piano dovranno cambiare). Saranno importanti anche gli oneri di urbanizzazione – 150 mila in via Misa, 318 mila in via Calzolari, poi il terzo progetto – ma prima dei soldi c’è magari la qualità della vita, in questo caso delle periferie.