Don Fornasini, il prete partigiano sarà beato
Il Papa ha riconosciuto il martirio del sacerdote trucidato dai nazisti dopo la strage di Marzabotto
«Memoria dell’agnello e del pastore/crocifissi/tra reliquie di santi sull’altare». Marzabotto, i popoli annientati dai nazisti hanno il loro martire anche per la Chiesa. Don Giovanni Fornasini, ucciso a 29 anni, sarà beato. «Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il Decreto che riconosce il martirio del Servo di Dio», si legge in una nota. Il Vaticano annuncia che questa terra ha il terzo martire antinazista in Italia, dopo il piemontese frate Giuseppe Girotti e il sudtirolese Josef Mayr-Nusser, morti a Dachau.
La cerimonia di beatificazione avverrà nella diocesi di Bologna nei prossimi mesi. Il cardinale Matteo Zuppi, ha ringraziato «quanti hanno lavorato in questi anni per mettere in luce la storia esemplare dei martiri di Monte Sole». Don Fornasini è «l’angelo di Marzabotto», «il prete partigiano». Per lui e gli altri sacerdoti assassinati, per la loro gente, don Luciano Gherardi, altro prete eroe, scrisse “Le querce di Monte Sole”. La poesia sulla memoria e un libro. Il preteragazzo nella sua Sperticano rideva: «Molti della Stella Rossa sono miei parrocchiani. Se non vengono loro giù a far la comunione, vado in montagna io».
«Più volte fece scudo della propria persona — è scritto nella medaglia d’oro al valor militare — contro efferati massacri, molte vite sottraendo all’eccidio e tutti incoraggiando, combattenti e famiglie, ad eroica resistenza». Fu ucciso dopo le stragi del colonello Reder nel 1944. Scampato, continuava a raccontare dei massacri, ad accusare dall’altare i tedeschi, nel silenzio ufficiale, nel terrore generale, proteggeva i sopravvissuti, seppelliva i morti. Il suo grido circolava, era giunto alla Prefettura di Bologna, a Mussolini. Vicino al cimitero di San Martino di
Caprara fu assassinato il 13 ottobre 1944. Lo stesso ufficiale, a cui la sera prima aveva tolto un gruppo di ragazze dalle mani, portò la notizia alla madre: «Il pastore ha fatto kaput». La neve lo coprì, il fratello lo seppellì oltre cinque mesi dopo, decapitato. Molte volte don Fornasini aveva salvato ostaggi che stavano per essere fucilati. «Prendete me». Sepolto morti “proibiti”.
Era nato il 23 febbraio 1915 a Pianaccio. Suo padre era Angelo detto Anselmo e la mamma Maria Guccini. Come il poeta Francesco, in un Appennino dove i Guccini si sono sparsi da Monte Acuto, insieme ai Biagi di Pianaccio, e sono alla fine tutti parenti. «Povero curato di montagna, aveva letto nel Vangelo che doveva essere agnello tra i lupi, — scrisse Enzo Biagi — e come rassegnato agnello si offrì per tutti, serenamente». Gracile e durissimo, parroco da un anno, fece suonare a festa le campane il 25 luglio 1943, quando Mussolini venne destituito. Il 18 ottobre 1998 a Marzabotto il cardinale Giacomo Biffi diede inizio al processo di beatificazione per don Fornasini e altri due sacerdoti, Ferdinando Casagrande e Ubaldo Marchioni.