Il ritratto di Mellara e Rossi Il doc su Maltoni sogna gli Oscar e torna visibile online
Il 22 gennaio del 2001 moriva nella sua casa bolognese l’oncologo Cesare Maltoni, salutato anche da un articolo sul New York Times che ne ricordava la dedizione verso la salute e la sicurezza dei lavoratori. A distanza di vent’anni Vivere, che rischio, il documentario dedicato dai registi bolognesi Michele Mellara e Alessandro Rossi alla figura dello scienziato nato a Faenza nel 1930, è entrato nella prima tornata dei 200 titoli per l’Oscar. Selezionati in tutto il mondo, si giocheranno le loro chances per entrare nella cinquina finale per la statuetta come miglior documentario. Grazie alla notorietà internazionale di cui Maltoni godeva e alla vittoria del film al «Raw Science Film Festival» di Los Angeles, dove è stato premiato come miglior documentario. Una doppia occasione che ha fatto decidere IWonderfull - la piattaforma streaming di I Wonder Pictures - di riproporlo da oggi a 7,99 euro. All’insegna del «Prevenire è meglio che curare» dell’emiliano Bernardino Ramazzini, padre della medicina del lavoro a cui Maltoni dedicò l’istituto da lui fondato a fine anni Ottanta, emerge la figura di un pioniere nella ricerca sul cancro, specie in ambito lavorativo. Irascibile e dispotico, intransigente e rigoroso, un gigante nella ricerca oncologica. Nei primi anni ’60 Maltoni, con l’aiuto del Pci che governava Bologna, aveva lanciato la prima campagna italiana di screening di massa sulle donne della provincia per la prevenzione del tumore alla cervice dell’utero.
Per i due registi un grande uomo rinascimentale, soprattutto per le sue idee sulla sanità pubblica: «Esiste un Maltoni geografico, profondamente romagnolo, che combina insieme le calme movenze della pianura con quelle dinamiche dell’uomo di mondo, del viaggiatore. Esiste anche il Maltoni scienziato, il più noto, punto di riferimento internazionale nell’ambito della ricerca sulla cancerogenesi ambientale e della prevenzione oncologica». Ma i volti di Maltoni non si fermano qui: «Poi c’è il Maltoni politico che utilizza i dati della ricerca per combattere battaglie a favore della salute di tutti. E il Maltoni ideatore di spazi da dedicare alla ricerca scientifica, alla salute, alla prevenzione e alla cura delle persone. A lui si collegano le grandi opere come l’Istituto Ramazzini, i poliambulatori di prevenzione, i laboratori di alta tecnologia, gli archivi, l’hospice. E infine il Maltoni quasi francescano nel manifestare sempre inalterata una spiccata sensibilità verso il dolore di chi soffre».