«È vero, la città sta soffrendo e va rianimata»
L’assessore Conte: con la pandemia spazi esterni da ripensare come salotti
In merito all’analisi fatta dal Corriere di Bologna sulla città affetta da «sindrome d’abbandono», l’assessore al Bilancio Davide Conte è intervenuto dichiarando la necessità di una nuovo pensiero sulla città per ridisegnarla alla luce della pandemia.
La sindrome dell’abbandono di cui abbiamo scritto sul Corriere di Bologna ieri, e di cui sembra soffrire Bologna, è duplice. Riguarda l’inaridimento del suo cuore, quindi lo svuotamento e lo spegnimento del centro a causa degli effetti della pandemia (con l’uscita di scena di turisti, studenti e molti pendolari, e la chiusura di locali, ristoranti, cinema e teatri), e al contempo quel deterioramento che interessa i luoghi non vissuti. Chi la vive e quotidianamente la percorre in lungo e in largo in sella alla sua bicicletta, quindi ne può notare facilmente i cambiamenti, è l’assessore al Bilancio Davide Conte che di Bologna amministra anche i denari.
Guardando oggi Bologna che città vede, assessore?
«Io vedo piuttosto una città rallentata e che soffre. In effetti il silenzio che ha caratterizzato questi mesi amplifica la percezione di abbandono. In verità più che una città in abbandono o senz’anima in questo momento Bologna è una città che va rianimata. Questo è il compito della politica. Il primo vuoto che va riempito è proprio quello della visione della città. Siamo tutti a discutere di Covid ma la politica deve parlare anche di futuro non solo di emergenza».
Non le sembra che Bologna in questi mesi si sia lasciata un po’ andare?
«In centro città stiamo assistendo a un paradosso: prima del Covid il degrado era imputato all’eccesso di eventi e di persone che consumavano la città, ora che il rumore e le persone sono state esiliate dal centro dai Dpcm abbiamo ancora un rischio di degrado percepito. Ora che il centro della città è vuoto di studenti, pendolari, turisti, avventori dobbiamo ripensarlo nei suoi spazi e nei suoi tempi per preparare la ripresa che non sarà a breve e non sarà veloce».
Qualche idea in merito?
«Scegliere il centro come incubatore per piccole e medie imprese, sostenendo le attività di un‘imprenditoria giovanile, ad esempio. È tempo di scommettere su una nuova imprenditorialità. L’economia dei giovani non soffre la stagionalità del turismo e degli studenti, ed è invece ancorata al territorio e i suoi benefici ricadono sul territorio. Aiutiamo allora il lavoro dei giovani favorendone le vocazioni e la voglia di fare imprese di studio e di ricerca con un piano di insediamento di attività d’impresa e abitativo ben strutturato e rivolto a loro».
Da qui alle prossime amministrative come pensate di intervenire sulla città?
«Il piano opere pubbliche del Comune di 1 miliardo rappresenta una sfida importante per riqualificare gli spazi della città e sostenere l’economia. Bisogna andare oltre le politiche dei bonus e fare investimenti veri sulla città».
Alla luce del momento che sta vivendo la città quali potrebbero essere le priorità?
«Bisogna preparare la città ad accogliere i suoi cittadini all’aperto. Con le prime belle giornate si riverseranno fuori.
Parchi e spazi pubblici devono essere pronti ad accoglierli. La città anche in questo senso va ripensata».
Se accoglienti, gli spazi verdi potrebbero essere nuovi luoghi per una convivialità intergenerazionale.
«Vanno ripensati e riarredati con le nuove abitudini: eravamo abituati a trovarci in casa, dovremo abituarci a incontrarci fuori. Il verde pubblico se prima era per famiglie, anziani e gente che faceva jogging, ora è uno spazio dove si riversa tutta la città. Bisogna quindi ripensarlo per il tempo libero di tutti, oltre che migliorarlo per i bambini e per chi desidera fare sport. Più che investire sull’intrattenimento e ragionare su come riempire il tempo dei bolognesi, sarebbe meglio dotarci di infrastrutture per far vivere loro al meglio il proprio tempo libero all’aperto. Sarebbe anche una possibilità di sviluppo per diverse attività (associazioni sportive, ristoratori, tra le altre) e aumenterebbe l’attrattività in sicurezza della nostra città».
” Rilanciare il centro facendone l’incubatore per piccole e medie imprese, sostenendo le attività giovanili
” Il paradosso è che prima del Covid il degrado era imputato a troppi locali e persone, ora al silenzio: ma è degrado percepito