Caiumi: «L’Emilia può correre veloce, Roma deve capirlo»
Sul Recovery Plan ci sono due importanti appuntamenti segnati in rosso nell’agenda del presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi.
Primo: il confronto fra il governo e il numero uno di viale dell’Astronomia Carlo Bonomi che si svolgerà lunedì. Secondo: il faccia a faccia fra il premier Giuseppe Conte e i presidenti delle Regioni, ottenuto anche grazie al pressing di Stefano Bonaccini, in qualità di numero uno della Conferenza Stato-Regioni.
Sul tavolo: l’imponente piano di aiuti europei per l’Italia, da 209 miliardi di euro, e i progetti da presentare per i diversi territori. Le industrie che operano lungo la via
Emilia, e che nell’ultimo trimestre 2020 hanno ricominciato a registrare buone performance e portafogli ordini in recupero, fremono. «Finalmente il governo, che non ci aveva mai interpellato, ci incontra — sottolinea con moderato ottimismo Caiumi —. Speriamo questa volta ci ascolti perché le risorse in arrivo dall’Europa sono un’occasione che non possiamo perdere». Al confronto non ci sarà una delegazione emiliana, ma da via San Domenico Caiumi si sente di lanciare comunque una linea: «Abbiamo bisogno di pensare e promettere cose credibili fondate su capacità, conoscenza e coraggio». Un approccio che
” Speriamo questa volta ci ascoltino perché le risorse in arrivo dall’Europa sono un’occasione che non possiamo perdere
parrebbe trovare già una sponda in quanto dichiarato ieri ai sindacati dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo: «Con il Recovery Plan intendiamo adottare un piano strategico nazionale per le nuove competenze», ha assicurato.
Le priorità che indica Caiumi sono, in fondo, le stesse di Bonaccini: transizione ecologica e digitale «che poggino sulle giuste infrastrutture 4.0, ma anche sul completamento della viabilità e sulla decarbonizzazione del tessuto imprenditoriale, che ha già dimostrato di avere grande sensibilità su questi temi». Temi su cui si potrà essere attrattivi se sarà valorizzata, anche attraverso la formazione permanente, la congiunzione delle filiere. «Bonaccini ha il difficile compito — riconosce il presidente degli industriali emiliani — di far comprendere che l’Italia è molto diversa e che non tutte le regioni sono uguali. Per rappresentare l’Emilia-Romagna non sono sufficienti i numeri, il nostro territorio ha velocità tali da potersi misurare ad armi pari con la Germania: Roma deve essere in grado di valorizzarla adeguatamente affinché possa richiamare a sé più investimenti internazionali possibili». E la competitività italiana, secondo Caiumi, va tutelata anche sul fronte delle vaccinazioni: «La salute è al primo posto, ma al secondo c’è — precisa — la necessità di non subire penalizzazioni rispetto al resto d’Europa. Ritengo che sul territorio nazionale, ma anche su quello regionale, esistano aziende che hanno le potenzialità per produrre vaccini e a cui si potrebbe concedere la licenza per farlo».
In più, Caiumi è dell’idea che nei territori particolarmente vocati all’export, come il nostro, si potrebbe, «una volta vaccinate le categorie a rischio, dare attenzione a quelle figure professionali, tecnici o commerciali, che girano il mondo e che hanno anche fare con il mercato internazionale».