Dopo 45 anni il Kinki all’asta Sos dei gestori
«Chiediamo al Comune di interessarsi alla vicenda che già da qualche anno sta riguardando il Kinki e gli spazi che lo ospitano. È stato il primo gay club italiano, un ritrovo storico frequentato da una clientela internazionale che va tutelato soprattutto da parte del settore culturale cittadino». A lanciare l’appello è Micaela Zanni, che da tempo gestisce il marchio del leggendario locale notturno di via Zamboni, a due passi dalle Due Torri, che nelle prossime settimane vedrà andare all’asta gli spazi frequentati in 45 anni di attività (quest’anno le candeline sarebbero 46) da generazioni di bolognesi. Il Kinki è sempre stato in affitto tra quei muri e attualmente potrebbe vantare un contratto fino al 2027 ma dei problemi strutturali che si sono presentati tra il 2017 e il 2018 e soprattutto la pandemia hanno negli ultimi tempi bloccato l’attività: a vantare la proprietà degli spazi è una società immobiliare che per la quarta volta proverà a venderli al miglior offerente (a quanto sembra nei primi giorni di febbraio). «Le altre aste sono sempre andate deserte — spiega Zanni —. Perché? Le prime avevano forse cifre inarrivabili anche per noi che saremmo potenzialmente interessati. C’è infatti da precisare che chi compra quei locali non acquista il Kinki, che è un marchio registrato. La base d’asta adesso è più interessante ma è anche vero che la situazione dello stabile scoraggia i potenziali acquirenti». La Zanni ci tiene a precisare di avere avuto nel tempo insieme ai suoi collaboratori «un atteggiamento molto diligente nel mettere in sicurezza il locale quando si presentarono alcuni problemi, un impegno che da affittuari abbiamo sempre sentito di portate avanti con responsabilità per onorare il posto». Il Kinki quindi potrebbe vivere anche da un’altra parte o diventare un format itinerante? «Sono riflessioni che ho fatto in questo lungo tempo — sottolinea l’imprenditrice —. Ma credo che per la storia e l’importanza avuta dal Kinki sarebbe doveroso salvaguardarlo e per questo ci rivolgiamo al Comune e alle altre istituzioni interessate».