«Siamo una grande squadra»
Il filosofo Floridi: sull’intelligenza artificiale si sta giocando una partita globale
Ècome se al Bologna di Mihajlovic arrivasse un attaccante da 20 gol a stagione. Il parallelo calcistico non sembri una forzatura, perché è lo stesso neoacquisto dell’Università di Bologna a suggerirlo. Luciano Floridi, studioso di fama mondiale e docente a Oxford, è il bomber che l’ateneo sta per riportare in Italia a partire dal prossimo anno accademico. Un autentico «colpo di mercato» quello del cinquantaseienne filosofo romano che ha sviluppato la sua carriera lontano dall’Italia, lasciata ben presto dopo una breve parentesi a Bari. Uno che a fine anni ’80, ama raccontare, riceveva pernacchie dopo essere stato folgorato dal digitale, perché il web sembrava ancora un giochino poco serio. «Non so come ringraziare Bologna - dice collegato dall’Inghilterra - perché è straordinario quando ti senti come un giocatore voluto così tanto da una grande squadra. Non solo orgoglio, ma il riconoscimento che c’è voglia di vincere, come piace a me. E non solo di partecipare
” Didattica I ricercatori di domani vanno formati oggi altrimenti il rischio è che non ci sarà più nessuno
alla partita globale che si sta giocando sul digitale. Speriamo di fare la differenza sul serio, non solo per prendere dei fondi. E poi non tutti sono chiamati dalla squadra Alma Mater per giocare con lei».
Floridi è stato infatti corteggiato a lungo dall’ateneo bolognese, da quel 2016 in cui venne invitato dal Rettore Francesco Ubertini a inaugurare l’anno accademico. Alla fine ha ceduto, anche se farà la spola tra Bologna e Oxford, dove conserverà la cattedra di Filosofia ed Etica dell’informazione: «L’Unione Europea - ricorda il filosofo, che ha votato contro la Brexit - dovrebbe ricordare che cosa ci unisce più di ciò che ci divide. Oxford e Bologna per me sono come fragola e limone, vuol dire che farò avanti e indietro. Lavorerò perché anche a Bruxelles sia ascoltata la voce bolognese».
Floridi, a cui si devono neologismi come «infosfera», «quarta rivoluzione», «iperstoria», e «onlife», dirigerà l’European Lab for Digital Ethics and Governance, concentrandosi sul rapporto tra etica, diritto, big data, intelligenza artificiale e social media. Muovendosi all’interno dell’Alma Mater Research Institute for Human-Centered Artificial Intelligence, uno dei più grandi centri italiani di ricerca sull’intelligenza artificiale, che ha un anno di vita e più di 400 ricercatori. Quando si è pensato dove collocarlo, confessa il Prorettore per la Ricerca Antonino Rotolo, «avevamo l’imbarazzo della scelta, tra i settori giuridico, informatico, filosofico e sociologico». Alla fine la scelta è caduta sul Dipartimento di Scienze giuridiche, ma Floridi si muoverà come un battitore libero per rendere Bologna il centro per eccellenza per l’etica del digitale e il suo impatto sociale. Simbolo di una ricerca sempre meno divisa da steccati, ispirata a un nuovo umanesimo digitale e pronta ad aprirsi a continue connessioni. Con al centro la transizione digitale vista nelle sue implicazioni etiche e sociologiche. «Un territorio - precisa Ubertini - in cui Bologna ha investito molto, divenendo un punto di riferimento mondiale, tra big data e supercalcolo».
Floridi è la stella più fulgida del rettorato di Ubertini, che dall’inizio del suo mandato ha riportato dall’estero un centinaio tra docenti e ricercatori. A benedire l’operazione è intervenuto anche, in videoconferenza, il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, ex Rettore dell’Università Federico II di Napoli: «Non dobbiamo parlare di ritorno di cervelli ma di attrazione». Come ha scritto anche in un suo libro, per Floridi la partita si gioca sul «verde e sul blu», sostenibilità ambientale e sfida digitale: «L’Italia ha straordinarie opportunità da giocarsi anche se c’è tanto da fare per competere a livello europeo. Negli anni Novanta mi dicevano che sì, c’era anche il digitale, ma le cose serie si facevano altrove. Ora la partita si deve giocare di squadra, superando gli individualismi. Il nostro sarà un gruppo che ha l’obiettivo di diventare il migliore in Europa, un‘ambizione ragionevole. Non vedo l’ora di cominciare». Un entusiasmo contagioso che si riverserà anche nella didattica, a cui Floridi non intende sottrarsi: «I ricercatori di domani vanno formati oggi. Tra 10 anni loro saranno i colleghi a cui lasciare il bastone della ricerca. Altrimenti il rischio è che non ci sarà più nessuno».