Corriere di Bologna

Recovery plan, strade e ospedali in cima alla lista

La parte del leone la fanno infrastrut­ture e mobilità, oltre alla sanità. Attesa per l’incontro di martedì con il premier

- Rosano

Strade, ospedali, ma anche aeroporti e ferrovie, fino alla lotta al dissesto idrologico: è l’ossatura della proposta dell’Emilia-Romagna per il Recovery Plan, un «libro dei sogni» che difficilme­nte vedrà esaudite tutte le proprie richieste. Tra le priorità dell’Emilia-Romagna, oltre ai nuovi ospedali di Piacenza, Cesena e Carpi, ci sono oltre due miliardi di euro per infrastrut­ture e mobilità. Martedì l’incontro con Conte.

Qualcuno lo chiama già «libro dei sogni». Di certo, finora, è rimasto lontano dalla realtà, quantomeno da quella delle cronache. Il Movimento 5 Stelle ha provato ad averne una copia senza successo. I sindacati aspettano di vederne ancora una bozza, se non un testo definitivo. Ma la domanda è legittima: cosa c’è nella proposta della Regione Emilia-Romagna per il Recovery Plan? Infrastrut­ture, tante, e trasporti. Sanità e nuovi ospedali, a partire da quelli di Piacenza, Cesena e Carpi. E poi lotta al dissesto idrogeolog­ico e molto altro.

Era metà novembre quando il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, disse che la proposta dell’Emilia-Romagna per il Recovery Plan era «pronta». Chi ha provato a vederla con un accesso agli atti, come ha fatto un mese fa la consiglier­a regionale del M5S Silvia Piccinini, si è trovato davanti a una risposta generische­letro ca su un’interlocuz­ione «ancora in corso». Anche i sindacati, che stando al nuovo Patto per il lavoro e per il clima verranno coinvolti, non hanno ancora ricevuto un testo, ma confidano in un incontro «a breve». Anche perché martedì, intanto, ci sarà quello tra il premier Giuseppe Conte e le Regioni, guidate proprio da Bonaccini.

È evidente che il numero uno di Viale Aldo Moro abbia preferito giocare questa partita a carte coperte, forse per non generare aspettativ­e sul territorio che rischiano di essere disattese quando sarà chiaro come verranno spesi i 209 miliardi del Recovery. Rispetto al vicino Veneto, che a dicembre ha pubblicato sul Bollettino Ufficiale un documento di 460 pagine con le proprie richieste, il riserbo dell’Emilia-Romagna fa un certo effetto. Ma al netto di testi «protocolla­ti», è comunque possibile raccontare lo del Recovery in salsa emiliana. Sulla sanità innanzitut­to, dove la Regione punta a una fetta dei 20 miliardi previsti a livello nazionale per i nuovi ospedali di Piacenza, Carpi e Cesena. Oltre a un ulteriore potenziame­nto di terapie intensive, telemedici­na e assistenza di prossimità.

La parte del leone la faranno però le infrastrut­ture e la mobilità, dove i desiderata superano i 2 miliardi. Inevitabil­e, di fronte a queste cifre, che qualcosa alla fine resti fuori. Un miliardo servirebbe per le strade, a partire dalla realizzazi­one di una superstrad­a Cesena-Mestre che anche il Veneto ha inserito nelle sue richieste (di fatto un rilancio dell’idea, archiviata anni fa, dietro l’E55 Orte-Mestre). Per le ferrovie regionali la richiesta è di un altro miliardo, con l’obiettivo di puntare sull’elettrific­azione e aumentarne la sicurezza (in primis i passaggi a livello). Poi ci sarebbero 70 milioni per le ciclabili e 48 milioni per gli aeroporti, piegati dall’emergenza Covid. Fuori dal «libro dei sogni» del Recovery, invece, opere discusse da anni come il Passante di Bologna, la Campogalli­ano-Sassuolo e la Cispadana, in quanto già finanziate o avanti con i rispettivi iter.

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