Confagricoltura: In cinque anni perse 600 mila giornate di lavoro
Ben 600 mila giornate perse per 3 mila lavoratori saltati negli ultimi cinque anni. È questo il drammatico bilancio dell’anno 2020 stilato da Confagricoltura Emilia-Romagna per il comparto dell’ortofrutta.
Una fotografia, con annesso allarme del presidente regionale Marcello Bonvicini, che va ad aggiungersi a quella scattata dalla Cgil che, come già aveva fatto la Cisl, segnala (e il dato è aggiornato a dicembre) 420 milioni di ore di cassa integrazione consumate lo scorso anno sul territorio compreso fra Piacenza e Rimini. Numeri superiori al periodo 2014-2019 e persino al triennio della grande crisi 2009-2011 che portano con sé anche un taglio di 40 mila posti di lavoro.
«Il settore frutticolo è in crisi — è il grido di dolore di Bonvicini — E non ci sarà rilancio senza l’ausilio della ricerca applicata alle varietà vegetali e senza la riforma della legge 102 sullo stato di calamità, in uno scenario profondamente mutato dagli effetti del cambiamento climatico e messo in pericolo dalla proliferazione di nuovi parassiti e dall’imprevedibilità degli eventi meteo estremi».
Questi i numeri diffusi dal Cso Italy, il centro servizi ortofrutticoli di Ferrara che associa molte delle aziende leader nella produzione e nella commercializzazione dell’ortofrutta nazionale: nel 2020 sono state 4,4 milioni le giornate lavorative impiegate, 600 mila in meno rispetto al 2015. È una perdita di natura economica e sociale che ci obbliga a rivedere gli strumenti finora messi in atto», spiega Bonvicini che poi, come già aveva fatto a fine 2020 in occasione del bilancio agricolo, insiste: «Il territorio e gli imprenditori devono essere protagonisti della nuova politica agricola europea e nella programmazione degli investimenti».
Se da un lato si riconosce, infatti, il ruolo principale ricoperto dal settore frutticolo sotto il profilo della creazione di posti di lavoro; dall’altro l’ingente gap occupazionale registrato nell’ultimo quinquennio rivela le debolezze dell’intera filiera e la scarsa capacità competitiva del comparto che, pur rappresentando il 13,5% dei valori produttivi emiliano-romagnoli, non cessa di perdere pezzi.
Tra i dati negativi anche la flessione delle esportazioni della filiera italiana, che si ferma a 5 miliardi di euro di fatturato contro i 15 della Spagna.
«La drastica flessione della superficie frutticola dell’Emilia-Romagna, 19 mila ettari in meno in 15 anni e il decremento della forza lavoro — aggiunge Albano Bergami, presidente nazionale e regionale dei frutticoltori Confagricoltura — dimostrano