Teatro di Ferrara, nomine in arrivo Pier Luigi Pizzi verso la presidenza
Tra i membri anche Özpetek. Acanfora: «Decisioni dall’alto»
Si va precisando il nuovo assetto di gestione del teatro comunale Abbado di Ferrara. Sulle pagine del Corriere della Sera ieri Vittorio Sgarbi, consigliere culturale del sindaco e «regista» dell’operazione, anticipava i nomi, di gran prestigio, dei componenti del nuovo cda: Pier Luigi Pizzi presidente, Ferzan Özpetek, Pietrangelo Buttafuoco e due professionisti cittadini, Giacomo Gelmi e Carlo Bergamasco. Moni Ovadia direttore e Marcello Corvino coadiutore artistico. Sembra caduta la presidenza di Sergio Escobar, che lo stesso Sgarbi aveva dato come probabile alle nostre pagine; d’altra parte anche questa per ora è un’ipotesi di cda. Alle spalle c’è la vicenda del vecchio consiglio, presieduto da Mario Resca, che lo stesso Sgarbi aveva voluto.
Riepiloghiamola, con l’aiuto di uno dei suoi membri, Massimo Acanfora Torrefranca, musicologo, vicepresidente della
Comunità ebraica ferrarese: «Il cda è stato investito dal Comune di un mandato per una gestione autonoma del teatro. Quando si è posta la questione del direttore noi, sulla base di uno statuto che neppure ci piace tanto, abbiamo considerato che dovrebbe assommare funzioni artistiche, gestionali, organizzative, di sicurezza, di fundraising. Perciò, quando è stata ventilata la nomina di Moni Ovadia, artista stimabilissimo ma senza alcune delle caratteristiche previste, abbiamo proposto un periodo di prova di un anno». Per alcune di queste funzioni Ovadia, facciamo notare, avrebbe potuto appoggiarsi su Corvino, manager culturale, oltre che agente suo e di Sgarbi. «Corvino non sempre si è dimostrato all’altezza della nostra fiducia. Lui si presenta, comunque, come produttore e non come agente, e quindi sostiene non esserci conflitto. All’estero, dove su tali questioni c’è un’altra sensibilità, la questione dell’incompatibilità si sarebbe certamente posta».
Ovadia viene proposto dal Comune, su suggerimento di Sgarbi: «Mentre stavamo cercando di definire il profilo del nuovo direttore, pensando di fare un bando, il Comune ci ha messi davanti al fatto compiuto, dicendoci: l’11 dicembre presentiamo Ovadia alla stampa». Circa una levitazione della cifra pattuita per il contratto, che Ovadia nega, dicendo di non aver ricevuto proposte scritte: «Io non c’ero, ma so che la richiesta informalmente è stata fatta». Il finale è noto: «Siccome il socio unico dimostrava di voler fare passare le proprie ragioni, indipendentemente dalla proclamata autonomia del cda, abbiamo rimesso il mandato nelle mani del sindaco. Che non ce l’ha confermato».Rimane un’ultima questione: «La Comunità ebraica non ha mai fatto pressioni per conoscere in anticipo il contenuto di quello che dirà Ovadia in dialogo con Augias nel Giorno della memoria. Quella richiesta l’aveva avanzata Resca, non per censurare Ovadia ma per attrezzarsi in anticipo in caso di polemiche suscitate da affermazioni controverse». (ma. ma.)