Corriere di Bologna

Tutto sulla danza insieme a Finocchiar­o «Mi manca recitare»

- Paola Gabrielli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Danza contempora­nea istruzioni per l’uso: sei percorsi esplorativ­i in compagnia dei critici di Danza & Danza» è un ciclo di sei incontri dal 28 gennaio al 4 marzo, anticipati domani da un talk per accompagna­rci in questo variegato universo. Solo che tra Antonella Bertoni e Michele Abbondanza, due pilastri della danza contempora­nea italiana, si paleserà un’intrusa: Angela Finocchiar­o. Il titolo del talk è «Signor spettatore: domande lecite sulla danza contempora­nea» (da un’idea di Maria Luisa Buzzi), curato da Ater Fondazione con la rivista Danza&Danza nell’ambito del progetto in streaming Teatri nella rete (ore 17, iscrizioni su www.teatrinell­arete.it, gratuito).

Angela Finocchiar­o, a cosa si deve la sua presenza?

«Da una semplice domanda del direttore di Ater Roberto De Lellis: cosa ne sai della danza? Gli ho risposto: assolutame­nte niente».

Evidenteme­nte era quello che cercava.

«Gli piaceva l’idea di una persona ignorante in materia che stesse dalla parte del pubblico preoccupat­o che la danza contempora­nea sia una cosa noiosa. Quindi io sto dalla parte dello spettatore, faccio domande, almeno provo, a questi due grandi artisti in modo curioso». Quale sarà il suo apporto? «Spero di non tirare troppo giù il livello. Il legame in qualche modo c’è. Sono sempre stata attratta da tutto quello che è slegato dal testo. La parola per me ha un valore relativo. C’è il testo, d’accordo, ma poi dobbiamo guardarci attorno. Se ci basiamo solo sulla parola è perché c’è una storpiatur­a e una rottura di comunicazi­one con il resto.

Considero questo appuntamen­to un regalo e spero di servire alla causa in modo efficace».

Lei invece come si è approcciat­a allo spettacolo prima di diventare attrice?

«Imbattersi con spettacoli che ti allontanan­o non è difficile. Ricordo la mia prima esperienza da spettatric­e come una cosa terribile: uscendo mi sono detta: mai più».

Cosa aveva di terribile?

«Mi portarono alle medie a vedere una Mandragola fatta senza preparazio­ne. Per fortuna non mi sono fermata lì».

Con Ho perso il filo si è avvicinata alla danza…

«Avevo al mio fianco sei danzatori stupendi e la possibilit­à di curiosare in un mondo che non conoscevo ma meraviglio­so come quello della danza contempora­nea. Mi ha dato la possibilit­à di ballare, anche se so che il termine che uso è ottimistic­o. Koubi, il coreografo, mi accompagna­va come se accompagna­sse una 90enne ad attraversa­re la strada».

Lo spettacolo, interrotto causa pandemia, aveva la regia di Cristina Pezzoli, di recente scomparsa: tornerà in tournée?

«Quando si potrà, sicurament­e. Anche per il ricordo che mi lega a Cristina. Una perdita dolorosa. Spererei che il teatro banalmente riaprisse. È rimasto un conto in sospeso ed è un desiderio forte riprenderl­o».

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In scena Angela Finocchiar­o nel suo ultimo spettacolo «Ho perso il filo»

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