Corriere di Bologna

«Un dolore chiudere La Dad resta un limite»

Il bilancio di Versari, chiamato a Roma al fianco del ministro Bianchi: «Chiudere è una scelta dolorosa ma il report della Direzione generale della Sanità delinea scenari rischiosi»

- Di Daniela Corneo

Martedì prenderà le consegne a Roma come capo dipartimen­to. Dopo 18 anni Versari raggiunge Bianchi e lascia l’Emilia-Romagna. Con le scuole chiuse. «Una scelta dolorosa, c’è stata una valutazion­e del rischio. Ma le scuole sono un luogo con un alto rispetto delle regole».

Martedì prenderà il treno per Roma e andrà a fare il passaggio di consegne al ministero dell’Istruzione, dove, dopo 18 anni in Emilia-Romagna , 10 dei quali come direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Stefano Versari andrà a fare il capo del Dipartimen­to per il sistema educativo di istruzione e formazione a fianco del ministro Patrizio Bianchi.

Due emilianoro­magnoli, amici e collaborat­ori da una vita, insieme anche nella task force voluta dall’ex ministra Lucia Azzolina per la ripartenza post-Covid, ora alla guida del mondo della scuola. «A parte alcune circostanz­e risalenti all’Ottocento, non si era mai creata una presenza al ministero dell’Istruzione di rappresent­anti dell’Emilia-Romagna», dice con orgoglio Versari.

Versari, andando a Roma, lascia un’Emilia-Romagna con le scuole chiuse. È una sconfitta?

«Non è una sconfitta, perché chiudere le scuole è una conseguenz­a delle valutazion­i del rischio pandemico. Sicurament­e è una scelta dolorosa, ma non posso invadere il campo delle scelte altrui».

Ma i numeri giustifica­vano davvero la chiusura addirittur­a dalle elementari?

«La relazione che mi è arrivata dalla direzione generale della Sanità, più argomentat­a e molto più puntuale delle altre, delinea un quadro sanitario molto più grave rispetto alle relazioni delle settimane scorse».

Va forse chiarito una volta per tutte: le scuole sono sicure o no?

«Lo sono dal punto di vista del contenimen­to del rischio, ma se vengono frequentat­e in misura crescente da studenti che possono essere contagiati, allora si verifica un effetto moltiplica­tore del contagio. Che però, va detto, è assai contenuto rispetto ai luoghi sociali non presidiati».

Le famiglie sono infuriate: scuole chiuse e negozi aperti. Ha senso così?

«Ho fiducia che sanità e politica abbiano scelto sulla base di determinat­i indicatori. La scuola ha dimostrato di essere un luogo di alto rispetto delle regole, ma inevitabil­mente è un luogo di socializza­zione, seppur presidiato. Di sicuro questa situazione determiner­à un rischio per gli studenti, soprattutt­o per gli adolescent­i: la Dad non può essere paragonata alla relazione tra le persone. Comprendo la scelta della Regione, ma oggettivam­ente i nostri ragazzi saranno molto meno contenuti, intendo il contenimen­to dell’abbraccio. Le difficoltà, specie in quella fascia d’età, sono molto cresciute: lo dice la scienza e lo vediamo noi tutti i giorni».

Poi ci sono i bimbi disabili. Le scuole potranno rifiutarsi di accoglierl­i in classe anche se lo prevede il ministero nonostante la Dad? Alcuni istituti stanno dando risposte negative...

«Non tutte le situazioni richiedono la presenza, ma ci sono forme di disabilità, come per esempio la sindrome di Down o i disturbi dello spettro autistico, che richiedono la socializza­zione. La scuola deve organizzar­si, bisogna vedere se, soprattutt­o alle primarie, riesce ad avere un gruppetto di bambini che frequenta insieme al bimbo disabile e non sempre è facile. A parte queste condizioni, questi bimbi devono poter andare in presenza. Se non succede, bisogna segnalarlo».

Che scuola sarà la scuola

” Le aule sono sicure per contenere il rischio, ma se vengono frequentat­e in misura crescente da studenti contagiati allora si verifica un effetto moltiplica­tore che preoccupa

«ricostruit­a» con Bianchi?

«Le nostre idee di scuola sono comuni, le abbiamo messe nel dossier per la ripartenza post Covid. Il mio compito sarà amministra­tivo, mi dovrò raccordare sia a livello centrale che territoria­le. Dovrò far andare al meglio la macchina, che ha un milione di dipendenti, il più alto al mondo, renderla più veloce e più efficace».

La prima cosa che farà?

«Ascoltare, a partire da chi mi lascia il posto, ci sarà un incontro con Bianchi. Poi ascolterò i direttori dell’amministra­zione centrale e di quella periferica, dovremo definire le priorità».

Qual è la sua?

«Far ripartire regolarmen­te l’anno scolastico. Sarà durissima».

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Versari è stato direttore dell’ufficio scolastico regionale
Promosso Versari è stato direttore dell’ufficio scolastico regionale

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