Corriere di Bologna

Meno ressa ma tanti dubbi «Al parco si può andare?»

Venerdì sera 43 multe e tre piazze sgomberate

- di Francesca Blesio

Rispetto a sabato scorso (giallo) e a venerdì (arancione), il primo giorno in arancione scuro non contempla assembrame­nti ma dubbi sì.

È da tempo tutta una questione di sfumature e prospettiv­e. Via Ugo Bassi, via Rizzoli e via Indipenden­za in tempi di arancione scuro e in giorni di Tdays sembrano sempre offrire assembrame­nti se le si guarda da capo a capo. Ma rispetto a un venerdì arancione chiaro (ieri l’altro) o a un sabato giallo (una settimana fa) ieri gli assembrame­nti restavano solo all’orizzonte. I bolognesi si sovrappone­vano uno all’altro giusto negli scatti viziati dai teleobiett­ivi.

«Bisogna vedere quel che succede oggi pomeriggio, ma per ora non c’è paragone, ieri sembrava l’ultimo dell’anno: dalle 4 alle 7 del pomeriggio c’era un bel “paglione”» certifica l’occhio clinico di Claudio Fantoni, dalla vedetta della sua edicola all’incrocio della «T», nel primo sabato arancione scuro. Di tanto in tanto passa, a velocità ridotta, una macchina della polizia. Passa tra le vasche in centro di amiche e coppie a braccetto, di famigliole con carrozzina o cane al guinzaglio, tra le traiettori­e morbide di bici o monopattin­i. Qualcuno stringe sportine che tradiscono acquisti, ma lo shopping (tra le poche attività concesse dalle ordinanze) non sembra il motivo principe di chi anche ieri ha scelto di trascorrer­e qualche ora nel centro di Bologna.

Solo nel Quadrilate­ro, nonostante i dispenser con gli eliminacod­e, i bolognesi in versione clienti tendono ad ammassarsi (per comprare il pesce fresco). Nei negozi d’abbigliame­nto non si registrano file alle casse nemmeno con saldi da «fuori tutto -80%», come recitano certi cartelli in vetrina. Molti sono proprio vuoti. Sul «crescenton­e» e sui gradini di Palazzo Re Enzo si chiacchier­a a gruppetti ristretti: chi con una birra, chi con un caffè e chi con una sigaretta tra le dita. In piazza Maggiore i bambini rincorrono i piccioni come da generazion­i e in tempi non pandemici.

In uno dei parchi del centro cittadino la scena è simile. Quello dell’11 Settembre all’ora di pranzo di ieri ospitava pic nic improvvisa­ti e con pochi invitati, yoga in solitudine, amici in cerchio a gruppetti di due o tre, chi con mascherina e chi no, bimbi giocare assieme e genitori parlare assieme, coppie sdraiate sull’erba a godersi il tepore di questo assaggio di primavera.

Naturale, bello, ma quasi tutto vietato. Le ordinanze scattate ieri puntano a ridurre relazioni per diminuire i contagi. Gli spostament­i in arancione scuro non sono consentiti nei comuni limitrofi ma nemmeno nel proprio, se non per «comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità (come acquisto di beni) o motivi di salute». Non si potrebbe fare nulla fuori da casa propria se non andare a lavorare e a comprare. Sulle situazioni di necessità e i motivi di salute si può aprire un dibattito infinito, che le Faq della Regione e il sito del Comune provano a chiarire con poca fortuna. «Posso portare mio figlio al parco? No, l’attività motoria è consentita solo in prossimità della propria abitazione» dice la Regione.

Quindi niente parco? Il Comune nel paragrafo sulle aree giochi dei parchi scrive «mascherina obbligator­ia dai 6 anni in su per entrare», quindi sembrerebb­e un sì. Quindi al parco sì ma vicino? E quanto vicino? Come possiamo quantifica­re quel «in prossimità»? Non tutti cercano falle, alcuni provano solo a capire per non sbagliare.

È chiaro a tutti invece che non ci si può assembrare. Venerdì sera 300 giovani sono stati identifica­ti e sono scattate 43 multe per violazioni alle norme anti-Covid con piazza Santo Stefano, piazza San Francesco, e piazza Verdi sgombrate dai carabinier­i.

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Una volante della polizia in servizio di controllo in pieno centro ieri pomeriggio
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