Meno ressa ma tanti dubbi «Al parco si può andare?»
Venerdì sera 43 multe e tre piazze sgomberate
Rispetto a sabato scorso (giallo) e a venerdì (arancione), il primo giorno in arancione scuro non contempla assembramenti ma dubbi sì.
È da tempo tutta una questione di sfumature e prospettive. Via Ugo Bassi, via Rizzoli e via Indipendenza in tempi di arancione scuro e in giorni di Tdays sembrano sempre offrire assembramenti se le si guarda da capo a capo. Ma rispetto a un venerdì arancione chiaro (ieri l’altro) o a un sabato giallo (una settimana fa) ieri gli assembramenti restavano solo all’orizzonte. I bolognesi si sovrapponevano uno all’altro giusto negli scatti viziati dai teleobiettivi.
«Bisogna vedere quel che succede oggi pomeriggio, ma per ora non c’è paragone, ieri sembrava l’ultimo dell’anno: dalle 4 alle 7 del pomeriggio c’era un bel “paglione”» certifica l’occhio clinico di Claudio Fantoni, dalla vedetta della sua edicola all’incrocio della «T», nel primo sabato arancione scuro. Di tanto in tanto passa, a velocità ridotta, una macchina della polizia. Passa tra le vasche in centro di amiche e coppie a braccetto, di famigliole con carrozzina o cane al guinzaglio, tra le traiettorie morbide di bici o monopattini. Qualcuno stringe sportine che tradiscono acquisti, ma lo shopping (tra le poche attività concesse dalle ordinanze) non sembra il motivo principe di chi anche ieri ha scelto di trascorrere qualche ora nel centro di Bologna.
Solo nel Quadrilatero, nonostante i dispenser con gli eliminacode, i bolognesi in versione clienti tendono ad ammassarsi (per comprare il pesce fresco). Nei negozi d’abbigliamento non si registrano file alle casse nemmeno con saldi da «fuori tutto -80%», come recitano certi cartelli in vetrina. Molti sono proprio vuoti. Sul «crescentone» e sui gradini di Palazzo Re Enzo si chiacchiera a gruppetti ristretti: chi con una birra, chi con un caffè e chi con una sigaretta tra le dita. In piazza Maggiore i bambini rincorrono i piccioni come da generazioni e in tempi non pandemici.
In uno dei parchi del centro cittadino la scena è simile. Quello dell’11 Settembre all’ora di pranzo di ieri ospitava pic nic improvvisati e con pochi invitati, yoga in solitudine, amici in cerchio a gruppetti di due o tre, chi con mascherina e chi no, bimbi giocare assieme e genitori parlare assieme, coppie sdraiate sull’erba a godersi il tepore di questo assaggio di primavera.
Naturale, bello, ma quasi tutto vietato. Le ordinanze scattate ieri puntano a ridurre relazioni per diminuire i contagi. Gli spostamenti in arancione scuro non sono consentiti nei comuni limitrofi ma nemmeno nel proprio, se non per «comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità (come acquisto di beni) o motivi di salute». Non si potrebbe fare nulla fuori da casa propria se non andare a lavorare e a comprare. Sulle situazioni di necessità e i motivi di salute si può aprire un dibattito infinito, che le Faq della Regione e il sito del Comune provano a chiarire con poca fortuna. «Posso portare mio figlio al parco? No, l’attività motoria è consentita solo in prossimità della propria abitazione» dice la Regione.
Quindi niente parco? Il Comune nel paragrafo sulle aree giochi dei parchi scrive «mascherina obbligatoria dai 6 anni in su per entrare», quindi sembrerebbe un sì. Quindi al parco sì ma vicino? E quanto vicino? Come possiamo quantificare quel «in prossimità»? Non tutti cercano falle, alcuni provano solo a capire per non sbagliare.
È chiaro a tutti invece che non ci si può assembrare. Venerdì sera 300 giovani sono stati identificati e sono scattate 43 multe per violazioni alle norme anti-Covid con piazza Santo Stefano, piazza San Francesco, e piazza Verdi sgombrate dai carabinieri.