FACCIAMO L’ULTIMO SFORZO
Asentire e a leggere, in questi ultimi giorni, le dichiarazioni dei sanitari impegnati in prima linea a dare risposte di sicurezza, di cura e di assistenza alle persone colpite dalle infezioni e dalle malattie da Covid-19, siamo passati dallo stato di emergenza a quello di allarme assoluto. Si annuncia un mese di rischio crescente che minaccerà la salute individuale e collettiva, come non si è mai visto dall’inizio della pandemia dello scorso anno. La fase tre del coronavirus si presenta già come la più grave e difficile da combattere. I dati sono davvero drammatici sia a livello nazionale, sia a quello regionale, di Bologna e dell’area metropolitana. Domenica 28 febbraio i contagiati nella Città metropolitana sono aumentati di oltre cinquecentosettanta casi, i ricoverati sono arrivati a ottocentocinquanta negli ospedali cittadini e della provincia. I morti purtroppo continuano a essere troppi, anche domenica sono stati sette. È facile prevedere che le strutture sanitarie non riusciranno a dare risposte se la domanda d’intervento continuerà ad aumentare e in qualche caso i ricoveri sono avvenuti negli ospedali di altre città.
Il tasso di diffusione del contagio ritorna ad alzarsi (Rt 1,34). Sembra un bollettino di guerra. La gravità e l’allarme del quadro epidemiologico non devono, però, far precipitare i bolognesi nello sconforto. Si tratta di capire che siamo all’ultimo passaggio, anche se è il più pericoloso. E che si deve osservare con diligenza le norme che dovrebbero già far parte delle nostre attenzioni quotidiane: portare la mascherina, lavarsi e disinfettarsi spesso le mani, distanziarsi, evitare l’assembramento. Meglio ancora se si riuscisse per tutto il mese di marzo a uscire da casa solo per le necessità e con tutte le precauzioni prima richiamate. Ognuno di noi se fosse responsabile della gravità della situazione non dovrebbe far fatica a sobbarcarsi quest’ultimo sforzo, perché agli inizi di aprile il quadro sarà meno preoccupante grazie all’avanzare della vaccinazione e agli effetti dei comportamenti. Detto questo, non si può sottacere sulle responsabilità di chi amministra la salute pubblica a livello regionale e locale. Come si fa a sostenere la richiesta leghista di aprire i ristoranti anche di sera? (seppure con riferimento a dove le condizioni lo consentivano). Chi amministra la salute pubblica dovrebbe avere il coraggio di informare chiaramente i cittadini, d’imporre il lockdown per il tempo necessario e dove è inevitabile, di attivare la medicina di prossimità e un piano territoriale di prevenzione e di promozione della salute.