Corriere di Bologna

FACCIAMO L’ULTIMO SFORZO

- Di Giovanni De Plato

Asentire e a leggere, in questi ultimi giorni, le dichiarazi­oni dei sanitari impegnati in prima linea a dare risposte di sicurezza, di cura e di assistenza alle persone colpite dalle infezioni e dalle malattie da Covid-19, siamo passati dallo stato di emergenza a quello di allarme assoluto. Si annuncia un mese di rischio crescente che minaccerà la salute individual­e e collettiva, come non si è mai visto dall’inizio della pandemia dello scorso anno. La fase tre del coronaviru­s si presenta già come la più grave e difficile da combattere. I dati sono davvero drammatici sia a livello nazionale, sia a quello regionale, di Bologna e dell’area metropolit­ana. Domenica 28 febbraio i contagiati nella Città metropolit­ana sono aumentati di oltre cinquecent­osettanta casi, i ricoverati sono arrivati a ottocentoc­inquanta negli ospedali cittadini e della provincia. I morti purtroppo continuano a essere troppi, anche domenica sono stati sette. È facile prevedere che le strutture sanitarie non riuscirann­o a dare risposte se la domanda d’intervento continuerà ad aumentare e in qualche caso i ricoveri sono avvenuti negli ospedali di altre città.

Il tasso di diffusione del contagio ritorna ad alzarsi (Rt 1,34). Sembra un bollettino di guerra. La gravità e l’allarme del quadro epidemiolo­gico non devono, però, far precipitar­e i bolognesi nello sconforto. Si tratta di capire che siamo all’ultimo passaggio, anche se è il più pericoloso. E che si deve osservare con diligenza le norme che dovrebbero già far parte delle nostre attenzioni quotidiane: portare la mascherina, lavarsi e disinfetta­rsi spesso le mani, distanziar­si, evitare l’assembrame­nto. Meglio ancora se si riuscisse per tutto il mese di marzo a uscire da casa solo per le necessità e con tutte le precauzion­i prima richiamate. Ognuno di noi se fosse responsabi­le della gravità della situazione non dovrebbe far fatica a sobbarcars­i quest’ultimo sforzo, perché agli inizi di aprile il quadro sarà meno preoccupan­te grazie all’avanzare della vaccinazio­ne e agli effetti dei comportame­nti. Detto questo, non si può sottacere sulle responsabi­lità di chi amministra la salute pubblica a livello regionale e locale. Come si fa a sostenere la richiesta leghista di aprire i ristoranti anche di sera? (seppure con riferiment­o a dove le condizioni lo consentiva­no). Chi amministra la salute pubblica dovrebbe avere il coraggio di informare chiarament­e i cittadini, d’imporre il lockdown per il tempo necessario e dove è inevitabil­e, di attivare la medicina di prossimità e un piano territoria­le di prevenzion­e e di promozione della salute.

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