Il pasticcio sulle categorie essenziali, scuole in ordine sparso
Disabili e figli di medici: la Regione non chiarisce, istituti in ordine sparso
Ascuola possono andare solo gli alunni disabili o anche i figli di medici e forze dell’ordine? La circolare del Miur di novembre non varrebbe ora che c’è l’ordinanza regionale: le scuole in ordine sparso. L’Usr: «Tocca alla Regione chiarire». Le famiglie premono per frequentare con i compagni disabili. Monta la protesta: parte lo sciopero della dad.
«Fate andare i nostri bambini in classe con il loro amico Matteo (nome di fantasia,
ndr), non può restare solo in aula». L’appello arriva dalle famiglie di una classe delle scuole Longhena che hanno scritto alla preside per chiedere, forti della circolare del Miur dello scorso novembre, di creare attorno a un alunno disabile un piccolo gruppo di compagni che stiano in classe con lui, mentre l’altra parte degli studenti è collegata in dad. In quella circolare del ministero, arrivata quando le superiori tornarono in dad, si dava infatti la possibilità della presenza ad alunni disabili, studenti con bisogni educativi speciali e dsa, ai figli del personale sanitario coinvolto nell’emergenza e delle forze dell’ordine, ma anche ad alunni che volontariamente potessero supportare i propri compagni più fragili.
Peccato che la Regione, chiudendo le scuole con la sua ordinanza dell’altro giorno, non sia entrata nel dettaglio delle categorie ammesse a scuola in presenza, come aveva invece fatto quella circolare ministeriale. Nel testo dell’ordinanza, infatti, si dice: «Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza per laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, garantendo comunque il collegamento online con gli alunni della classe» in dad. E adesso i presidi si trovano a risolvere un’altra grana, perché, forti del documento del Miur, negli ultimi giorni molti genitori che lavorano in ospedale o in servizi classificati come «essenziali» hanno chiesto alle scuole di mandare i figli in presenza. Ma non solo: in alcune classi, come accaduto a Longhena, le famiglie spingono disposte per mandare un gruppetto di compagni con gli alunni disabili.
L’Urs stavolta alza le mani: «Essendo un’ordinanza regionale, non abbiamo potere di intervenire specificando le categorie ammesse». La comunicazione informale tra Usr e Sanità in viale Aldo Moro c’è stata, ma fino a ieri la Regione non ha sciolto le riserve: «Stiamo valutando per trovare una risposta».
Di fatto le scuole, però, si stanno organizzando autonomamente in ordine sparso. C’è chi dà molte garanzie e chi meno. A Longhena la preside Giovanna Facilla assicura: «Accoglierò i figli del personale sanitario e ci stiamo impegnando per creare piccoli gruppi classe». Ma non tutte le famiglie, nelle diverse scuole, premono. «Oggi avevo a scuola tre alunni disabili da soli — dice la preside dell’Ic6 Alessandra Canepa —, i piccoli gruppi educativi si fanno a fatica, molti genitori declinano l’invito». E, va detto, i docenti hanno paura del contagio. Ma non solo, anche loro hanno i figli in dad e chiedono: «Se andiamo a scuola, chi sta coi nostri figli?». Domanda legittima, tanto più che, come le altre categorie, nemmeno i docenti godono di congedi straordinari. «I bimbi disabili sono già a scuola — dice il preside dell’Ic 20 Agostino Tripaldi — e arriveremo a garantire il tempo lungo con la mensa. Stiamo raccogliendo le richieste del personale sanitario e nei prossimi giorni potremo ragionare sui piccoli gruppi classe». Ancora una volta le scuole, da sole, affronteranno l’emergenza.
” Facilla (Longhena) Vogliamo creare piccoli gruppi di classe
” Tripaldi (Ic 20) Potremo a breve ragionare su gruppi di pochi alunni