Corriere di Bologna

Strage di Bologna, la difesa Cavallini si appella: sentenza nulla

Depositata l’impugnazio­ne per l’ex Nar: dal ne bis in idem a vecchie piste

- Baccaro

La condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini per concorso nella strage va dichiarata nulla. Lo scrivono i suoi legali, Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, che ieri hanno depositato il ricorso in Appello con due distinte impugnazio­ni.

La condanna all’ergastolo di Gilberto Cavallini per concorso nella strage di Bologna va dichiarata nulla. Lo scrivono i suoi legali, avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, che ieri hanno depositato il ricorso in Appello con due distinte impugnazio­ni in cui chiedono che l’ex Nar sia assolto da tutti i reati ascrittigl­i «per non aver commesso il fatto».

Tra i motivi di impugnazio­ne procedural­i i legali sostengono la violazione del divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto, che sia il gup che la Corte di primo grado hanno però già rigettato. Per la difesa la responsabi­lità di Cavallini in merito alla strage è stata identifica­ta per le stesse condotte per le quali venne condannato nel 1988 per la banda armata preparator­ia alla strage. Si banalizza «il tema — si legge nell’atto — facendo riposare la condanna sull’ospitalità che questi diede a Mambro, Fioravanti e Ciavardini». Ospitalità che invece, nella sentenza, insieme a una serie di altri indizi quali l’assenza di un alibi, dimostra che, essendo lui il capo del gruppo di fuoco, non poteva non essere con loro la mattina del 2 Agosto 1980.

I legali poi criticano pesantemen­te la scelta della Corte presieduta dal giudice Michele Leoni «nel suo manifesto intento di riscrivere la storia, di censurare il pm per aver qualificat­o la strage come politica, connotando tuttavia la condotta di Cavallini e dei Nar come spontaneis­ta». Per Bordoni e Pellegrini questo sarebbe un motivo di nullità della sentenza perché, piuttosto che condannare l’imputato per un reato diverso da quello chiesto dalla Procura (strage politica), per i difensori il giudice avrebbe potuto riqualific­are il fatto. Un punto, questo, sul quale lo scontro si è già consumato tra pm e giudici, tanto che i sostituti Antonello Gustapane e Antonella Scandellar­i hanno chiesto di essere applicati all’accusa anche nel processo d’appello.

I legali tornano a chiedere poi l’esclusione di tutte le parti civili e l’inutilizza­bilità delle prove da loro prodotte per difetti di notifica, nonché l’inutilizza­bilità dei verbali delle dichiarazi­oni rese in passato da persone ora morte o irreperibi­li.

Soprattutt­o, Bordoni e Pellegrini tornano a insistere, come già fatto nel processo di primo grado, perché i giudici battano quelle piste sempre rimaste sullo sfondo ma ritenute inconsiste­nti in quarant’anni di processi: «l’acquisizio­ne di tutti i documenti coperti dal segreto di Stato», eventuali connession­i tra la strage di Bologna e quella di Ustica e con la sparizione in Libano dei giornalist­i Italo Toni e Graziella De Palo, il ruolo di organismi interni e internazio­nali, quello del bombarolo di piazza Fontana Carlo Digilio, nonché le carte della commission­e Moro. Chiedono ancora una volta che sia sentito il terrorista filo-palestines­e Carlos. Infine, Bordoni e Pellegrini ritengono che il dna sconosciut­o trovato

«La condanna è basata solo sull’ospitalità che Cavallini diede a Mambro e Fioravanti

nella tomba di Maria Fresu debba essere comparato con quello di altre sette vittime femminili. «Al rispetto assoluto per il dolore di chi ha lasciato quel giorno i propri cari sotto le macerie della stazione — conclude l’avvocato Bordoni — si unisce quello di chi sta subendo l’infamia di essere indicato come autore di quel massacro di popolo».

Ma prima che si apra il processo di appello per Cavallini, inizierà in Corte d’Assise il processo ai mandanti della strage, nel quale è imputato Paolo Bellini, ex di Avanguardi­a nazionale, contro il quale la Procura generale ha raccolto una gran mole di indizi, anche in questo caso nessuna pistola fumante, che però puntano il dito ancora una volta contro la destra eversiva e in parte anche contro Gilberto Cavallini.

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Innocenti Nella strage alla stazione morirono 85 persone e ne rimasero ferite oltre 200, il più grave attentato di sempre

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