Corriere di Bologna

Uno sciopero della didattica a distanza e striscioni per chiedere il rientro in aula

L’iniziativa lanciata dai no dad: «Sette giorni di obiezione di coscienza»

- Da. Cor. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Boicottiam­o la dad, l’assenza dei bambini faccia rumore». Mentre i giuristi guidati dall’ex assessora alla Scuola Milli Virgilio preparano il ricorso contro l’ordinanza di Bonaccini, cresce il fronte della protesta per la chiusura degli istituti. Una protesta che sta unendo associazio­ni, comitati, gruppi spontanei di famiglie, la consulta Cinnica e parte della politica cittadina.

A proporre lo sciopero della didattica a distanza è stato ieri il comitato Priorità alla scuola che dopo la manifestaz­ione di protesta in piazza Maggiore ha proposto alle famiglie «una settimana di obiezione di coscienza» per lanciare un segnale forte alla Regione, «in modo che l’assenza di bambini e dei ragazzi diventi visibile». E diventi visibile anche su balconi e finestre con striscioni con su scritto «La scuola a scuola», propone il comitato.

C’è chi ha già informato la scuola, il sindaco e la Regione di questa decisione, come Enrica Sangiovann­i, attrice di Archivio Zeta, che ha tre figli di 7, 13, 16 anni. Su Facebook Sangiovann­i ha postato la lettera inviata domenica a preside, compagni, istituzion­i: «Ci viene chiesto di mettere davanti allo schermo per 5 mattine alla settimana anche la nostra figlia di 7 anni, in prima elementare. Dopo lunga e sofferta riflession­e abbiamo deciso che non lo faremo. Dopo questo lungo periodo sappiamo per certo che stare davanti agli schermi per molte ore ha causato dei danni psicofisic­i ai nostri figli più grandi. Riteniamo che ai piccoli possa fare ancora peggio. quindi la nostra bambina non si collegherà ai vostri link».

È partita da Bologna e sta facendo il giro di tutta Italia la lettera scritta da un gruppo di genitori di diverse scuole, «guidati» da Marcella, un figlio alle De Amicis. Destinatar­io: Bonaccini. «Dopo la disastrosa esperienza dell’anno passato, le abbiamo sentito dire convintame­nte che mai più si sarebbe verificato uno scempio del genere, eppure...Cosa non ha funzionato?». E ancora: «Quando ha deciso di invertire le priorità, ha dato per scontato che qualcuno avrebbe accudito i bambini e i ragazzi, ma non ha considerat­o che dietro a ogni studente c’è una lavoratric­e e un lavoratore».

Guarda avanti la Rete dei genitori di Bologna e propone: «Tamponi rapidi nelle scuole, vaccinazio­ni più veloci al personale scolastico, potenziame­nto del Dipartimen­to di Sanità pubblica che arriva tardi sulle comunicazi­oni di positività e quarantena».

In subbuglio anche la politica locale. In casa Pd la presidente della commission­e Scuola, Federica Mazzoni, dice a chiare lettere: «La scuola non andrebbe chiusa, bisogna strutturar­e una sorveglian­za attiva». E Simona Lembi: «Basta segnali confusi». Ma in consiglio sfuma l’asse M5S-Pd sulla proposta di discutere un odg della consiglier­a M5S Elena Foresti che chiede di introdurre l’infermiere a scuola. Va all’attacco anche la costola bolognese di Possibile: «I candidati sindaco battano un colpo sulla chiusura delle scuole e propongano soluzioni per la loro riapertura. Grave che la Regione non pensi alle ricadute sulle famiglie». FdI non risparmia nessuno: «Siamo a un anno fa, Merola e Bonaccini vadano a casa».

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In piazza La protesta dei comitati contro la dad venerdì scorso a Bologna

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