Corriere di Bologna

Da Gesùbambin­o a 4/3/1943 Mezzo secolo della canzone simbolo di Dalla

Il brano debuttò al Festival nel 1971

- Di Marco Marozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lucio, Lucio… Sanremo ti ha sempre amareggiat­o, deluso. Oggi il festival ricomincia, in ogni fessura farai sentire il tuo spiffero. Oltre guai, pasticci, ladri e -parafrasan­doti al maschile – ruffiani.

Sanremo 2021 sarà di Lucio Dalla. Con molte strambe ricorrenze, 55-50-45-35-25-…. incroci di comete, cabale. Il mondo ha cinque teste? Giovedì 4 marzo 2021, serata del ricordo della musica che fu, nessun concorrent­e canterà 4/3/1943, la data di nascita di Lucio, scritta da Paola Pallottino e da lui musicata, fatta esplodere sul palco sanremese il 4 marzo 1971, 28esimo compleanno di Dalla. Cinquant’anni son passati.

Dopo mezzo secolo nessuno la farà risuonare? Figurati, fra nostalgie e furbizie, troveranno il modo di farla sfilare come damigella d’onore del festival del Covid, per audience, consensi, contraddiz­ioni. Ermal Meta porta Caruso, una delle canzoni italiane più famose al mondo, tra Pavarotti e Bocelli, Julio Iglesias e Celine Dion. Lucio la scrisse 35 anni fa, 1986: la barca rotta nel golfo di Sorrento, l’albergo dove dormì il tenore, il barista nipote della cameriera, l’illuminazi­one!

Leggenda 1: Dalla si vestiva già come Pavarotti, cappello e bastone compresi, ciao freak in canottiera blu, la costruì di tecnica e canzone napoletana. Gli antichi amici guarderann­o giovedì la tv da Lorenzo Sassoli, fra ghigni e amarcord: la casa si affaccia su Piazza Cavour, la «Piazza Grande» di Dalla, sotto le sue finestre da ragazzo. Leggenda 2: la canzone fu scritta con Ron su un traghetto, Piazza Grande è Piazza della Vittoria a Pavia, dove il genio Rosalino Cellamare è cresciuto. I turisti a Bologna la cercano e trovano Piazza Maggiore. Dalla ragazzo invidiava Sassoli adolescent­e, l’altezza, non servirono a niente gli ormoni di mamma Iole: l’imprendito­reintellet­tuale della Valsoia lo onora con Caruso nel libro Luna Rossa. Sogni e controsogn­i. Già, gli amici. Oggi si sono trovati come sempre nella basilica di San Domenico. Messa alle dieci. Tobia Righi, il manager tutto fare, ha inviato per telefonato il solito invito. Lo fa per ogni 1° marzo. Dalle folle innamorate si è passati agli affetti privati. All’altare come sempre padre Bernardo Boschi, domenicano infuocato, il confessore di Lucio, quello dell’omelia per il funerale il 4 marzo 2012, cita Francesco di Alda Merini e Gesùbambin­o

come si doveva chiamare 4/3/1943 prima della censura Rai, via «bestemmio», «ladri e puttane».

Alla chiesa è cresciuto. Nel piazzale giocava a pallone. Faceva a gara di sputi ai piccioni. «Domenico Sputo» scriveva da famoso sui campanelli di casa. Cresima e comunione, ci è sempre tornato. «A cercare e forse trovare», diceva. Partecipò a una Settimana missionari­a in convento. Gesùbambin­o

la fece sentire in anteprima a padre Boschi e a Michele Casali, fondatore del Centro San Domenico, impresario diventato frate, referente di una Bologna dai mille volti. Gesùbambin­o fu provata in pubblico a fine 1970, al Teatro Duse. E alla Rca a Roma l’aveva ascoltata piangendo Chico Buarque de Hollanda che ne realizzò una bellissima versio

” Fece sentire il pezzo in anteprima a padre Boschi e a Casali, impresario diventato frate. Il primo ascolto pubblico nel ‘70

ne dal titolo Minha História e la lanciò proprio in quell’anno. Immenso successo brasileiro, seguirono Maria Betania, Toquinho, tanti.

Lucio portò nel parlatoio dei domenicani anche L’anno che verrà, l’inno alla speranza in questa pandemia, Amadeus l’ha voluta per il Capodanno Rai, Marco Mengoni in piazza nella martoriata Bergamo. Se Gesùbambin­o in coppia con l’Equipe 84 (censurati in Rai con Francesco Guccini per Auschwitz, 1966) ebbe problemi a essere accettata e arrivò terza, Piazza Grande nel 1972 si piazzò ottava.

Sanremo carrozzone. Nel ’66 Lucio ci esordì. Paff… bum con i divi Yardbirds. Preso per matto, 35 anni fa. Per lui è comunque l’anno in cui gira I sovversivi dei fratelli Taviani. Film epocale, dove fa il comunista fuori di testa, pelosissim­o e ribelle ai funerali di Togliatti. Il quadro di Renato Guttuso è al Mambo, in questi storti cento anni del Pci. Il film uscì nel 1967. Lucio si vantava alla trattoria da Vito: «Ohi, mia moglie era Maria Cumani, consorte del Nobel Quasimodo». A Bologna si presenta con un’altra attrice, Fabienne Fabre: ne avrà varie nella sua vita. Donne famose e no. Proprio così, guardate le foto nella casa di via D’Azeglio, ereditata da cugini. «Io non ho parenti», diceva prima di partire verso la morte svizzera. Nel 1996 scrisse Canzone per una ragazza, 25 anni fa. Nel 1967 torna a Sanremo con «Bisogna saper perdere» in tandem con i Rokes: scopre Luigi Tenco suicida e torna a casa – «era fuori tempo, troppo bravo» - pensando di lasciare tutto e fare l’attore. I Taviani gli hanno offerto Allosanfan con Mastroiann­i. Rinsavisce/rimpazzisc­e e nel ’68 incide Cos’è Bonetti?. «Tai pop tai mom to ua pi scot ma bebe, ah Yeh». Bepop solo per voce. Tutto così. Paolo Bonetti, ora grande avvocato, diventerà famoso con Disperato Erotico Stomp, 1977, altro anno di svolta/rivolta. Nel ’76 Automobili aveva segnato il picco e la fine del tris fra Dalla e il poeta Roberto Roversi, 45 anni fa. Nel 1999 Fabio Roversi Monaco e Umberto Eco danno a Lucio la laurea ad honorem. Lui fa la lezione magistrale: bepop solo per clarinetto.

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Sul palco Lucio Dalla a Sanremo nel ‘71. Con la canzone «4-3-1943» arrivò terzo nel podio di quell’anno (Archivio)

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