Le vite di Lucio, tra Avati e Pallottino
Esce «Dice che era un bell’uomo...» di Iondini. Lo spunto è il compleanno della hit
Ai cantanti che frignavano, tuonava: Meno chitarre e più badili. Ai comunisti che dovevano pagare Dalla per le Feste dell’Unità (500 mila lire nei primi ’70), «Lucio, siamo compagni, vienici incontro», lui troneggiante dietro al Ragno sibilava: «Vi vengo incontro io. Con un Tir».
Per il cuore e la testa, la furbizia e la disponibilità di Lucio Dalla è utile leggere «Io, Tobia, quel padre che Lucio non ebbe». Intervista a Umberto Righi, in arte e non Tobia, «il babbo di Lucio», «uomo di fiducia, factotum». È nel libro Dice che era un bell’uomo… di Massimo Iondini, giornalista culturale di Avvenire, Minerva editore (180 pagg., 15 euro). Dedicato a Il genio di Dalla e Pallottino, cioè agli autori di Gesùbambino.
Paola Pallottino sta a Bologna sopra i pezzi di canale nel centro, il padre Massimo era etruscologo, il marito Stefano Pompei architetto e poeta, il suocero Mario illustratore di Pinocchio. Lei ha insegnato Storia dell’illustrazione al Dams, una scienziata che ha scritto libri e canzoni, fra l’altro Il gigante e la bambina, Dalla non la amò (lei non gliela perdonò) e la regalò a Ron.
Il libro ha interventi di Pupi Avati «invidioso» e Gianni Morandi sull’«inquietudine» dell’ultimo Dalla, Gino Paoli lo spinse a cantare, Ron, Renzo Arbore, Angelo Branduardi. L’affetto diventa un canto bolognese con Tobia e peccato non sia scritto come parla lui, «nato vecchio, giovane a 87 anni». È Lucio dal «profondo del cuore», da Tobia trovarobe di Avati (dimenticarono un pensionato in una cassapanca) a Renzo Cremonini, «mamma di Lucio», cicciotto e stempiato, amato da Candice Bergen, amico di Antonioni, Visconti, presentò a Dalla il poeta Roberto Roversi, apogeo di una sinistra con cui Righi non c’entrava. Ma fu lui a comprare i dischi invenduti di Roversi all’asta per i poveri, «Comunisti senz’anima, li prendo tutti io».
Alla fine del libro il racconto di Lucio ragazzo: «Mi piaceva sentire i rumori della strada e immaginare i bambini dentro le altre case, mentre dappertutto si diffondeva l’odore dei mangiari».