«Per Lucio», il film dedicato a Dalla
«A Palermo come a Napoli Lucio è sempre un mito popolare, come Maradona». La riflessione del regista Pietro Marcello prova ad afferrare l’imprendibile Lucio Dalla. A cui ha tributato un sentito omaggio, il film «Per Lucio», scritto con lo storico Marcello Anselmo e presentato al Festival di Berlino nella sua prima tranche solo online.
Un progetto inseguito da una decina d’anni e nutrito delle canzoni, «visionarie e cinematografiche», conosciute a memoria da bambino grazie al giradischi del padre: «Dalla ha cantato l’Italia, da anarco-individualista, ma è stato sempre tra la gente. In futuro ci saranno altri film su di lui perché Lucio non scomparirà, ma io ho voluto raccontare solo il primo Dalla e la sua ostinazione a diventare poeta». Una trasformazione che per Marcello coincide con l’incontro con il poeta Roberto Roversi, altro suo mito: «Un intellettuale troppo poco noto che ha raccontato il genocidio culturale del Paese, con Volponi e Pasolini».
Per questo Marcello ha lavorato, al solito, con materiali d’archivio, girando poco a Bologna: «È come un film realizzato in mezzo a una guerra, con la pandemia abbiamo avuto poca libertà di movimento». Ma l’urgenza era pressante, tanto che Marcello si è mosso in autonomia anche rispetto alla Fondazione Dalla. Come conferma il produttore bolognese Beppe Caschetto: «I rapporti con loro sono cordiali ma non potevamo più aspettare. Dalla l’ho frequentato un po’, quando collaboravo con Ballandi, mi chiamava Casco».
Il perfezionista Marcello intende fare qualche altro piccolo intervento, confermando le difficoltà della ricerca: «La Cineteca di Bologna può insegnare a tutti, i materiali vanno conservati bene». Per il suo film, in cui si scopre anche un giovane Dalla ospite dello Zecchino d’oro con l’amatissima mamma Iole, Marcello guarda a Bologna: «Mi piacerebbe restituirlo alla città con una proiezione in estate in Piazza Maggiore». Il film racconta Dalla attraverso i ricordi dello storico manager tuttofare Tobia Righi e del compagno d’infanzia Stefano Bonaga. Ma soprattutto racconta l’Italia con tante canzoni, compresa l’inedita «I muri del ‘21», e con immagini, dal passato, di un’Italia che non c’è più. Insieme a materiali inediti del film di Marcello «La bocca del lupo». «Dopo aver realizzato ‘Il cantiere’ - rivela il regista casertano - a 24 anni sono andato a Bologna e ho lasciato i miei film sotto lo zerbino di casa di Lucio. Ma poi l’ho conosciuto solo anni dopo grazie a Toni Servillo, che era suo amico e gli ha fatto avere i miei lavori. Una sera Lucio mi ha telefonato per dirmi che gli erano piaciuti molto. “La bocca del lupo” per esempio io l’ho sempre associato a Dalla, anche se il fatto che si svolga a Genova ha fatto pensare a De Andrè».
Lo sguardo lucido e ironico delle canzoni di Dalla accompagnano l’Italia del boom e delle sue trasformazioni, profonde e veloci: «Ho lasciato conclude Marcello - che riaffiorassero da pellicole dimenticate le storie degli emarginati care a Dalla, alternate a quelle piu` ironiche che rispecchiano l’animo profondo del nostro Paese, tra tragico e comico». Come un colloquio in un salotto televisivo, sulla questione degli euromissili, con Dalla insieme a Bettino Craxi, Guttuso, Strehler, Ronchey e Arbasino.
” Il regista Dalla l’ho frequentato quando collaboravo con Ballandi: mi chiamava Casco