Investì e uccise un giovane, condannato a otto anni
Non fu un omicidio premeditato. Cadute le aggravanti, per Vincenzo Iorio, operaio residente a Imola, il gup ha deciso una pena di 8 anni e 2mesi, riconoscendo che, quando investì e uccise il 24enne Mohamed Amine El Fatine, era in preda a uno stato d’ira conseguente a un fatto ingiusto, determinato dalle angherie della vittima ai danni del figlio 17enne.
Non fu un omicidio premeditato e neanche scaturito da futili motivi. Cadute le aggravanti, per Vincenzo Iorio, operaio di origini campane ma trapiantato a Imola, il gup Roberta Dioguardi ha disposto una pena di 8 anni e due mesi, riconoscendo che, quando investì e uccise il 24enne Mohamed Amine El Fatine, era in presa a uno stato d’ira conseguente a un fatto ingiusto, determinato dalle angherie della vittima ai danni del figlio 17enne di Iorio, per cui l’imputato aveva pensato di farsi giustizia da sè.
La sentenza è arrivata ieri al termine del rito abbreviato, la pm Anna Cecilia Sessa aveva chiesto 16 anni di reclusione, ma la giudice ha escluso le aggravanti e concesso invece le attenuanti generiche e quella dell’aver agito in preda a uno stato d’ira, condannando l’imputato per omicidio volontario. Una sentenza destinata a far discutere, perché le modalità con cui fu ucciso il ragazzo per l’accusa indicavano invece una volontà di vendetta scaturita dal furto del telefonino.
L’omicidio si consumò la sera del 5 gennaio 2020. Iorio investì e uccise il giovane di origini marocchine dopo che nei giorni precedenti i due avevano litigato perché il 44enne accusava la vittima di aver rubato la notte di Capodanno il cellulare del figlio 17enne. Due giorni dopo l’uomo, che nel frattempo aveva denunciato la rapina alla polizia, era andato a cercare il marocchino e tra i due si era scatenata una rissa a seguito della quale entrambi erano finiti in ospedale e Iorio è stato denunciato per lesioni. La cosa non era però finita lì però perché la sera del 4 gennaio, secondo quanto raccontato dall’imputato e da alcuni testimoni portati dalla difesa, il ragazzo aveva incrociato e minacciato il figlio di Iorio. Il padre a quel punto era tornato alla carica e uscito di notte per le strade di Imola in cerca del marocchino, incrociando anche e fermandosi a parlare con una Volante della polizia.
Gli agenti testimoniarono che l’uomo era tranquillo. Quando però trovò il ragazzo in via Mameli, un vicolo stretto del centro storico di Imola, gli andò contro con il suo fuoristrada, travolgendolo e uccidendolo sul colpo. Subito dopo si presentò in commissariato raccontando l’accaduto e dicendo: «Non volevo ucciderlo». Per la madre della vittima e tre fratelli il gup ha disposto una provvisionale di 15mila euro ciascuno, di 30mila per la figlia appena nata di Mohamed.
«È una sentenza che in parte ci soddisfa e ci solleva — dice il difensore di Iorio Luca Sebastiani —, ricordiamoci
Caduta l’aggravante della premeditazione, sì all’attenuante della provocazione
che il mio assistito originariamente era accusato di omicidio pluriaggravato e rischiava l’ergastolo. Per la difesa l’imputato «non voleva causare la morte del ragazzo e le perizie cinematiche ci danno ragione sulla dinamica dell’incidente. Per questo — prosegue il legale — leggeremo con attenzione le motivazioni, ma certamente faremo appello chiedendo con forza che venga esclusa anche l’intenzionalità, consapevoli di avere buoni elementi probatori per farlo». Ieri mattina l’imputato, ai domiciliari da giugno dopo essere stato sei mesi in carcere, era in aula. Presenti anche i familiari della vittima.