Corriere di Bologna

LE REGOLE DELLA POLITICA

- di Olivio Romanini

In politica ci sono alcune regole che non bisognereb­be mai dimenticar­e. La prima: i vuoti non esistono, si riempiono. La seconda: i tempi sono decisivi. La terza: si deve scegliere il campo in cui giocare. La quarta: la comunicazi­one deve essere efficace. Ripercorre­ndo con onestà intellettu­ale le ultime mosse della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti che ha deciso di candidarsi alle primarie del centrosini­stra per le comunali di Bologna si deve riconoscer­e che ha applicato bene queste regole della politica e ora, vada come vada, si trova al centro del dibattito politico e lo rimarrà per molto tempo. Mosse che invece sono state sbagliate dai tanti altri che finora hanno provato a contrastar­e la candidatur­a di Matteo Lepore da sinistra, dal centro o da una prospettiv­a civica. C’era un vuoto di rappresent­anza nell’area moderata e l’esponente di Italia Viva, Isabella Conti l’ha occupato. Ha fatto passare solo 14 giorni dal momento in cui l’odiato (dal Pd) Matteo Renzi l’ha candidata a quando ha deciso di correre. Si è scelta il campo perché di fatto le primarie di coalizione del centrosini­stra sono state imposte dalla sua mossa. E infine ha privilegia­to una comunicazi­one ufficiale orizzontal­e con tutti i media, ha parlato direttamen­te con i cittadini dai social.

Tutti gli altri, a sinistra, al centro e tra i civici, non sono riusciti a riempire quel vuoto, hanno sbagliato clamorosam­ente i tempi ingaggiand­o una lunghissim­a e sfiancante (per loro) battaglia tattica di trincea, non sono riusciti a determinar­e il campo di gioco e hanno sbagliato la comunicazi­one con una strategia di stop and go e con messaggi tutt’altro che orizzontal­i. Adesso però comincia un’altra partita e non sarà una passeggiat­a per Isabella Conti. Ha il grande vantaggio di aver portato il suo capitale umano in una sfida che sembrava già stancament­e decisa e di aver giocato la carta del coraggio e dell’entusiasmo ma questo investimen­to emotivo andrà bene per le prossime settimane, poi dovrà aggiungerv­i una solida proposta politica perché naturalmen­te governare Bologna non è come guidare San Lazzaro. Matteo Lepore ora non è più l’erede designato, dovrà combattere una partita che potrebbe essere più difficile di quello che sembra e si troverà ad affrontare il fuoco amico del suo partito, che si esprimerà alla luce del sole se resterà in campo Alberto Aitini, o nel segreto dell’urna se l’assessore dovesse ritirarsi. Il suo vantaggio resta sempre quello di avere avuto una sola faccia e di aver dato una parola sola in tutta questa storia ma ora anche lui deve fare uno scatto: come gli hanno spiegato in questi giorni i maggiorent­i del Pd se vuole fare il sindaco di Bologna non può temere le sfide in campo aperto. Dovesse riuscire a vincere le primarie avrebbe una legittimaz­ione che senza la corsa di Isabella Conti non avrebbe mai avuto. Lepore ha una connession­e sentimenta­le naturale con il mondo della sinistra e con alcuni degli stakeholde­r dell’amministra­zione, dai ristorator­i, agli sportivi, dal mondo della cultura a quello della notte, ma anche questo non basta. Deve alzare il livello, imporre l’agenda politica, non sarà sufficient­e esprimere solidariet­à agli osti o annunciare in pompa magna il rifaciment­o di un campetto da basket con un investimen­to di 20mila euro: il delfino di

Virginio Merola deve ripensare alla grande Bologna, la città metropolit­ana da un milione di abitanti e riavviare una macchina amministra­tiva che sui grandi progetti è in folle da molto tempo. E tanto meno servirà balcanizza­re la campagna delle primarie dicendo che a Bologna bisogna fermare Renzi così come si è fermato Salvini. Il mondo moderato e centrista è alla finestra e aspetterà di vedere come finiscono le primarie del centrosini­stra e magari qualcuno andrà a votare per Isabella Conti. Di sicuro si complica il dialogo tra i centristi e il centrodest­ra. L’opposizion­e che in questi giorni avvia gli Stati generali ha comunque davanti a sé un’occasione importante: cercare di costruire una coalizione con un candidato forte che sappia tenere insieme i voti e le istanze di Fratelli d’Italia e della Lega con un programma che sappia tornare a parlare a quel mondo di mezzo che ora guarda più al centrosini­stra. Il centrodest­ra ha schierato alle ultime tre elezioni amministra­tive un candidato leghista ed è andata come è andata, ora si cerca un profilo più moderato. Inutile rievocare la stagione di Guazzaloca, è un’era lontana, ma di sicuro serve un centrodest­ra che torni a parlare delle opere che si devono fare e non solo di quelle da contrastar­e, un centrodest­ra che sappia parlare anche di Fiera, di aeroporto e dello sviluppo economico della città e non solo di sicurezza. Scattando una fotografia dall’alto alla politica bolognese di questi giorni si potrà notare che, grazie alle primarie, il centrosini­stra è tornato al centro del dibattito. La competizio­ne porterà vantaggi consistent­i a tutti i candidati e al perimetro della coalizione. L’ultima menzione è per il segretario del Pd di Bologna, Luigi Tosiani, al quale su queste colonne non abbiamo risparmiat­o critiche: oggi bisogna riconoscer­gli che con la pazienza di Giobbe ha compiuto la missione di sistemare le cose nel mondo caotico del centrosini­stra. Certo c’è anche l’eventualit­à che mister 3% Matteo Renzi, che nei prossimi mesi non si farà vedere da queste parti, torni il giorno dopo le primarie a certificar­e l’ennesimo gioco di prestigio riuscito, un’ipotesi non esaltante per il Pd. E c’è la possibilit­à che dopo aver fatto nascere il Conte 2 e il Draghi 1 a Roma possa dare vita al Conti 1 a Bologna ma questa è un’altra storia.

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