LE REGOLE DELLA POLITICA
In politica ci sono alcune regole che non bisognerebbe mai dimenticare. La prima: i vuoti non esistono, si riempiono. La seconda: i tempi sono decisivi. La terza: si deve scegliere il campo in cui giocare. La quarta: la comunicazione deve essere efficace. Ripercorrendo con onestà intellettuale le ultime mosse della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti che ha deciso di candidarsi alle primarie del centrosinistra per le comunali di Bologna si deve riconoscere che ha applicato bene queste regole della politica e ora, vada come vada, si trova al centro del dibattito politico e lo rimarrà per molto tempo. Mosse che invece sono state sbagliate dai tanti altri che finora hanno provato a contrastare la candidatura di Matteo Lepore da sinistra, dal centro o da una prospettiva civica. C’era un vuoto di rappresentanza nell’area moderata e l’esponente di Italia Viva, Isabella Conti l’ha occupato. Ha fatto passare solo 14 giorni dal momento in cui l’odiato (dal Pd) Matteo Renzi l’ha candidata a quando ha deciso di correre. Si è scelta il campo perché di fatto le primarie di coalizione del centrosinistra sono state imposte dalla sua mossa. E infine ha privilegiato una comunicazione ufficiale orizzontale con tutti i media, ha parlato direttamente con i cittadini dai social.
Tutti gli altri, a sinistra, al centro e tra i civici, non sono riusciti a riempire quel vuoto, hanno sbagliato clamorosamente i tempi ingaggiando una lunghissima e sfiancante (per loro) battaglia tattica di trincea, non sono riusciti a determinare il campo di gioco e hanno sbagliato la comunicazione con una strategia di stop and go e con messaggi tutt’altro che orizzontali. Adesso però comincia un’altra partita e non sarà una passeggiata per Isabella Conti. Ha il grande vantaggio di aver portato il suo capitale umano in una sfida che sembrava già stancamente decisa e di aver giocato la carta del coraggio e dell’entusiasmo ma questo investimento emotivo andrà bene per le prossime settimane, poi dovrà aggiungervi una solida proposta politica perché naturalmente governare Bologna non è come guidare San Lazzaro. Matteo Lepore ora non è più l’erede designato, dovrà combattere una partita che potrebbe essere più difficile di quello che sembra e si troverà ad affrontare il fuoco amico del suo partito, che si esprimerà alla luce del sole se resterà in campo Alberto Aitini, o nel segreto dell’urna se l’assessore dovesse ritirarsi. Il suo vantaggio resta sempre quello di avere avuto una sola faccia e di aver dato una parola sola in tutta questa storia ma ora anche lui deve fare uno scatto: come gli hanno spiegato in questi giorni i maggiorenti del Pd se vuole fare il sindaco di Bologna non può temere le sfide in campo aperto. Dovesse riuscire a vincere le primarie avrebbe una legittimazione che senza la corsa di Isabella Conti non avrebbe mai avuto. Lepore ha una connessione sentimentale naturale con il mondo della sinistra e con alcuni degli stakeholder dell’amministrazione, dai ristoratori, agli sportivi, dal mondo della cultura a quello della notte, ma anche questo non basta. Deve alzare il livello, imporre l’agenda politica, non sarà sufficiente esprimere solidarietà agli osti o annunciare in pompa magna il rifacimento di un campetto da basket con un investimento di 20mila euro: il delfino di
Virginio Merola deve ripensare alla grande Bologna, la città metropolitana da un milione di abitanti e riavviare una macchina amministrativa che sui grandi progetti è in folle da molto tempo. E tanto meno servirà balcanizzare la campagna delle primarie dicendo che a Bologna bisogna fermare Renzi così come si è fermato Salvini. Il mondo moderato e centrista è alla finestra e aspetterà di vedere come finiscono le primarie del centrosinistra e magari qualcuno andrà a votare per Isabella Conti. Di sicuro si complica il dialogo tra i centristi e il centrodestra. L’opposizione che in questi giorni avvia gli Stati generali ha comunque davanti a sé un’occasione importante: cercare di costruire una coalizione con un candidato forte che sappia tenere insieme i voti e le istanze di Fratelli d’Italia e della Lega con un programma che sappia tornare a parlare a quel mondo di mezzo che ora guarda più al centrosinistra. Il centrodestra ha schierato alle ultime tre elezioni amministrative un candidato leghista ed è andata come è andata, ora si cerca un profilo più moderato. Inutile rievocare la stagione di Guazzaloca, è un’era lontana, ma di sicuro serve un centrodestra che torni a parlare delle opere che si devono fare e non solo di quelle da contrastare, un centrodestra che sappia parlare anche di Fiera, di aeroporto e dello sviluppo economico della città e non solo di sicurezza. Scattando una fotografia dall’alto alla politica bolognese di questi giorni si potrà notare che, grazie alle primarie, il centrosinistra è tornato al centro del dibattito. La competizione porterà vantaggi consistenti a tutti i candidati e al perimetro della coalizione. L’ultima menzione è per il segretario del Pd di Bologna, Luigi Tosiani, al quale su queste colonne non abbiamo risparmiato critiche: oggi bisogna riconoscergli che con la pazienza di Giobbe ha compiuto la missione di sistemare le cose nel mondo caotico del centrosinistra. Certo c’è anche l’eventualità che mister 3% Matteo Renzi, che nei prossimi mesi non si farà vedere da queste parti, torni il giorno dopo le primarie a certificare l’ennesimo gioco di prestigio riuscito, un’ipotesi non esaltante per il Pd. E c’è la possibilità che dopo aver fatto nascere il Conte 2 e il Draghi 1 a Roma possa dare vita al Conti 1 a Bologna ma questa è un’altra storia.