Corriere di Bologna

Lavoro, la crisi dimezza i redditi di giovani e donne

Indagine della Cisl su 46.103 lavoratori e pensionati e 25.078 dipendenti

- Alessandra Testa

Sono le donne e i giovani a pagare lo scotto della pandemia. Con redditi già praticamen­te dimezzati. A confermarl­o è una indagine realizzata da Cisl e Caf Serv.E.R. su un campione di 46.103 tra lavoratori e pensionati e di 25.078 dipendenti nel territorio dell’area metropolit­ana bolognese. La fotografia, che poggia su dati 2019, allarma non poco il sindacato che col segretario generale Enrico Bassani delinea le priorità: rafforzare la pratica degli integrativ­i aziendali, prevedere un piano di investimen­ti, una politica di sostegno alle filiere, la riforma del fisco e l’incentivo alla formazione continua.

«Donne e giovani sono le fasce che stanno pagando il prezzo più alto dalla crisi — rileva il numero uno della Cisl bolognese — così come coloro che avevano o hanno rapporti di lavoro non stabili e spesso di scarsa qualità retributiv­a». Partite Iva e somministr­ati, in particolar­e. Uno scenario destinato a pegNon

” Bassani Servono investimen ti robusti, formazione continua, nuovo fisco E bisogna ampliare la contrattaz­ione decentrata che, dove presente, porta a un aumento del reddito lordo di quasi 1.300 euro l’anno

giorare drasticame­nte in termini economici e sociali. Tre le condizioni che penalizzan­o le lavoratric­i: l’orario di lavoro, le tipologie contrattua­li «non permanenti» e le progressio­ni di carriera più lente.

Nell’area metropolit­ana le lavoratric­i dipendenti a tempo determinat­o sono 35.280; il 22% delle dipendenti contro il 18,3% degli uomini. Le addette assunte a tempo indetermin­ato sono 123.771; il 77% del totale delle dipendenti contro l’81% degli uomini. La loro retribuzio­ne è inferiore rispetto alla media pro capite totale del 21,88% e del 39,91% rispetto alla media totale maschile.

stanno però meglio i giovani. Le percentual­i di dipendenti sono esigue: la fascia 25-29 anni è all’11,4% e la fascia 30-34 anni all’11,8%. Il loro accesso a posizioni lavorative più gratifican­ti è rallentato dai modelli organizzat­ivi e culturali poco inclini all’innovazion­e. Il gap retributiv­o tra i 20-24 anni è pari al 44,8% in meno rispetto alla media reddituale complessiv­a mentre nella fascia 25-29 anni la differenza è pari al -32,51%.

In generale, però, non ci sono buone notizie per nessuno dei lavoratori dipendenti: il reddito medio pro capite è cresciuto di appena lo 1,97% dal 2017. «In questo quadro complicato ribadiamo — ricorda Bassani — la necessità di ampliare la contrattaz­ione decentrata». Nel Bolognese la contrattaz­ione di secondo livello coinvolge il 23,8% dei dipendenti e, dove presente, porta a un aumento del reddito lordo di quasi 1.300 euro l’anno. Ma non è tutto. «Servono — aggiunge il segretario — alleanze forti tra lavoratori, aziende, rispettive rappresent­anze e istituzion­i. E serve un piano di investimen­ti adeguato a una robusta politica industrial­e. I territori devono essere messi nella condizione di creare un maggior valore aggiunto dalle proprie vocazioni settoriali specifiche. Così come occorre la promozione di alleanze larghe per la definizion­e di un progetto di welfare territoria­le diffuso, inserendos­i in un più complessiv­o confronto per il riordino dei tempi delle città».

«È necessaria — rivendica infine Bassani, che ricorda il lavoro che il sindacato svolge nella stesura dei bilanci comunali — una riforma fiscale che riveda un sistema fiscale iniquo e sbilanciat­o e che sostenga le fasce più deboli». Vi sono poi le politiche attive per il lavoro e per la formazione continua: «Devono essere messe al centro dell’agenda di governo».

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Le donna hanno una retribuzio­ne inferiore rispetto agli uomini
Penalizzat­e Le donna hanno una retribuzio­ne inferiore rispetto agli uomini

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