Torna in napoletano «Oggi sono più libero»
Il cantautore rompe sei anni di silenzio: «È stato molto intenso»
Neffa (Giovanni Pellino) è nato a Scafati, in provincia di Napoli, il 7 ottobre del ‘67, ma fin da piccolo abita a Bologna. Questo è il suo primo album scritto interamente in napoletano
gioia che non posso barattarla con nulla».
Negli anni è cambiato il suo rapporto con la musica?
«Mi sono dato una regola. Se non ho una canzone, scrivo una musica, se non ho una musica faccio una batteria. Mi ritengo un artigiano della musica. Ho fatto dei bilanci legati alla vita e alla carriera, scoprendo che quando mi sono messo a tavolino a pensare a un progetto, i risultati non sempre sono stati quelli desiderati».
Come ha vissuto il periodo di grande successo?
«Sono andato in un trip di riconoscenza. Mi sono detto che col disco successivo volevo dire un grazie a tutti attraverso la musica, volevo scrivere tante canzoni, registrare in uno studio importante, chiamare gli amici e pagarli bene, perché stavamo facendo musica che era entrata nella vita delle persone. Però, il solo pensare tutto questo mi ha portato a un disco “ragionato”. Ho dovuto perdere parte del successo per tornare a fare musica con più libertà».
La nascita del nuovo disco com’è avvenuta?
«Una sera mi è uscita una frase con “amar amore” e ho pensato che suonava meglio in napoletano. Ho cercato se c’era già una canzone con questo titolo e ho trovato Amore amaro di Gigi Finizio. Sono andato al piano elettrico e ho cantato il ritornello e la melodia. Dopo due giorni ho trovato l’ispirazione per un’altra canzone in napoletano, un brano in stile Carosone. Poi ne è uscita un’altra ancora e ho deciso di scrivere in napoletano. Erano pezzi nati e finiti in poche ore. Ho capito che la musica mi stava dicendo qualcosa. Ho scritto tantissimo, un’ondata durata un paio di mesi».
È tornata la giusta vibrazione.
«Mi sono arrivate le cose con una intensità che normalmente un’anima di 50 anni e rotti non riesce più ad avere con quella energia, perlomeno io non ci riuscivo. Le canzoni erano sogni a occhi aperti. Penso che questo sia il disco migliore che abbia mai fatto e non ho nessun problema a dirlo».
Possiamo considerare AmarAmmore un disco attuale?
«È un disco nato durante un percorso di studio e sperimentazione con la musica digitale, per cui a livello di sonorità è un album che suona attuale. Alla fine la struttura delle canzoni non è tipicamente napoletana tradizionale. Un disco attuale in chiave napoletana».
Per lei cosa sono i dialetti?
«Sono un messaggio che ci manda il tempo. Però, credo anche che i localismi forzati non abbiano senso».
Cos’è questo disco per lei?
«Guardando Resistenza
penso che sia un disco fatto da un vecchio me stesso e mi dispiaceva chiudere con un album leggermente in discesa. Questo nuovo lavoro lo considero una cosa che mi ha arricchito moltissimo e se dovesse essere il mio ultimo potrò dire di aver chiuso con una nota alta. Un disco che ha riaperto dentro di me nuove strade».