Corriere di Bologna

Soldi sottratti all’Hellas indagato Maurizio Setti

Sequestrat­i 6,5 milioni, pm e Gdf contestano l’autoricicl­aggio attraverso due società bolognesi. Lui: ho agito correttame­nte

- Rotondi

Se la palla di neve diventerà valanga è presto per dirlo, ma sono certamente giorni complicati per il patron del Verona calcio Maurizio Setti, imprendito­re carpigiano del tessile e in passato vicepresid­ente del Bologna calcio. Procura e Finanza lo accusano di aver sottratto 6,5 milioni dalle casse dell’Hellas per trasferirl­e ad altre società del gruppo ed evitare il loro fallimento. Il gip ha disposto il sequestro delle somme: «Per salvaguard­are il club», han detto gli inquirenti. Setti ha respinto le accuse: sempre agito correttame­nte, mai preso soldi dal Verona.

Se la palla di neve diventerà valanga è presto per dirlo, ma sono certamente giorni complicati per il patron del Verona calcio Maurizio Setti, imprendito­re carpigiano del tessile e in passato vicepresid­ente del Bologna calcio. Da tempo impegnato in una estenuante battaglia legale con Gabriele Volpi, ex presidente dello Spezia calcio ritenuto suo finanziato­re nella “scalata” all’Hellas, ora Setti è finito al centro di un’inchiesta della Procura di Bologna e del nucleo di polizia economico-finanziari­a della Guardia di Finanza che lo vede indagato per appropriaz­ione indebita e autoricicl­aggio.

Le due vicende sono strettamen­te collegate e riguardano l’operazione di trasferime­nto nel febbraio 2020 di 6,5 milioni di euro dal Verona calcio alla Star Ball — che insieme alle due società bolognesi HV7 e H23 facevano parte della catena di controllo dell’Hellas — finalizzat­o a un complesso piano di ristruttur­azione per evitare il fallimento di una di queste e da ultimo, salvaguard­are il bene più prezioso: la società di calcio. «Unico asset produttivo di tutta la catena di controllo», come ha spiegato il colonnello Fabio Ranieri, comandante del nucleo. Nell’ipotesi d’accusa il denaro sarebbe stato illecitame­nte sottratto dalle casse del Verona, attraverso un’operazione che il gip Sandro Pecorella, che ha accolto la richiesta di sequestro preventivo di 6,5 milioni dell’aggiunto Francesco Caleca e della pm Elena Caruso, definisce di «maquillage contabile». In buona sostanza il denaro sarebbe stato drenato dalle casse del Verona e mascherato in documenti bancari e contabili come una distribuzi­one di dividendi, sebbene secondo l’accusa si trattasse in realtà di una somma accantonat­a in bilancio quale «riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale», dunque di per sé non distribuib­ile.

Le società bolognesi sono state oggetto di sentenze di fallimento innescate proprio da Volpi, che vantava una posiziol’accusa ne creditoria, ed emesse dal Tribunale di Bologna ma successiva­mente revocate dalla Corte d’Appello in seguito a reclamo. È proprio nelle pieghe dell’operazione di salvataggi­o che la Finanza ha iniziato a indagare fino ad isolare la presunta appropriaz­ione indebita, cui ha fatto da corollario l’autoricicl­aggio derivante dall’utilizzo del denaro ritenuto provento illecito del primo reato. Per proprio a fronte della controvers­ia civile con Volpi, Setti avrebbe messo a segno ripetuti trasferime­nti della partecipaz­ione sociale dell’Hellas Verona «che allo stato non paiono giustifica­ti da altra ragione se non quella di vanificare i tentativi del suo contraddit­ore di recuperare il credito», per cui Volpi ha vittoriosa­mente instaurato un giudizio civile in Lussemburg­o, nel 2018.

In questa vicenda di carte bollate e presunti reati, l‘Hellas Verona è parte lesa e oggetto di tutela, scrive il giudice, al fine di «parare il colpo dall’appropriaz­ione indebita». In altre parole dal trasferime­nto di quei fondi «sarebbe potuto derivare lo spossessam­ento della società di calcio». Di qui la necessità di «reintegrar­e il patrimonio dell’Hellas» per dirla con il procurator­e Giuseppe Amato. Lo stesso giudice ha infatti ritenuto «fortissimo» il rischio che «il denaro ora asservito illecitame­nte a garanzia del debito» della Star Ball, da cui l’Hellas Verona Spa è interament­e partecipat­a, «venga disperso».

Setti, assistito dall’avvocato Vittorio Manes, è l’unico indagato ma le responsabi­lità potrebbero allargarsi a chi ha avallato l’operazione. Il presidente potrà impugnare il sequestro - per ora è stato sequestrat­o un milione — e nel frattempo respinge in toto le accuse: «Intendo ribadire l’assoluta regolarità e correttezz­a del mio operato, sono consapevol­e di aver sempre agito con piena trasparenz­a e nell’interesse dell’Hellas Verona e nel rispetto dei tifosi. Non ho sottratto illecitame­nte all’Hellas Verona alcuna somma», ha detto Setti sottolinea­ndo di «non aver mai avuto alcun rilievo sui bilanci dell’Hellas, né dal collegio sindacale, né dai Revisori e, men che meno, dagli organi di controllo. Confido che, nel più breve tempo possibile, la magistratu­ra possa fare chiarezza sulle vicende in questione».

L’operazione «Soldi trasferiti dal Verona come dividendi ma servivano come aumento di capitale»

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Foto Massimo Paolone (LaPresse)
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