L’ATENEO DEL TERZO MILLENNIO
Nel 1088, Bologna donò alla comunità internazionale della conoscenza un’invenzione: l’Università. Nel sito dell’Alma Mater (unibo.it) si legge: «Lo Studio Bolognese non è stato creato per volontà di un sovrano o da un consesso organizzato di maestri, ma è sorto per spontanea e informale iniziativa di alcuni studenti». Insomma, «un’Università nata dagli studenti per gli studenti. Infatti la sua creazione è legata all’attività delle nationes, cioè organizzazioni studentesche suddivise in base alla provenienza e alla lingua dei propri membri» (turismo. bologna.it).
L’elezione del rettore, nella persona di Giovanni Molari, è la premessa di un secondo dono offerto da Bologna, ancor prima che giunga il 2088? Il dono dell’Università del Terzo Millennio: un’istituzione di alta formazione discendente dagli avanzamenti nelle discipline scientifiche e umanistiche e dal loro intreccio, con il proposito di coniugare l’apprendimento con l’innovazione.
Sarebbe questa la traduzione in realtà del sogno coltivato dal primo rettore dell’Università della California, Clark Kerr che coniò il termine «multiversità» per descrivere le molteplici e parallele missioni che le università sono chiamate a svolgere. Missioni che vanno dall’istruzione e dallo spostare sempre in avanti le frontiere della conoscenza all’estrarre valori imprenditoriali dalla materia prima dei progressi nei diversi rami del sapere. Oggi, l’ateneo bolognese si trova al 166mo posto nella classifica inglese (QS World University Rankings) delle migliori università del mondo. Incamminandosi lungo il percorso della multiversità con una forte impronta «effetti dannosi di quella finzione che è il transdisciplinare, l’Alma Mater aprirebbe valore legale dei diplomi rilasciati da un nuovo capitolo dell’eccellenza pubbliche autorità». «Il bollo — scriveva il accademica che darebbe vita a un’inedita nostro — non muta nulla alla verità: essere graduatoria. Vedremmo in testa gli atenei il valore del diploma esclusivamente morale
Michelangelo?». coinvolti in collaborazioni multilaterali e e non legale. V’era bisogno di un bollo per transdisciplinari. Scienziati, accreditare i giovani usciti sociologi, economisti, dalla bottega di Giotto o di letterati e artisti del mondo Il valore accademico e legale è, insieme, un imprenditoriale, tutti «mito» e un «veleno» i cui congiuntamente impegnati effetti sono «l’irrigidimento ad ampliare e approfondire le del meccanismo sociale e la connessioni tra il mondo formazione di un regime fisico e la realtà virtuale. corporativo di caste l’una Tanti sono gli ostacoli che dell’altra invidiosa, non permettono di avviarsi ciascuna intenta ad nella direzione qui auspicata. impedire all’altra di Ne mettiamo in rilievo due lavorare diversamente da che, per essere superati, impongono quel che è scritto nelle leggi e nei interventi radicali. Nelle sue Prediche regolamenti». Un secondo fronte di inutili, pubblicate nel 1959, Luigi Einaudi cambiamento è il valore da assegnare agli che fu professore nell’università di Torino si studenti nel processo elettorale. Oggi essi esprimeva duramente a proposito degli sono quasi stranieri potendo esprimere un voto il cui peso è più leggero di una piuma. Eppure, si deve proprio agli studenti la nascita dell’Alma Mater. Con 347 studenti aventi diritto al voto, l’Alma Mater è dei docenti. L’insegnamento sale in cattedra. L’apprendimento sperimentale che dischiude agli studenti le porte dell’ideazione transdisciplinare è sacrificato nelle retrovie o perfino assente. I due ostacoli segnalano una governance universitaria ostile al cambiamento. Resilienza è la parola d’ordine, cioè «la velocità con cui una comunità ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato» — come si legge nella Treccani. Resistere senza cambiare porterebbe alla rovina. L’Italia ha bisogno di un cambio di passo nell’innovazione e nella creazione di valore su larga scala. Un grande compito che graverà, per la sua parte, sulle spalle del neo-rettore.