Il dolore e la rabbia L’abbraccio del paese e le fiaccole per Chiara
Davanti a tutti papà Vincenzo e mamma Giusi che parla per la prima volta: «Stateci accanto». Residenti e vicini: una tragedia senza senso
«Mi affido alla giustizia, ho fede nella giustizia e voglio giustizia per mia figlia». Mamma Giusi parla per la prima volta e per la prima volta la marea di gente che l’ha accompagnata nel breve, doloroso viaggio da casa verso l’inizio del parco dove, poco più in alto, Chiara è stata ritrovata senza vita, uccisa da quello che credeva un amico, scioglie la commozione in un applauso. Un fiume di persone, candele e torce in mano, una commozione impossibile da trattenere.
«Mi affido alla giustizia, ho fede nella giustizia e voglio giustizia per mia figlia». Mamma Giusi parla per la prima volta e per la prima volta la marea di gente che l’ha accompagnata nel breve, doloroso viaggio da casa verso l’inizio del parco dove più in alto Chiara è stata ritrovata senza vita, scioglie la commozione in un applauso. Un fiume di persone, candele e torce in mano, una commozione impossibile da trattenere. Il sindaco Daniele Ruscigno guida il corteo con le autorità che parte dal Comune e arriva davanti a casa Gualzetti, quei due piani gialli pensati apposta per lei. Papà e mamma si stringono la mano, si mettono in testa verso il verde dove c’è una foto della figlia con l’arco, la passione di una vita. Vincenzo ringrazia tutti per essere «andati oltre il dovere e le divise, per la vostra umanità. Non mi vergogno a chiedere di restarci vicini, vi domanderò ancora solidarietà affinché mia figlia abbia giustizia la G maiuscola». La gente si avvicina con discrezione, posa la sua candela, bacia la foto da cui i genitori non si allontanano mai e dove poggiano rose bianche: «Guardate che meraviglia, ecco chi era Chiara per la gente», dice il padre. Mentre Giusi spiega di non aver voluto dire nulla «perché avrebbe significato accettare cosa è successo. Ora ho capito che devo farlo e voi mi date la forza». La richiesta di giustizia è la stessa espressa ancora dal padre nelle ore che avevano preceduto la fiaccolata. «Volevo dare a mia figlia un futuro sereno, il sogno si è infranto lunedì. Di demoni quel ragazzo non ha mai parlato, era più che normale, non vorrei stesse cercando scappatoie. Quando un padre legge che sua figlia è stata sgozzata non può pensare a una pena ridotta».
Famiglie e tanti giovani, i compagni dell’alberghiero e delle medie. «Non riesco ancora a realizzare sia morta» dice una. «Gentile e disponibile, si affezionava alla gente facilmente e per questo tendeva a fidarsi di tutti». Un amore senza freni, «una cosa che non si può dire è che Chiara non volesse vivere, ha sempre voluto vivere nonostante i bulli, nonostante il lockdown e nonostante il peso di sentirsi diversa», tira fuori tutta la sua forza Martina,
l’amica del cuore. Ribadendo che quella vena malinconica accentuata dalla pandemia non fosse nulla più di un fisiologico passaggio adolescenziale. «Era la mia sorellina, siamo cresciute insieme, non so spiegarmi come mi sia trovata nel bosco a cercarla, a guardare nei suoi diari per trovare una traccia, con suo padre sulla collina a piangere di dolore. Per quale motivo un mostro ce l’ha portata via. Io sto diventando insegnante grazie a lei, lei non potrà raggiungere i suoi obiettivi». Tra questi giovani che non sanno darsi spiegazioni tanti ricordano« la sua grande sensibili l’ esercizio tà». In Valsamoggia ieri era lutto cittadino. Oltre al dolore ci sono l’incredulità e la rabbia. «Abbiamo figlie coetanee, impossibile trovare un senso a questa tragedia, parole che possano far comprendere il nostro stato d’animo. C’è rabbia sì, la nostra è una comunità piccola e unita». La stessa rabbia che in tanti hanno riversato sui profili social del ragazzo, i post in cui mostra il fisico scolpiti riempiti da insulti pesanti e minacce.
La famiglia di lui non c’è. «Non vorremmo sembrasse una provocazione», aveva spiegato la nonna del giovane. Dietro al bancone delcommerciale una delle zie, la sorella della madre del sedicenne omicida, non trattiene le lacrime e ribadisce il concetto quando gli si chiede del dramma di due famiglie. «Loro stanno sicuramente peggio. Non penso vogliano vederci». E’ un dramma anche da questa parte. «Sono sua zia ma era come un fratello, siamo cresciuti insieme perché la differenza d’età non è tanta. Era un pezzo di pane, ho sperato fino alla fine non fosse vero e invece poi è arrivata la notizia». Di lui parlano in pochi e ancora meno dicono di conoscerlo anche solo di vista. Per una sua ex fidanzatina «all’inizio era molto tranquillo, crescendo è diventato rissoso. C’era chi lo istigava a fare a botte, teneva al fisico. Guardava gli altri con aria di sfida».
Chiara invece da tutti viene ricordata come una ragazza «dolce e timida». «Era affettuosa, rimproverata forse per esserlo troppo», dice papà Vincenzo. Gli avevano chiesto se era pronto a perdonare. «Ora non riesco a rispondere, attorno a me vedo solo il baratro». Ma poi assicura di voler progettare qualcosa per lasciare vivo il ricordo della figlia.
La gente di Monteveglio e della Valsamoggia, una intera comunità, un’ora dopo è ferma nel parco, la luce delle candele arde e illumina la foto della 15enne. Nessuno qui la dimenticherà.
” L’amica del cuore Chiara ha sempre voluto vivere, nonostante i bulli Un mostro ce l’ha portata via, non ci posso credere
” La zia dell’assassino «Non siamo andati, poteva sembrare una provocazione. Ma siamo vicini alla famiglia