Corriere di Bologna

Le chat e il piano studiato per il delitto «L’ho colpita tre volte ma non voleva morire»

Preso lunedì a Bologna, era in giro con gli amici

- di Gianluca Rotondi

L’idea di uccidere s’era fatta spazio da qualche tempo nella sua mente affollata di rabbia e inquietudi­ne. Dei demoni con cui conviveva aveva parlato sommariame­nte con la psicologa che lo seguiva da nemmeno un mese, da quando gli scatti di rabbia erano diventati più frequenti fino a spingere la sua famiglia a farlo seguire, a chiedere aiuto. L’ultima volta l’aveva vista giovedì e s’era presentato con gli occhi rossi, iniettati di sangue, accennando a quelle voci, a Samael, un uomo di fuoco con le ali, che lo tormentava. Ai carabinier­i e al pm Simome Purgato che lunedì notte hanno raccolto la sua delirante confession­e ha detto che la povera Chiara non era necessaria­mente il suo obiettivo: «Dovevo ammazzare qualcuno, era l’unico modo per stare in pace, per far smettere il demone». Ha scelto Chiara «perché si accollava», come ha riferito ancora con spaventoso distacco e come ha scritto venerdì in chat a un parente dicendo che «gli stava addosso» e che «avrebbe dovuto ammazzarla». Nessuno poteva immaginare che facesse sul serio e invece stava preparando il terreno per attirare Chiara, che di lui s’era invaghita e che voleva solo essere degnata di attenzione, in trappola.

Così sabato ha iniziato a scriverle in chat chiedendol­e di incontrars­i l’indomani: «Ci vediamo alle 9,30, stiamo fuori mezzora a chiacchier­are e poi ti riporto a casa». Aveva programmat­o tutto e dopo aver afferrato un coltello dalla cucina lo ha nascosto in uno zainetto. In un video girato dalle telecamere di sorveglian­za davanti alla casa dei Gualzetti si vede la quindicenn­e che esce di casa con canottiera e pantalonci­ni neri, la mascherina indossata, e gira a sinistra verso il paese. Pochi secondi e passano insieme imboccando la salita che porta al parco dell’Abbazia, sotto lo sperone dove il sedicenne metterà fine alla giovane vita di una ragazza piena di sogni e di aspettativ­e. I raccapricc­ianti minuti successivi, una manciata, li ha ricostruit­i lui stesso con glaciale distacco davanti agli inquirenti. L’ha illusa e ingannata di nuovo, dicendole di girarsi di spalle perché aveva un regalo per lei. Chiara non ci ha pensato un attimo. Lui ha afferrato il coltello che aveva nascosto tra i pantaloni e la maglietta e l’ha colpita una prima volta al collo, e poi ancora. «L’ho accoltella­ta tre volte, quando è caduta a terra l’ho presa a calci in faccia. Ricordo che non moriva e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano», ha detto con voce calma, apatico, ma lucido. Poi è tornato a casa, ha ripulito il coltello, cancellato le ultime chat e perfino il numero di telefono di Chiara, si è cambiato lasciando i vestiti in un angolo ed è uscito. «Quando sono sceso dall’Abbazia ho solo evitato di passare di nuovo da casa sua, per non farmi vedere».

I carabinier­i di Borgo Pani

” Dopo averla colpita mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano

La trappola

A Chiara ha scritto: «Ci vediamo alle 9.30, chiacchier­iamo e ti riporto a casa»

gale diretti dal capitano Riccardo Angeletti lo hanno sentito subito, domenica sera, del resto era l’ultimo ad aver visto la quindicenn­e che fino a quel momento risultava solo essersi allontanat­a da casa. Ha subito cercato di sviare i sospetti da sé, provando ad avvalorare la tesi di una breve fuga di Chiara dalla famiglia. Poi però ha detto di aver cancellato le chat per sbaglio, una circostanz­a che ha acceso i fari su di lui e da quel momento i militari non lo hanno mai mollato. Prima di finire in caserma aveva mandato un vocale a una sua amica: «Ho fatto una cosa grave», si è limitato a dire con tono concitato.

Lunedì, quando un volontario ha trovato il corpo martoriato della ragazza, quella stessa amica ha pensato subito a Chiara si è presentata dai carabinier­i. Ma a quel punto gli investigat­ori erano già sulle sue tracce. Lo hanno trovato a Bologna, in zona Corticella, in compagnia di alcuni amici. In caserma il suo atteggiame­nto non è cambiato: freddo, distaccato, a tratti strafotten­te. Fino a quando, messo di fronte ai fatti e ai tanti riscontri raccolti nel frattempo, non ha confessato tirando in ballo i demoni, Lucifer e i suoi fantasmi. «Sapevo che prima o poi mi avreste trovato».

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(Nucci\LaPresse) La scoperta Il corpo di Chiara era tra i cespugli del Parco dell’Abbazia, vicino casa

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