Le chat e il piano studiato per il delitto «L’ho colpita tre volte ma non voleva morire»
Preso lunedì a Bologna, era in giro con gli amici
L’idea di uccidere s’era fatta spazio da qualche tempo nella sua mente affollata di rabbia e inquietudine. Dei demoni con cui conviveva aveva parlato sommariamente con la psicologa che lo seguiva da nemmeno un mese, da quando gli scatti di rabbia erano diventati più frequenti fino a spingere la sua famiglia a farlo seguire, a chiedere aiuto. L’ultima volta l’aveva vista giovedì e s’era presentato con gli occhi rossi, iniettati di sangue, accennando a quelle voci, a Samael, un uomo di fuoco con le ali, che lo tormentava. Ai carabinieri e al pm Simome Purgato che lunedì notte hanno raccolto la sua delirante confessione ha detto che la povera Chiara non era necessariamente il suo obiettivo: «Dovevo ammazzare qualcuno, era l’unico modo per stare in pace, per far smettere il demone». Ha scelto Chiara «perché si accollava», come ha riferito ancora con spaventoso distacco e come ha scritto venerdì in chat a un parente dicendo che «gli stava addosso» e che «avrebbe dovuto ammazzarla». Nessuno poteva immaginare che facesse sul serio e invece stava preparando il terreno per attirare Chiara, che di lui s’era invaghita e che voleva solo essere degnata di attenzione, in trappola.
Così sabato ha iniziato a scriverle in chat chiedendole di incontrarsi l’indomani: «Ci vediamo alle 9,30, stiamo fuori mezzora a chiacchierare e poi ti riporto a casa». Aveva programmato tutto e dopo aver afferrato un coltello dalla cucina lo ha nascosto in uno zainetto. In un video girato dalle telecamere di sorveglianza davanti alla casa dei Gualzetti si vede la quindicenne che esce di casa con canottiera e pantaloncini neri, la mascherina indossata, e gira a sinistra verso il paese. Pochi secondi e passano insieme imboccando la salita che porta al parco dell’Abbazia, sotto lo sperone dove il sedicenne metterà fine alla giovane vita di una ragazza piena di sogni e di aspettative. I raccapriccianti minuti successivi, una manciata, li ha ricostruiti lui stesso con glaciale distacco davanti agli inquirenti. L’ha illusa e ingannata di nuovo, dicendole di girarsi di spalle perché aveva un regalo per lei. Chiara non ci ha pensato un attimo. Lui ha afferrato il coltello che aveva nascosto tra i pantaloni e la maglietta e l’ha colpita una prima volta al collo, e poi ancora. «L’ho accoltellata tre volte, quando è caduta a terra l’ho presa a calci in faccia. Ricordo che non moriva e mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano», ha detto con voce calma, apatico, ma lucido. Poi è tornato a casa, ha ripulito il coltello, cancellato le ultime chat e perfino il numero di telefono di Chiara, si è cambiato lasciando i vestiti in un angolo ed è uscito. «Quando sono sceso dall’Abbazia ho solo evitato di passare di nuovo da casa sua, per non farmi vedere».
I carabinieri di Borgo Pani
” Dopo averla colpita mi sono stupito di quanto fosse resistente il corpo umano
La trappola
A Chiara ha scritto: «Ci vediamo alle 9.30, chiacchieriamo e ti riporto a casa»
gale diretti dal capitano Riccardo Angeletti lo hanno sentito subito, domenica sera, del resto era l’ultimo ad aver visto la quindicenne che fino a quel momento risultava solo essersi allontanata da casa. Ha subito cercato di sviare i sospetti da sé, provando ad avvalorare la tesi di una breve fuga di Chiara dalla famiglia. Poi però ha detto di aver cancellato le chat per sbaglio, una circostanza che ha acceso i fari su di lui e da quel momento i militari non lo hanno mai mollato. Prima di finire in caserma aveva mandato un vocale a una sua amica: «Ho fatto una cosa grave», si è limitato a dire con tono concitato.
Lunedì, quando un volontario ha trovato il corpo martoriato della ragazza, quella stessa amica ha pensato subito a Chiara si è presentata dai carabinieri. Ma a quel punto gli investigatori erano già sulle sue tracce. Lo hanno trovato a Bologna, in zona Corticella, in compagnia di alcuni amici. In caserma il suo atteggiamento non è cambiato: freddo, distaccato, a tratti strafottente. Fino a quando, messo di fronte ai fatti e ai tanti riscontri raccolti nel frattempo, non ha confessato tirando in ballo i demoni, Lucifer e i suoi fantasmi. «Sapevo che prima o poi mi avreste trovato».