Corriere di Bologna

NON ABBASSIAMO LA GUARDIA

- di Giovanni De Plato

Da lunedì non c’è l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, se opportunam­ente distanziat­i evitando affollamen­ti. Di certo gli indomiti della movida serale e notturna si lasceranno andare a un’irresponsa­bile libertà e a un incoscient­e raggruppam­ento. È già successo a Bologna in Piazza Aldrovandi e in altri luoghi dello spritz e dei taglierini, dove si accalcano adolescent­i e giovani che, rompendo le righe di un’attenta osservanza delle prescrizio­ni sanitarie e di ordine pubblico, mettono a rischio la salute propria e altrui. Se la libera ripartenza dei ragazzi può essere comprensib­ile, non si capisce perché la voglia di festa debba far cadere ogni attenzione alle regole di protezione personale e sicurezza sociale. Per essere più chiari ritorniamo ai fatti, sperando che almeno la loro tragica evidenza possa insegnare quanto sia prezioso il rispetto delle norme anti Covid19 in tempi di libertà.

Sabato 12 giugno è finito in regione e a Bologna un incubo. Quello di dover leggere ogni giorno il tragico numero dei decessi. Tutti abbiamo salutato un sabato senza alcun decesso, sapendo che sarà un dato oscillante prima del definitivo azzerament­o. Uno zero mortalità, però, da non enfatizzar­e perché il Covid resta circolante e aggressivo nelle sue varianti. Giovedì 17 giugno, un ragazzo di 15 anni è morto a Modena. La sua giovanissi­ma età ci ricorda che sarebbe un pericoloso errore sentirsi liberi dal rispetto di tutte le norme anticontag­io.

Gli eventi di questi ultimi afosi giorni di giugno ci obbligano a un’ulteriore presa di coscienza della necessità di ripartire senza mascherina ma con una vigile responsabi­lità. Non è concesso alcun calo nella prevenzion­e del contagio, anzi la sua persistenz­a ci obbliga a fare i conti con i danni fatti e i problemi creati dalla pandemia nel campo sanitario, economico e sociale. Nella sanità i dissesti provocati dalla crisi pandemica sono enormi e possono ripetersi. Il ministro della Salute Speranza continua a dichiarare la necessità di una struttural­e revisione del nostro Sistema sanitario nazionale: anche nelle regioni più avanzate nella qualificaz­ione dei servizi sanitari la tenuta del sistema è stata problemati­ca. Le emergenze sanitarie cui mettere mano sono molte, alcune più urgenti. I servizi sanitari e sociali territoria­li, organizzat­i nei Distretti dell’Asl, si sono dimostrati anche qui insufficie­nti, inadeguati e impreparat­i.

Occorre una nuova strategia delle politiche della salute, coinvolgen­do le persone, soprattutt­o i giovani, se vogliamo creare un nuovo sistema sanitario di partecipat­a responsabi­lità.

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