NON ABBASSIAMO LA GUARDIA
Da lunedì non c’è l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, se opportunamente distanziati evitando affollamenti. Di certo gli indomiti della movida serale e notturna si lasceranno andare a un’irresponsabile libertà e a un incosciente raggruppamento. È già successo a Bologna in Piazza Aldrovandi e in altri luoghi dello spritz e dei taglierini, dove si accalcano adolescenti e giovani che, rompendo le righe di un’attenta osservanza delle prescrizioni sanitarie e di ordine pubblico, mettono a rischio la salute propria e altrui. Se la libera ripartenza dei ragazzi può essere comprensibile, non si capisce perché la voglia di festa debba far cadere ogni attenzione alle regole di protezione personale e sicurezza sociale. Per essere più chiari ritorniamo ai fatti, sperando che almeno la loro tragica evidenza possa insegnare quanto sia prezioso il rispetto delle norme anti Covid19 in tempi di libertà.
Sabato 12 giugno è finito in regione e a Bologna un incubo. Quello di dover leggere ogni giorno il tragico numero dei decessi. Tutti abbiamo salutato un sabato senza alcun decesso, sapendo che sarà un dato oscillante prima del definitivo azzeramento. Uno zero mortalità, però, da non enfatizzare perché il Covid resta circolante e aggressivo nelle sue varianti. Giovedì 17 giugno, un ragazzo di 15 anni è morto a Modena. La sua giovanissima età ci ricorda che sarebbe un pericoloso errore sentirsi liberi dal rispetto di tutte le norme anticontagio.
Gli eventi di questi ultimi afosi giorni di giugno ci obbligano a un’ulteriore presa di coscienza della necessità di ripartire senza mascherina ma con una vigile responsabilità. Non è concesso alcun calo nella prevenzione del contagio, anzi la sua persistenza ci obbliga a fare i conti con i danni fatti e i problemi creati dalla pandemia nel campo sanitario, economico e sociale. Nella sanità i dissesti provocati dalla crisi pandemica sono enormi e possono ripetersi. Il ministro della Salute Speranza continua a dichiarare la necessità di una strutturale revisione del nostro Sistema sanitario nazionale: anche nelle regioni più avanzate nella qualificazione dei servizi sanitari la tenuta del sistema è stata problematica. Le emergenze sanitarie cui mettere mano sono molte, alcune più urgenti. I servizi sanitari e sociali territoriali, organizzati nei Distretti dell’Asl, si sono dimostrati anche qui insufficienti, inadeguati e impreparati.
Occorre una nuova strategia delle politiche della salute, coinvolgendo le persone, soprattutto i giovani, se vogliamo creare un nuovo sistema sanitario di partecipata responsabilità.