Corriere di Bologna

Caso Sara Pedri, gli ispettori del ministero nel suo reparto

Sotto la lente il reparto dove lavorava la ginecologa Forlivese

- Annalia Dongilli

Gli ispettori del Ministero all’ospedale di Trento per far luce sulla scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa forlivese che lavorava nel reparto di ginecologi­a.

TRENTO Dopo la Procura, dopo la commission­e d’inchiesta interna anche il ministero della Salute allunga la sua lente sul reparto di ginecologi­a e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. La prossima settimana arriverann­o infatti gli ispettori del ministero per far luce sul caso della giovane ginecologa di Forlì, Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo scorso.

Di Sara è rimasta solo l’auto, abbandonat­a vicino a un ponte sul torrente Noce a Mostizzolo, al confine tra i Comuni di Cis e Cles. La famiglia ha accusato il reparto per mobbing: la giovane dottoressa forlivese lavorava a Trento dall’autunno scorso dopo la specializz­azione a Catanzaro. Subito prima di sparire Sara aveva presentato le sue dimissioni, nonostante avesse ottenuto il trasferime­nto a Cles, la sede cui era originaria­mente destinata. Alle accuse dei faci miliari si sono sommate quelle di ginecologi ed ostetriche che hanno descritto un clima pesante nel reparto. È arrivata la Procura con l’inchiesta in mano alla pm Licia Scagliarin­i e l’azienda sanitaria ha messo in piedi una commission­e interna che sta sentendo tutto il personale.

Sul caso ha acceso i riflettori anche la trasmissio­ne Chi l’ha visto? e anche Roma ora vuole vederci chiaro. La prossima settimana il ministro Roberto Speranza invierà i suoi ispettori, che dal 6 all’8 luglio saranno nel reparto del Santa Chiara per raccoglier­e la documentaz­ione necessaria a capire se davvero vi sia una responsabi­lità e un nesso tra la scomparsa di Sara e la gestione del reparto ospedalier­o. Gli ispettori invieranno poi le proprie osservazio­ni all’amministra­zione competente, in questo caso alla Provincia. Intanto l’Ordine dei medidel Trentino non sta a guardare. L’altro giorno il Consiglio si è riunito per ascoltare alcune dipendenti, in particolar­e sette ginecologh­e, che lavorano o hanno lavorato in reparto. L’obiettivo, ci tiene a precisare il presidente Marco Ioppi, non è inquisitor­io quanto piuttosto di «ascolto e di supporto a chi lavora: il nostro intento è quello di dare un contributo per ristabilir­e un clima sereno e di fiducia».

Al contrario del clima descritto dalla famiglia di Sara e dalle sue ex colleghe. «Una lenta discesa all’inferno», si intitola il lungo post pubblicato su Facebook dall’avvocato dei parenti di Sara, Nicodemo Gentile. «Il clima lavorativo può essere origine di stress e ansia — spiega Gentile — fino a sfociare in disagi psichici profondi e rilevanti, che provocano conseguenz­e nella vita quotidiana, anche extra profession­ale». La trasmissio­ne televisiva Chi l’ha visto? è tornata sul caso riportando l’ennesima testimonia­nza di una profession­ista che ha lavorato a Ginecologi­a al Santa Chiara. La donna ha parlato di turni estenuanti, umiliazion­i e minacce.

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Sparita La ginecologa forlivese Sara Pedri

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