«I demoni? Solo un modo per dare forma alle proprie angosce»
«Le voci sono indipendenti, sono una questione patologica mentale, non hanno a che fare con serie tv o videogiochi. Sono un modo di difendersi, i ragazzi quando le sentono si angosciano e cercano modi per dar loro una forma». Non esiste demone che tenga per Arianna Marfisa Bellini, psicoterapeuta già responsabile di Dedalus, centro specializzato in disturbi giovanili di Bologna. Il giovane assassino di Chiara Gualzetti durante la confessione in caserma ha raccontato di sentire «un demone che lo incitava ad agire», simile a quello della serie tv Lucifer.
Bellini, è possibile immedesimarsi a tal punto in un personaggio fittizio?
«No. Sentire le voci angoscia chi ne soffre e spesso può succedere che vengano prese delle suggestioni da serie tv o da videogiochi per dare forma all’angoscia. Non il contrario».
Cosa ci racconta questo episodio degli adolescenti? «Nulla. I drammi degli adolescenti sono gli stessi da generazioni. Ma questo è un fatto ‘fuori norma’, non certo indice di qualcosa che non va nei ragazzi della comunità».
Questi episodi si possono prevenire?
«L’adolescenza è l’età del conflitto ed è la norma in casa con i genitori. Ma se i conflitti diventano esplosioni di rabbia ci si deve sempre rivolgere a uno specialista. L’eccesso della pulsione non va accolto ma fermato. Se un ragazzino non ha il freno dell’autorità genitoriale significa che qualcosa non sta funzionando».
Cosa può fare ora la comunità di Monteveglio?
«Rivolgersi alle istituzioni di riferimento in un momento caotico e di caos totale. Quindi l’Asl e anche i carabinieri, per rimettere ordine. Serve qualcuno che faccia l’adulto in questo momento in cui gli adulti sono stremati dal dolore».