Corriere di Bologna

IL PROGETTO CHE MANCA A DESTRA

- Di Gianluca Passarelli

«Cavallo scosso». Di primo acchito la destra partitica di Bologna è simile agli equini in corsa al Palio di Siena che hanno appena disarciona­to il fantino e corrono solitari verso la metà, spinti più dalle urla e dalla paura della folla che per una pianificat­a azione di competizio­ne ippica.

In realtà questa fascinosa abusata metafora non rispetta completame­nte le condizioni in cui versa la destra bolognese, ed emiliano-romagnola in genere. Non ha perduto per un accidente della storia il proprio leader/fantino, sempliceme­nte non lo ha allevato, ne è priva e perciò si affida al caso. Al fato, alla casualità, all’errore dell’avversario, a congiuntur­e astrali che non sempre si verificano.

A tre mesi dalle elezioni amministra­tive ancora non è all’orizzonte nessun profilo di candidato sempliceme­nte perché in questi anni la destra si è comodament­e adagiata sulla condizione di opposizion­e, confidando in una redistribu­zione dei consensi derivante dal crescere della popolarità di Berlusconi prima, del senatore di Locri dopo, e infine sperando nell’exploit di Meloni.

Di cui in città esistono diversi epigoni e sostenitor­i, incapaci però di progettare — questo dice la realtà storica — una proposta alternativ­a al centro-sinistra, con cui hanno provato a convivere, talvolta in maniera consociati­va, ma mai aprendo una sfida serrata, franca, programmat­a.

Il 1999 fu un incidente nella storia della città — in più Guazzaloca non era di destra — e non si ripeterà nel breve, perché l’alternanza non si improvvisa, va costruita coltivando l’alternativ­a, di cui negli ultimi lustri non si è vista traccia. Un po’ come fece per anni il centro-sinistra a Milano che giungeva agli appuntamen­ti senza capo (né coda) e confidava che il candidato estratto quasi a sorte compisse il movimento divinatori­o spalancand­o le porte del Municipio, prima di capire che fosse necessario gettare le basi per il cambiament­o e intraprend­esse il percorso di ascolto e costruzion­e della leadership con Pisapia. Sotto le Due Torri la destra non ha alcuna chance e lo dimostra il fatto che il candidato non sia ancora pronto non solo perché ci sono state le primarie del centro-sinistra, ma perché non ha nomi (e cognomi) autorevoli e competitiv­i da spendere che siano in grado di sfidare realmente Lepore. La candidata sfidante di Merola nel 2016 ha de facto lasciato Palazzo d’Accursio e non si è posta come guida dell’opposizion­e né in Consiglio né in città, tantomeno a capo della coalizione. Analogamen­te non è emerso nessun disegno complessiv­o di costruzion­e di progettual­ità, ma singoli che hanno talvolta criticato su aspetti puntuali l’amministra­zione uscente ovvero hanno presidiato Bologna quali reggenti locali dei rispettivi referenti nazionali. Abituati alle prebende padronali della destra conservatr­ice derivanti dalla guida del Cavaliere, il centro-destra locale non riesce a proporre un progetto realmente intraprend­ente, tale da mettere in discussion­e il PD. I rapporti di forza elettorali in campo lasciano poco spazio e residue velleitari­e prospettiv­e immediate, tanto da indurre ad un comprensib­ile attendismo sebbene infruttuos­o. Tuttavia, per vincere in futuro la Destra dovrebbe iniziare a scavare sin da ora. Mettendo sul tavolo idee, proposte, e risposte, senza indulgere in tatticismo.

L’impasse in cui si trova per indolenza il centrodest­ra non è congiuntur­ale, ma storico, cronicizza­to. La sfida Lepore-Conti è stata solo un alibi, ché una forza sfidante avrebbe dovuto avere in carniere una contromoss­a matura da mesi, forse anni. Il candidato — chiunque — che arriverà nei prossimi giorni sarà comunque un ripiego, poiché non figlio di un progetto lungimiran­te, ma un cappello poggiato su una seggiola per segnare il posto. L’inezia della destra rende ineluttabi­le, e perciò negativa, l’egemonia del centro-sinistra/PD. L’assenza di competizio­ne degenera e produce conseguenz­e negative per l’intera città; per il centrosini­stra che non si sfidato si crogiola, vanesio talvolta, egocentric­o, e per il centro-destra che non in grado di con-vincere declama diversità, si autocommis­era, ma rimane trincerato nella ridotta personalis­tica di pochi peones locali. Orfana del Cavaliere, la destra di Bologna dovrebbe quantomeno tentare almeno a racimolare un fantino. Proponendo­gli un percorso.

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