Corriere di Bologna

Il bianco avanza, rosso Bologna addio?

Nuovi colori nelle strade del centro Complice il «bonus facciate», la città sta pitturando di nuove cromie i suoi palazzi, al posto del colore della tradizione. E tra gli architetti c’è chi non approva

- di Fernando Pellerano, Elisa Grossi

Sempre più palazzi cambiano faccia, spesso grazie all «bonus facciata» che invoglia ad abbellire edifici datati e spesso anneriti dall’inquinamen­to e rovinati dall’incedere aggressivo e inesorabil­e degli anni. Alcuni palazzi però a sorpresa cambiano anche colore come è evidente in via Ugo Bassi: il bianco ha preso il posto del rosso e del giallo. Non è la prima volta che accade sotto le Due Torri, ma c’è chi storce il naso temendo che la città si snaturi.

Non è tutto «rosso» quel che luccica. Pennellate di bianco infatti avanzano in città sulle facciate dei palazzi d’epoca in centro storico. Non si spaventino i bolognesi, Bologna non perderà il suo colore di vocazione: da sempre, di tanto in tanto, si rispolvera­no colori e tonalità. Imperversa­no ponteggi e impalcatur­e figlie del «bonus facciate», poi una volta smontate arrivano le sorprese. Ora tocca al bianco, ma già era successo una trentina d’anni fa con l’avallo degli uffici comunali. Uno sguardo comunque nuovo o comunque insolito e raro.

In via Caprarie, angolo Drapperie, quello di Padre Marella, il palazzo è diventato bianco avorio. Ancor più evidente il maquillage in via Ugo Bassi, angolo Giacomo Venezian, dove il rosso stinto che prima campeggiav­a sull’edificio della Generali si è trasformat­o in un bianco totale (portico compreso) e in una nuova pavimentaz­ione. Ora, il fronte sud della strada, con altri tre immobili già molto chiari, non ha più niente di rosso.

Interventi avallati dalla Sovrintend­enza in seguito a ricerche, valutazion­i, documenti. Peccato che l’istituzion­e di via IV Novembre, interpella­ta, preferisca il silenzio (rimandando a convegni e studi di settore) piuttosto che spiegare serenament­e ai cittadini. In ogni caso non sono certo questi gli unici palazzi bianchi presenti, basti pensare a casa Carducci o al palazzo, ben visibile, di via Santo Stefano angolo de’ Coltelli. Così come non mancano edifici rosa shocking, coma la chiesa di via Castiglion­e, per restare sull’antico.

Mentre altri cantieri lavorano su decorazion­i e ornamenti, fra cui il Canton de’ Fiori, ieri si è inaugurata la nuova facciata del Sole recuperand­o invece i colori del 1889 quando venne eretta insieme a via Indipenden­za: un prepondera­nte color mattone di carattere che non proseguirà nell’ala adiacente, che rimarrà gialla, e che sarà conclusa ad agosto (ma lì c’è un incredibil­e problema di proprietà asimmetric­he).

Il dibattito, mai negativo in sé, è più vivace sul bianco riaffiorat­o. Gli stessi addetti ai lavori si interrogan­o su quanto sia opportuno «osare» nel restauro di un edificio storico come quello di via Ugo Bassi. «Da tempo a livello globale assistiamo a una tendenza verso il bianco — osserva l’architetto Nicolò Lewanski —: non so dire se di questo aspetto algido piaccia la discrezion­e o la presunta innocenza, ma di certo è molto presente. Credo che a questo punto la discussion­e diventi se sia possibile un’attualizza­zione del nostro patrimonio architetto­nico o se sia da privilegia­re un’identità locale uguale a se stessa nel tempo».

Più cauto è il collega Giambattis­ta Ghersi: «Si tratta di un angolo importante per la città, posto al crocevia di due strade trafficate e vissute. Si può apprezzare la continuità cromatica con gli altri edifici di via Ugo Bassi, ma in effetti in questo caso particolar­e ci poteva forse essere un’attenzione maggiore. Un cambiament­o del genedell’Arena re può disturbare: la città è un bene comune ed esiste una memoria storica per cui quell’edificio è sempre stato visto come era prima». Sulla stessa linea anche l’architetto Marco Prodi: «Da cittadino, penso a Bologna colorata di giallo e rosso: il bianco è più leggero ma non ci appartiene». Sulla distinta visione dei profession­isti e dei bolognesi si concentra l’ingegnere Andrea Guidotti: «Ritengo che il cambio di piano cromatico sia stato approvato dalla Cqap (Commission­e per la qualità architetto­nica e il paesaggio, ndr), i cui membri fanno riferiment­o a un proprio sentire, che guida la loro attività profession­ale. Ma come nasce questo sentire? C’è distanza tra la formazione e la prassi profession­ale dei tecnici e il comune sentire, mentre tra queste due polarità dovrebbe esserci una dialettica costruttiv­a: in campo c’è l’immagine della collettivi­tà».

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 ??  ?? In via Rizzoli Lavori in corso sulla facciata del palazzo che ospita il Canton de’ Fiori
In via Rizzoli Lavori in corso sulla facciata del palazzo che ospita il Canton de’ Fiori
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Fresco di pittura (bianca) il palazzo che ospitava Padre Marella
In via Caprarie Fresco di pittura (bianca) il palazzo che ospitava Padre Marella
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Dopo Il palazzo di via Ugo Bassi dopo il restyling curato da Beta Architetti di Daniele De Paz e Giacomo Ricci (foto Nucci/LaPresse)
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Prima Il palazzo di via Ugo Bassi prima dei lavori

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