Il bomber d’Olanda firma e sogna «In area faccio gol»
Nel nome del padre. Sydney Van Hooijdonk è arrivato a Bologna accompagnato da papà Pierre, attaccante della nazionale olandese in auge tra gli anni 90 e l’inizio del 2000: 14 gol in 46 presenze con la nazionale Oranje e una carriera vissuta tra Olanda ed estero (Celtic, Nottingham Forest, Benfica e Fenerbahce, dove ha vinto due titoli turchi), con la chicca della Coppa Uefa vinta da capocannoniere con il Feyenoord nella stagione 2001/02. Una carriera passata a gonfiare reti, come dimostrano i 376 gol segnati in poco meno di 700 partite: medie impressionanti per l’attuale commentatore della tv di stato olandese, che dopo l’Europeo finito male per la squadra di De Boer ha accompagnato il figlio Sydney nella sua prima avventura fuori dall’Olanda.
Classe 2000, Sydney firmerà oggi un quadriennale da 400.000 euro netti a stagione. La sua carriera era iniziata al VV Beek Voruit, poi il passaggio al Nac Breda con cui ha fatto buona parte della trafila delle giovanili mostrando di avere il dna paterno. 25 gol con l’Under 19 gli sono valsi il primo contratto da professionista nel 2018 (il triennale appena scaduto) ed è arrivato presto in prima squadra: comparsa nella Eredivisie 2018/19 (136 minuti giocati), poi due anni in Eerste Divisie — la serie B olandese — con 22 gol in 56 partite tra campionato e playoff, 16 dei quali nell’ultima stagione.
L’exploit dell’ultimo anno lo ha portato alla decisione di lasciare l’Olanda e il Nac, dove giocò anche papà Pierre, da svincolato: sembrava a un passo dall’Udinese, poi l’inserimento del Bologna. E chissà che anche in rossoblù non sfoggi il numero 17 usato a Breda, scelto pensando al padre: «Al Nac Breda il numero 9 era impegnato — spiegò tempo fa alla testata indehekken.net — e ho pensato che fosse carino prendere il 17 che era il numero di mio padre».
Alto 1.90, dotato di un fisico abbastanza slanciato e abituato a giocare da prima punta, Sydney si è allenato spesso con papà Pierre per rubargli un altro segreto, quello da kicker sui calci di punizione. «Mi sono allenato tanto sulle punizioni, ho segnato qualche gol e colpito tre traverse — racconta — sono bravo di testa ma non è la mia specialità. Ho fiuto del gol e quando sono in area avversaria non perdono». Parole che sulla carta sono musica per le orecchie di Mihajlovic, alla disperata ricerca di un finalizzatore della notevole mole di gioco rossoblù: si dovrà adattare al calcio italiano e all’ovvio salto di qualità tra le difese della Eerste Divisie olandese (definita dagli scommettitori la patria dell’over) e quelle della serie A, ma voglia e convinzione non mancano.
«Il sogno, un giorno, sarebbe giocare in Inghilterra — disse in quella intervista in Olanda — ma anche l’Italia mi piace molto». La serie A è pronta a diventare casa sua, per sfondare là dove bomber-papà Pierre in carriera non arrivò mai.
” Quando arriva il pallone giusto non perdono Mi sono allenato tanto sulle punizioni, mentre il gioco di testa non è la mia specialità Uso il 17, il numero di mio papà