Regione, industriali e Cgil: sì al patto
Bonaccini: una legge per trattenere e attrarre i migliori «cervelIi». Caiumi: Milano o Firenze? La prima
Regione, industriali e sindacati sottoscrivono la proposta di un patto per «rinnovare» Bologna lanciata da Romano Prodi, che pensa a urbanisti di fama internazionale per disegnare «Bologna la Dotta 2.0», a partire da un nuovo campus fuori dal centro per le discipline scientifiche. «Tocca alla Città metropolitana indicare il progetto, ma noi le saremo al fianco», dice il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che di fronte alle prospettive di crescita e al rischio che manchino le competenze per i posti che si andranno a creare promette una legge per non perdere cervelli e anzi «attrarre talenti dall’estero e trattenerli qua».
«Trovo molto interessante la proposta di Romano Prodi, è un approccio che come Regione abbiamo sempre perseguito», sottolinea Bonaccini, ricordando il coinvolgimento dei tanti soggetti riuniti attorno al Patto per il lavoro e per il clima. Ma Viale Aldo Moro, ricorda il governatore, «programma, non gestisce. Quello spetta agli enti locali. Di certo
Matteo sa che ci troverà al suo fianco, perché la suggestione avanzata da Prodi è davvero bella». Il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, ritrova nella proposta del Professore le tracce di «un percorso che stiamo perseguendo da qualche anno e che ora trova un punto di collimazione». Da tempo, sottolinea Caiumi, gli industriali chiedono di «riconoscere la centralità della Città metropolitana, che non significa deprezzare il ruolo di altri territori».
«Questo è il capoluogo di uno dei territori che esporta di più nel mondo e si deve confrontare con altre città a livello europeo e internazionale, un punto su cui ora sentiamo convergenza anche dal nuovo sindaco», sottolinea il presidente di Confindustria Emilia, confidando che questa corrispondenza di visione sul futuro di Bologna si trasferisca «ai tavoli di lavoro regionali e a quelli della Città metropolitana». Il leader degli industriali d’Emilia sposa anche la necessità di una affidare ai migliori urbanisti il disegno della Bologna che verrà. «Serve qualcuno che abbia già ripensato altre città nel mondo, può anche essere un talento italiano, l’importante — sottolinea Caiumi — è che abbia già vissuto quell’esperienza. Bisogna avere la capacità di mettere in discussione alcune aree, abbiamo l’opportunità di una Fiera in città che può essere utilizzata in modi nuovi». Nessun dubbio, invece, sull’asse strategico su cui puntare. «Milano o Firenze? Milano, senza dubbio. Una buona relazione con Firenze è importante, ma Milano è la città della finanza e dei servizi, noi rappresentiamo la manifattura intelligente. Siamo connessi come le parti di un motore».
Dal mondo dei sindacati anche il segretario della Cgil di Bologna, Maurizio Lunghi, sposa il ragionamento di Romano Prodi sul futuro di Bologna. «È azzeccato. Con il Tecnopolo arriveranno investimenti importanti e grandi capacità di spesa, una combinazione — dice Lunghi — che può consentire grandi scelte per la città dei prossimi vent’anni». La tenuta dell’occupazione e la qualità del lavoro sono le priorità del sindacato, ricorda il segretario della Cgil, ma ci sono all’orizzonte anche «scelte che ridisegnano il territorio in chiave metropolitana e riconfigurano il tessuto industriale». Scelte che vanno condivise «ai tavoli di confronto con tutti i soggetti che rappresentano l’ossatura della città».
Con il Tecnopolo arriveranno investiment i importanti e grandi capacità di spesa, una combinazione che può consentire grandi scelte per la città dei prossimi vent’anni