Francesco Ciancabilla «Adoro i dimenticati e chi vive nell’ombra»
Francesco Ciancabilla torna a Bologna con una mostra personale. Lo fa dopo 6 anni dall’ultima esposizione al Pratello, e soprattutto dopo 38 anni dall’omicidio di Francesca Alinovi, critica d’arte a lui legata da una relazione sentimentale tumultuosa per il quale, nonostante le sue dichiarazioni d’innocenza, fu condannato a 15 anni di reclusione. Una vicenda rimasta nella memoria della città come se il tempo si fosse cristallizzato.
«In realtà vengo spesso e molto volentieri a Bologna, qui ho diversi familiari e tanti amici. Sinceramente non mi interessa cosa pensa di me la città, io sto bene, non avverto più di tanto un clima ostile, credo sia più che altro una cosa mediatica e questo un po’ mi rompe». Pena scontata nel 2005 dopo una dozzina di anni di latitanza, in Brasile e in Spagna. Nove anni di carcere e una vita segnata dagli eventi di quella domenica del 12 giugno 1983. «Non so come si possa superare questa “sensazione”, quello che volevo dire ormai l’ho detto. Nella precedente mostra nello studio del restauratore Camillo Tarozzi ho rivisto tanti vecchi amici, i sopravvissuti, e non ci sono stati problemi».
In realtà 6 anni fa inizialmente era stato invitato da Arte Fiera, no? «Sì, ma mi hanno detto che qualcuno pose il veto, per cui andai da Tarozzi». Strascichi appunto. «Alimentata dalla morbosità dei media». Ciancabilla ha voltato pagina, da artista, quello che era e quello che è. Frisco il suo nome, riconoscibilissime le sue opere realizzate con uno stile pop e con tecniche da street artist che si rifanno agli stencil.
Sono dodici le tele in grande formato che sabato 30 ottobre alle 17 presenterà personalmente a FluArt, spazio di arte urbana di via Montegrappa. Titoli sintetici, ma evocativi: «Siria», «Mediterraneo», ‘«Kenya», «Italia», «Spagna» ‘«Senegal», «Russia», «Costarica» e così via.
Frisco raffigura persone di questo mondo che evocano storie complicate e dolorose, sofferenti e marginalizzate. Un popolo di dimenticati. «Immagini che bramano dialogo» scrive la giovane curatrice Marta del Mutolo.
Esplicativo il titolo della mostra, «Una folla uscita dall’ombra», che per certi versi parla anche dello stesso artista: uscito dall’ombra dopo una parentesi di 22 anni, 1983-2005. «Viaggio molto, attratto dalle persone, ho sempre avuto interesse per i dimenticati. Torno a esporre dopo 4 anni e dopo un lungo soggiorno in India e poi il lockdown. Sono quindi tutti lavori nuovi».
Cosa si aspetta da questa mostra? «Il successo della precedente, sia per affluenza sia per le vendite: solo a Bologna ho venduto così tanto, 20 tele sulle 22 esposte (fra le quali il ritratto dell’Alinovi che fece arrabbiare la sorella Brenna ndr)».
Ora vive e lavora a Pescara, non tornerà a vivere a Bologna? «Ora sto accudendo mia madre in futuro penso a un paese al caldo, con il mare più che a Bologna, anche se qui ho tanti amici e diversi familiari».