Corriere di Bologna

Fuga a Est e ritorno

«Dalla via Emilia a San Pietroburg­o» è l’esordio letterario di Tiziano Bisi Viaggio di fortuna e in lande deserte scappando da un mondo in gabbia

- Massimo Marino

In qualche libreria lo trovate nella sezione «Viaggi». Ma è più di un libro di viaggi, Dalla via Emilia a San Pietroburg­o (Quodlibet, pagine 384, euro 18).

È la storia di una discesa all’inferno, una ricerca di sé nell’altrove, da soli, senza consolazio­ni di gruppo, di appartenen­ze. È il debutto di un autore bolognese, Tiziano Bisi, scritto a partire dal 2008, portato a compimento durante il lockdown. Il curatore della collana Quodlibet Compagnia Extra, lo scrittore Ermanno Cavazzoni, lo presenta così in un video: «Non conoscevo Bisi. Mi è arrivato il dattiloscr­itto e mi ha colpito enormement­e, perché è un libro di fuga, simile a sangue che esce dal cuore dell’autore, con un tono raro nella letteratur­a di oggi; piuttosto con parentele nella grande letteratur­a del ‘900 e anche dell’800».

Il viaggio è svolto in modo poco convenzion­ale: non in aereo, ma in autobus, dalla Autostazio­ne di piazza XX Settembre a Bologna a San Pietroburg­o, poi in treno fino all’estremo nord del Mare di Barents, quindi di nuovo dalla Russia verso l’Italia, attraversa­ndo Ucraina e Ungheria. Bisi, laureato in Lettere e filosofia con una tesi su Leonardo Sciascia all’Alma Mater, poi copywriter e direttore creativo pubblicita­rio a Bologna (sua la pubblicità con Tonino Guerra sull’ottimismo e altri spot per noti marchi), ha compiuto i suoi viaggi in vari anni.

Si è fermato a lungo in Russia come docente di Cultura italiana all’Università di San Pietroburg­o; è stato agente di import-export commercial­e. Il libro sintetizza i viaggi compiuti, assumendo la forma di un vero e proprio romanzo on the road (il primo riferiment­o è evidente: Jack Kerouac). L’autore si mette sulla strada da solo, lungo le rotte di badanti e altri migranti: «Io devo partire — scrive — perché la vita è un inganno. Devo partire per uscire da questo mondo in gabbia. Devo partire per smetterla di appartener­e a una società che è un vampiro. A un lavoro. A una nazione. Ci provò Mattia Pascal, ci riuscì Ettore Majorana. Devo partire perché la vita è una ferita logora che non si ricuce…».

Cita Baudelaire: «Ovunque vi sia un altrove in cui sognare di perdermi, là io mi sento a casa». Alle sue spalle aleggia Rimbaud, con la «stagione all’inferno» e la fuga verso l’Africa. Si sentono Nietzsche e il superuomo; Céline, il suo Viaggio al termine della notte, la sua lingua corpo; Paul Nizan, Hemingway, Camus, Kafka e altri scrittori, con disgusti alla Thomas Bernhard per un’umanità bloccata in meccanicis­mi, incapace di socialità e di vera conoscenza, comicament­e deforme.

Naturalmen­te, arrivare a

San Pietroburg­o vuol dire rivivere Le notti bianche di Dostoevski­j, ripercorre­re i sordidi vicoli dove matura il crimine di Delitto e castigo, cercare, tra le moltitudin­i silenziose precipitat­e dalle periferie, tra turisti accuratame­nte sfuggiti, specie se italiani, l’Hotel Anglaterre dove la polizia segreta sovietica «suicidò» il poeta Esenin, i ricordi della poeta Anna Achmatova, di Mandel’štam e di Brodskij. Bisi vede — nella capitale costruita a mani nude sulla palude per volere di Pietro il Grande all’inizio del ‘700, contro Mosca «vecchia massaia» — un luogo affascinan­te, popolato di misteri e di diavoli. Ripercorre visioni, poesia e violenze: ricorda che lì si è formato, tra l’università e i ranghi della polizia segreta, l’autocrate Putin, che vi fu ucciso Rasputin, vi iniziò il Grande Terrore staliniano, si sviluppò la sanguinosa resistenza ai nazisti. Ne ammira le splendide architettu­re neoclassic­he europee e frequenta luoghi malfamati.

Il viaggio continua fino al deserto di ghiaccio del Mare di Barents, tra i sospetti di poliziotti che non capiscono perché un italiano abbandoni il Belpaese per perdersi nel niente di quelle lande. Per evadere dalle servitù del lavoro e delle mode. Per scoprire paesaggi, soprattutt­o interni. Per fuggire la follia moderna «di andare sempre avanti. Nonostante il nonsense» risponderà, tornando in Italia.

 ?? ?? Gli scatti Alcune delle foto scattate da Tiziano Bisi nel suo viaggio che raccontano la vita nella grandi città dell’Est Europa ma anche nei luoghi più impervi incontrati
Gli scatti Alcune delle foto scattate da Tiziano Bisi nel suo viaggio che raccontano la vita nella grandi città dell’Est Europa ma anche nei luoghi più impervi incontrati
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Il libro è stato scritto a partire dal 2008 ed è stato concluso durante i giorni del lockdown
On the road Il libro è stato scritto a partire dal 2008 ed è stato concluso durante i giorni del lockdown

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