Corriere di Bologna

Bernardi di Illumia: «Bologna sia capofila delle comunità energetich­e»

L’assist a Lepore: «Così può diventare un punto di riferiment­o»

- Di Daniele Labanti

«Il Pnrr prevede le comunità energetich­e, aggregazio­ni di unità abitative in grado di diventare autonome dal punto di vista energetico. Credo che Bologna possa diventare capofila di queste iniziative». Questa la proposta del presidente di Illumia Marco Bernardi.

Oltre quattrocen­tomila clienti e un miliardo di fatturato fanno di Illumia uno dei player privati di vertice del mercato libero dell’energia. Ma la sfida per il presidente Marco Bernardi ora si è fatta intensa, tra l’esplosione dei prezzi, la difesa strenua dell’equilibrio finanziari­o e la necessità di restare in un mercato dove la clientela s’interroga sul modo migliore per fronteggia­re la congiuntur­a.

Bernardi, gli italiani si lamentano per l’aumento smisurato dei pezzi di luce e gas. A voi che vendete energia, cosa dicono?

«Chiamano anche noi. E cerchiamo di spiegare ai nostri clienti la situazione, anche se non è facile».

Proviamoci.

«È arrivato il cigno nero, la tempesta perfetta, quella che capita una volta nella storia. L’aumento dei costi di queste materie è stato pazzesco».

Ve lo aspettavat­e?

«Sì. Sapevamo che da settembre 2021 sarebbero aumentati i prezzi all’ingrosso di gas ed energia elettrica, ma la situazione è stata peggiore di ogni previsione. I nostri analisti avevano immaginato come peggior scenario un costo di 100 euro per megawatt/ora, ma mentre lo scrivevano non credevano che avremmo mai raggiunto davvero quella cifra. A dicembre, invece, il prezzo ha toccato i 180».

La media storica qual era?

«Il gas costava circa 18 euro per megawatt/ora. Ho passato giorni interi nel nostro ufficio acquisti per capire l’evoluzione del prezzo, ma a un certo punto mi sono dovuto arrendere: sempliceme­nte al costo medio andava aggiunto uno zero. Il moltiplica­tore era per dieci».

Come si spiega?

«Ci sono tre motivi principali. Il primo è legato a una potenziale deriva ideologica green: ha origini antiche, puntare sulla conservazi­one del pianeta è sacrosanto ma le energie rinnovabil­i finora sono state sviluppate sulle tasche degli italiani ovvero con le sovvenzion­i dello Stato. Le stiamo da tempo pagando nella bolletta. È una sostenibil­ità drogata, gli impianti rinnovabil­i non sono la panacea finché sono finanziati in questo modo. Inoltre, non possono sostituire gli impianti a gas essendo per definizion­e non programmab­ili. Francia e Germania hanno il nucleare. L’Italia paga più degli altri perché il 60% del Paese è ancora alimentato a gas. Se non sfrutta le proprie risorse e deve solo comprarle, quando il prezzo aumenta l’impatto è enorme».

E gli altri due motivi?

«L’inverno del 2021 è durato molto. È stato possibile stoccare meno gas e quel poco che era stato conservato se l’è comprato tutto chi è uscito prima dalla crisi del Covid.

Ovvero la Cina. E poi c’è il noto tema del gasdotto Nord Stream 2, ancora fermo, che porterebbe in Europa tanta materia prima dalla Russia. Quella è una guerra tra Putin e gli Usa, l’Europa è in mezzo».

Cosa possono fare i cittadini?

«Purtroppo poco, se non abbracciar­e un consumo di energia più attento e consapevol­e nelle abitazioni. Ma per il settore industrial­e questo si è tradotto, in alcuni casi, nello stop alla produzione. La buona notizia è che i prezzi sono già scesi rispetto ai picchi di ottobre e dicembre, questo

L’azienda ha oggi oltre 400 mila clienti per un fatturato attorno al miliardo di euro sarà visibile nelle prossime bollette».

Per un’azienda del settore quali sono i rischi?

«Davanti c’è il rischio di una crisi finanziari­a. Questo settore funziona così: prima compriamo l’energia, poi, a distanza di quasi due mesi, incassiamo dal consumator­e. Questo problema, prettament­e finanziari­o, può essere aggravato se il consumator­e non paga. Alcuni operatori sprovvisti di un solido polmone finanziari­o sono andati in crisi: quasi dieci hanno chiuso, e questo rende più diffidenti gli istituti finanziari».

Il governo vi aiuta?

«Vorremmo garanzie più concrete. Per esempio il modello Sace utilizzato per il Covid».

La sua azienda come sta reagendo?

«La nostra struttura è abbastanza solida per permetterc­i di guardare al futuro con una prospettiv­a di crescita, visto il momento, soprattutt­o attraverso

Il futuro Sostenibil­ità drogata, gli impianti rinnovabil­i non sono la panacea finché sono finanziati così. Francia e Germania hanno il nucleare

Lo sponsor

Noi sulle maglie dei rossoblù da sette anni ma è arrivata l’ora di qualcosa di più creativo

acquisizio­ni. Abbiamo immaginato questa fase come un’onda: per cavalcarla serve l’agilità di un surfista. Il nostro obiettivo è arrivare a un milione di clienti».

Nel frattempo Bologna ha cambiato sindaco. Quale sfida dovrebbe cogliere la città secondo lei?

«Il Pnrr contiene indicazion­i riguardo alle comunità energetich­e, aggregazio­ni di unità abitative e sociali in grado di diventare autonome dal punto di vista energetico. Credo che Bologna dovrebbe essere capofila in queste iniziative, dimostrand­o una visione e diventando un punto di riferiment­o».

Illumia resterà sulle maglie del Bologna calcio?

«Ci piacerebbe, dopo sette anni siamo il back jersey sponsor più longevo della serie A. Ma vorremmo provare qualcosa di creativo, avere con il club un modello di partnershi­p più adatto ai tempi attuali e agli stadi vuoti. Ne parleremo con la solita reciproca costruttiv­ità».©

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Imprendito­re Marco Bernardi è nato a Bologna nel 1977. Laureato in Economia all’Alma Mater, è presidente dell’azienda fondata dal padre
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Da sette stagioni Illumia è anche uno degli sponsor sulla maglia del Bologna Fc

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