Seimila casi, ottomila «reclusi» I dati choc di bimbi e ragazzi
A fronte dei 6.457 contagiati a Bologna dal rientro in classe, c’è l’esercito dei «quarantenati»
Numeri ormai incontenibili quelli della scuola. E adesso iniziano ad aumentare i casi di bambini ricoverati a causa del Covid, spiegano i pediatri. A fare un quadro di quello che sta succedendo negli istituti bolognesi dalla ripresa delle lezioni il 7 gennaio è la Ausl di Bologna che ha studiato i dati fino al 23 gennaio. In queste due settimane circa di ripresa della scuola i casi segnalati sono stati 6.457 con una distribuzione sbilanciata sulle scuole primarie e sulle superiori. Sono stati infatti 2.160 i casi segnalati alle primarie (il 33,4% del totale) e 1.784 quelli alle superiori (il 27,6%) del totale, seguiti dai positivi alle medie con 1.251 casi, da quelli
nelle materne con 877 casi e dai 403 bimbi positivi nei nidi. Ma a preoccupare la Ausl sono soprattutto i bimbi più piccoli: «La maggioranza dei casi, il 53% — scrive nel suo report l’azienda sanitaria che spiega di aver attivato un nuovo applicativo per la gestione delle attività di tracciamento dei casi Covid e relativi contatti stretti — è stata segnalata nelle scuole dell’infanzia e primarie, contesti meno protetti dalla pratica vaccinale e a maggior rischio di comportamenti promiscui». Per questo motivo, spiega la Ausl, «alla luce dell’elevata quantità di casi da gestire, i tracciatori hanno posto maggiore attenzione alla classe di età 0-10 anni».
Ma la notizia che potrebbe indurre a ben sperare è che «se fino al 17 gennaio l’andamento temporale dei casi è stato di natura esponenziale — scrive la Ausl —, dal 21 gennaio si è osservata una stabilizzazione delle segnalazioni a livelli elevati».
Quanto alle quarantene, dal 7 al 23 gennaio sono stati invece emessi 7.947 provvedimenti, concentrati all’infanzia e alle primarie, dove basta un caso in sezione all’infanzia e due casi in classe alle elementari per mandare tutti in quarantena, e dove l’attenzione è più alta, visto che i bambini vaccinati (e vaccinabili) sono ancora pochi. «In linea con i criteri di priorità scelti nella gestione dei tracciamenti — scrive la Ausl — le quarantene emesse sono concentrate in materne e primarie (91%)». Così la divisione: 830 provvedimenti di quarantena nei nidi, 2.702 alla materna, 3.702 alle primarie, 351 alle medie, 362 alle superiori.
Numeri importanti che hanno messo in difficoltà anche i pediatri, stretti tra il cambio continuo dei protocolli e la gestione sanitaria di un numero crescente di bimbi con sintomi, talvolta importanti. «La curva è spaventosa, c’è una crescita esponenziale. Stiamo contando i casi — spiega Cristina Carboni, segretaria provinciale della Fimp, la federazione dei pediatri di libera scelta — e da inizio mese io per esempio ne ho avuti circa 130, i miei colleghi mediamente hanno gli stessi numeri. In generale la sintomatologia per i bambini resta contenuta, ma aumentando numericamente i casi ovviamente aumentano anche le complicazioni». Quindi crescono tra i più piccoli i casi di long covid, sindrome infiammatoria multisistemica, miocardite. «Alcuni bambini devono essere ospedalizzati, diversi colleghi hanno pazienti per cui è stato necessario il ricovero», spiega Carboni. Che considera ovviamente il vaccino l’arma più forte per evitare conseguenze gravi della malattia.
Intanto sia a livello nazionale che a livello regionale si continua nel tentativo di semplificare le procedure burocratiche, il che aiuterebbe anche i pediatri oltre alle scuole. Un esempio su tutti il tampone di fine quarantena che molti dirigenti scolastici chiedono anche nel caso non sia arrivata la lettera di quarantena della Ausl, andando però a sovraccaricare pediatri e medici di base. «Nei prossimi giorni — spiega il presidente regionale di Federfarma Achille Gallina Toschi — è previsto un aggiornamento della normativa, basterà la lettera della scuola per avere il tampone gratis per gli studenti». La circolare della Regione ancora non c’è, ma viale Aldo Moro ci sta già lavorando e la comunicazione informalmente è arrivata anche ai pediatri.
Aumentando tanto i casi aumentano le complicazioni e alcuni bimbi vanno in ospedale