Contratti equi, occupazione e sicurezza, Lepore lancia la carta etica della logistica
Il patto è sottoscritto da 30 enti e associazioni. Il sindaco: ci sono leggi nazionali ma chi opera a Bologna dovrà impegnarsi di più. Il Comune non vende le azioni dell’Interporto per «garantire la trasparenza degli appalti»
Bologna ha messo a punto una Carta per la «logistica etica» che ha l’ambizione di diventare un modello a livello nazionale. Una mossa, partita dal sindaco Matteo Lepore nei mesi scorsi, dopo gli infortuni e gli incidenti mortali sul lavoro sia all’Interporto di Bentivoglio sia sulla via per l’Interporto, per garantire maggiore sicurezza in un settore che solo a Bologna conta oltre 20 mila lavoratori e un fatturato di 4,3 miliardi.
Certo la legge nazionale prevede altre regole, ma per Lepore dovrà essere il capoluogo emiliano a segnare la differenza. «Anche se la legge prevede contratti giornalieri e concede certi tipi di comportamenti ai datori di lavoro, a Bologna bisogna fare di più e diversamente. Vogliamo andare oltre le previsioni di legge proprio per tutelare la salute dei lavoratori». Una volontà siglata ieri in Città metropolitana da Lepore e da altri 30 soggetti e istituzioni, tra cui il nuovo prefetto Attilio Visconti, Inail, Ausl, associazioni d’impresa, sindacati: tutti compatti nel sostenere il nuovo «protocollo» che prevede più controlli, lo stop al massimo ribasso, contratti a tempo indeterminato, clausole sociali, formazione continua e parità. Le aziende firmatarie, principalmente concentrate all’Interporto, che si impegneranno a tutelare di più i lavoratori, se riceveranno l’approvazione di un comitato metropolitano costituito proprio per il monitoraggio del settore logistica e della corretta applicazione della nuova Carta, potranno esibire il logo «Logistica etica».
«È la prima volta — ha detto ieri Lepore — che 30 soggetti diversi del territorio, inclusa la Prefettura, firmano una Carta che non è un mero protocollo di sito, ma un impegno politico per i prossimi 5 anni». Un impegno per salvare vite di operai che «purtroppo nel nostro territorio nell’ultimo anno hanno conosciuto diverse disgrazie: non si tratta di semplici infortuni sul lavoro, ma di persone che hanno perso la vita sia all’Interporto sia andando verso l’Interporto oppure in poli logistici privati». Certo è che, come conferma il primo cittadino, «la logistica è un settore strategico per Bologna, vogliamo investire sul trasporto via ferro anche per il cambiamento climatico, con un indirizzo chiaro: gli investimenti che cercheremo su Bologna nei prossimi anni punteranno sulla produzione, non sulla speculazione dopo magari aver acquistato i terreni». Il primo passo per il cambiamento: «Non vendere le azioni dell’Interporto — spiega —, cambiare lo statuto e impegnarci di più nei confronti delle imprese presenti affinché su appalti e subappalti ci sia la massima trasparenza». E nei prossimi giorni Lepore si confronterà con il ministro del Lavoro Andrea Orlando su quello che è stato definito «Il modello Bologna per il lavoro buono» proprio a partire dalla logistica etica.
Promette controlli l’assessore regionale al Lavoro Vincenzo Colla: «Servono ispezioni. Chi non sta alle regole deve sapere che può essere controllato, con un rafforzamento dell’organico dei servizi ispettivi anche in Emilia-Romagna. Dobbiamo anche capire dove concentrare i controlli, all’Interporto e nel settore della logistica sicuramente». È d‘accordo il presidente di Confindustria Emilia Valter Caium: «L’Interporto è un nodo nevralgico per anni trascurato, non solo dalla pubblica amministrazione». «Abbiamo avviato nel 2015 una battaglia che non abbiamo vinto contro le false coop — dice la presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane di Bologna Rita Ghedini, promuovendo la Carta —. Usano i nostri marchi e le nostre forme di aggregazione per operare in termini di dumping, producendo una degenerazione in particolare nella logistica».