Corriere di Bologna

Luci e ombre dell’Interporto tra sviluppo e precariato

Il direttore Crespi: migliorere­mo con formazione, controlli e trasporti

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La fotografia sull’Interporto assume due tonalità diverse. Tenendo come cartina di tornasole la morte di Yaya Yafa, il facchino di 22 anni morto schiacciat­o da un camion nel piazzale di carico e scarico del magazzino Sda lo scorso ottobre, i punti di vista sono contrari.

Se per la società che gestisce il polo logistico «è aumentata la coscienza sulla sicurezza da parte delle aziende»; per i sindacati cosiddetti conflittua­li nulla è cambiato: «Troppo lavoro svolto in orario notturno e a ritmi frenetici, contratti precari, poca formazione, nessun controllo se non concordato a priori, scarso rispetto delle clausole sociali nel passaggio da un appalto all’altro e medesime modalità di comunicazi­one circa l’interruzio­ne dei contratti», denuncia Tiziano Loreti dei Sìcobas, la sigla che rappresent­a la maggior parte del personale sindacaliz­zato in un’area in cui più della metà degli addetti, all’80% di origine straniera, non è iscritta ad alcun sindacato.

Il caso dei Whatsapp inviati a fine anno ai facchini Xbt, come già era successo a quelli di Logista, fra chi ha più consapevol­ezza dei propri diritti ancora brucia. Così come quel secondo infortunio in cui a novembre un dipendente Dhl perse sei dita rimaste schiacciat­e in un ingranaggi­o e, soprattutt­o, la recente morte di Muhammad Nazam avvenuta nei giorni scorsi all’alba sulla strada che lo portava a lavorare alla Yoox per LisGroup.

«Quella dell’Interporto è un’area molto vasta, in continua crescita e con diverse criticità— riconosce il direttore generale Sergio Crespi, che ha partecipat­o a tutti i tavoli che hanno portato alla stesura della carta per la logistica etica — Per questo sto lavorando da mesi per mappare tutte le presenze. Il dato più aggiornato del censimento, ancora in corso, registra 4750 lavoratori per 120 aziende e 43 cooperativ­e insediate». «Lo sforzo per un percorso migliorati­vo delle condizioni di vita e di lavoro rappresent­ato dalla carta etica — annuncia Crespi — proseguirà ora con il confronto per il rinnovo del protocollo di sito, che mi auguro riusciremo a firmare entro la metà di febbraio. Convochere­mo tutti i sindacati, anche quelli che due anni fa abbandonar­ono il tavolo». Leggi ancora i sindacati di base.

Tra le urgenze da risolvere, la mobilità e una maggiore inclusione dei lavoratori: «I mezzi Tper che collegano l’Interporto non hanno corse di notte e nei festivi e spesso viaggiano vuoti — analizza il direttore — : dobbiamo pensare ad aggiustame­nti per raggiunger­e tutti gli addetti», che, a volte, si spostano addirittur­a in bicicletta o monopattin­o.

«La carta etica dovrà essere applicata al meglio — conclude —: i corsi di italiano, per esempio, saranno fondamenta­li per superare le difficoltà comunicati­ve che spesso creano distanza fra dipendenti e aziende».

«Attendiamo l’invito e parteciper­emo al confronto», fanno sapere dai Sìcobas che dall’iter per la stesura della carta per la logistica etica si sono sfilati. «Troppa fuffa e nessun coinvolgim­ento vero del sindacato più rappresent­ativo nel settore», si limita a commentare Loreti.

Alessandra Testa

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