La grande festa a colori
Se quest’anno il Carnevale in presenza rimarrà in dubbio fino all’ultimo, a causa della pandemia ancora in corso, ciò che rimane certo è lo spirito di questa parte dell’anno che affonda le sue radici nella tradizione cattolica, anche se la sua vera origine risale ai tempi dei romani e dei greci. In tanti casi i festeggiamenti sono stati già posticipati alla prossima primavera, ma c’è anche sempre chi ci spera ancora.
A rimanere certe per ora rimangono solo le tradizioni, che anche quest’anno, in un modo diverso, verranno portate avanti. A Bologna, così come in tante altre città italiane, il Carnevale ha una storia recente che nasce nel dopoguerra, e in particolare nel 1953 .
Fu il cardinale Giacomo Lercaro ad istituire il Carnevale dei bambini da tenersi il martedì grasso e la domenica precedente. L’evento principale da allora fino ad oggi, pandemia permettendo, però è stato sempre uno solo: la classica sfilata dei carri in maschera, con partenza da piazza VIII Agosto e arrivo in piazza Maggiore con il discorso di Balanzone e la distribuzione di giochi e dolciumi.
Infatti una delle maschere più famose della tradizione emiliano-romagnola è quella del dottor Balanzone, che ha preso forma sul palco della commedia dell’arte: un professore saccente e presuntuoso.
Una sorta di caricatura del dotto e tronfio leguleio bolognese. Lo stesso nome lo dimostra, perché Balanzone è la trasformazione dialettale di bilancione, cioè bilancia, il simbolo della legge.
Ha un vestito classico, una toga nera, colletto e polsini bianchi, gran cappello, giacca e mantello. Ama fare lunghi discorsi spesso senza senso, vantarsi dei suoi titoli ma gode di molta stima tra le maschere. Non nega mai il suo aiuto, ma spesso parla e condivide opinioni e pareri di scarso valore. Si esprime con un linguaggio strampalato, zeppo di antichi proverbi e citazioni latine, ma detti a sproposito e spesso storpiati, tanto da lasciare stupiti e a bocca aperta tutti quelli che lo ascoltano.