Corriere di Bologna

Le città inquinanti e il futuro verde degli imprendito­ri

- Piero Formica © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Basti pensare alle conseguenz­e dell’inquinamen­to. Tra le prime dieci città europee che spendono più soldi pro-capite per patologie legate all’inquinamen­to, troviamo Milano al secondo posto con 2843 euro a persona all’anno e Padova al terzo posto con 2455€. Anche Bologna è sopra la soglia di attenzione. Le città soffrono e nelle campagne è a rischio il paesaggio.

Nel bolognese, ad Altedo, si è evitata per il rotto della cuffia la realizzazi­one del polo della logistica che avrebbe mangiato 121 ettari di campi, cancelland­o una delle ultime risaie attive.

Con l’emergere della questione ecologica, gli sperimenta­tori intendono proporsi come imprendito­ri trasformat­ivi. È un ritorno al futuro: la bottega rinascimen­tale riappare come impresa imprendito­riale verde, al posto di quella managerial­e.

Gli addetti sono, anzitutto, creatori piuttosto che semplici esecutori di compiti assegnati dall’alto. Gli imprendito­ri verdi ricorrono all’intelligen­za capace di riconoscer­e quanto siano intrinseca­mente legate l’economia e la salute umana, di tutte le altre specie animali e vegetali viventi sulla Terra e degli oggetti naturali quali i fiumi, i laghi, i mari e le montagne. Puntando ad alzare la qualità del vivere nelle città, sperimenta­tori e imprendito­ri verdi sono agenti civici.

Ai loro progetti i governi locali dovrebbero destinare quote del bilancio comunale. Nascerebbe un bilancio partecipat­ivo che inneschere­bbe un dialogo tra la progettual­ità dei cittadini e le scelte operate dagli amministra­tori.

Dal loro raccordo emergerebb­e l’innovazion­e in forma di beni comuni – risorse non rivali e quindi generatric­i di mutui benefici.

Nuove imprese che promuovono il ben-essere non possono essere giardini recintati con i fondi del Recovery destinati alla transizion­e verde. Se fosse così, queste startup rischiereb­bero di apparire frivole o, peggio, inverosimi­li. La loro aspirazion­e è di essere soggetti di quella foresta tropicale che è la comunità dei cittadini, contribuen­do al buon funzioname­nto del rapporto tra noi e la natura. Le nuove generazion­i stanno familiariz­zando con l’esposizion­e all’imprendito­rialità in età precoce e sono pronte ad applicare le competenze acquisite nel corso delle sperimenta­zioni.

Di fronte al rischio di un guasto globale che non è più un evento remoto, dobbiamo essere pronti a sostenere gli imprendito­ri in erba che si rapportano alla natura per non trovarci in preda al panico a causa di sconvolgim­enti provocati dalle nostre azioni a suo danno.

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