Rivoluzione alla Fortitudo
Castelli: «Entro la prima decade di febbraio avremo nuovi soci e cambierà l’assetto del club»
pare di tre milioni — alla gestione quotidiana della squadra che deve portare a casa la salvezza, ha ancora bisogno di Pavani. «Anche per il rapporto di stima e amicizia che ci lega, mi resta grande rammarico per la sua decisione di non recedere dai propositi manifestati domenica sera» dice Emiliano Castelli, presidente del Consorzio Fortitudo che detiene il 100% delle quote della società.
È la prima volta che la proprietà fa sentire in qualche modo la sua voce, ma di fatto non c’è ancora stata alcuna discesa in campo di personaggi nuovi, come la piazza sperava. «L’appuntamento della prima decade di febbraio, già in calendario da tempo, dovrà portarci non solo a formalizzare l’ingresso di questi nuovi soci, ma anche a definire il nuovo assetto societario» aggiunge Castelli. Che quindi non corre per la presidenza del club, per quanto il ruolo sia prettamente simbolico, ma in qualche modo si espone: «Ci tengo a sottolineare che il Consorzio sta continuando a garantire la sostenibilità del progetto Fortitudo».
Ad affiancare il club nel suo percorso di assestamento vengono citati lo studio Sherman Advisory ed alcuni professionisti veneti, Benvenuto Marin e l’avvocato Andrea Minozzi, oltre a Gian Luca Galletti, quest’ultimo l’unico nome noto in città, già parlamentare e ministro della Repubblica, da anni in orbita biancoblù anche senza mai ricoprire ruoli societari, a parte quello di presidente onorario della Fondazione, contenitore ormai svuotato.
Tornando a Pavani, ieri è stato anche il momento dello sfogo personale dopo la contestazione di domenica. «Inutile nasconderlo, la decisione che ho preso è figlia della grande delusione accumulata negli ultimi due anni. Tutti fanno errori, ne ho certamente fatti anch’io, ma ho sempre lavorato per il bene della Fortitudo, dal primo giorno fino alle ultime, difficilissime stagioni».
Enrico Schiavina