Corriere di Bologna

Il tenore Aronica è Caravadoss­i nell’opera di Puccini che domani inaugura la stagione lirica al Comunale «Ho iniziato imitando Del Monaco»

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«È vero, anche se il personaggi­o politico è Cesare Angelotti, bonapartis­ta ed ex console della Repubblica Romana, che però ha una presenza incisiva solo all’inizio dell’opera, per poi tornare nel secondo atto».

Un periodo a tinte fosche, un po’ come quello attuale.

«Oggi siamo in guerra contro un nemico invisibile, combattiam­o una rivoluzion­e per combattere il virus. La paura ce l’abbiamo sopra la testa, i rapporti non sono più gli stessi, temiamo di contagiare parenti, amici, i colleghi stessi. Speriamo finisca presto per riguadagna­re quella libertà che auspicavan­o nell’800».

L’allestimen­to di un’opera lirica quanto è condiziona­ta

dalla pandemia?

«Oggi un regista deve pensare tutto in rapporto alle norme, alle distanze da rispettare, alle mascherine che rendono diverso il canto. È un po’ come usare, per dirla alla Cavaradoss­i, una tavolozza di colori diversa da quella usata in precedenza».

È vero che si è appassiona­to alla lirica da piccolo?

«Da bambino mi capitò tra le mani un’audiocasse­tta di Mario Del Monaco, che cantava varie arie e Un amore così grande. Allora iniziai a scimmiotta­re quella voce meraviglio­sa, anche se prima di allora non avevo mai sentito nulla».

Nei suoi oltre trent’anni di carriera come è cambiata la lirica?

«Credo che per avere un futuro migliore occorra tenere sempre d’occhio il passato. Nel mio caso penso al filo che unisce giganti come Caruso, Beniamino Gigli, Del Monaco e Pavarotti. Certo, oggi il pubblico non reggerebbe un cantante che sta un’ora senza fare un movimento, anche se ha una voce meraviglio­sa».

Il Comunale è un po’ casa sua, visto che a Bologna ha deciso di viverci.

«Io sono romano di nascita, anche se con papà siciliano e madre sarda, ma ho scelto Bologna, una città che offre davvero tantissimo. Mi piace fare lunghe passeggiat­e, a San Luca e al parco di Villa Ghigi, peccato solo per la troppa umidità».

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