Se la coppia scoppia
Bergamasco e Marchioni in «Chi ha paura di Virginia Woolf»: «Analisi dello stare insieme»
Un gioco al massacro di coppia in una notte in cui a farla da padrone sono competizione, sopraffazione, autodistruzione tra moglie e marito. Il testo teatrale di Chi ha paura di Virginia Woolf?, scritto da Edward Albee nel 1962 e portato in scena nell’America dei selfmade men, sessanta anni dopo è ancora una lettura che scandaglia le dinamiche passionali e la crisi del rapporto di coppia ai tempi d’oggi. Fresco di debutto lo scorso 9 gennaio a Spoleto, l’adattamento di Antonio Latella (prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria) approda oggi al Teatro «Galli» di Rimini (fino al 30 gennaio) ed è atteso all’Arena del Sole di Bologna dal 24 al 27 febbraio. Interpretato da Sonia Bergamasco (Martha), Vinicio Marchioni (George), Ludovico Fededegni (Nick) e Paola Giannini (Honey) il copione mette al centro della scena due coppie. Martha e George, coniugi di mezza età, hanno invitato a casa loro i più giovani e rampanti Nick e Honey, nel ruolo di spettatori privilegiati di una lotta tra i primi due che per dirla con le parole di Sonia Bergamasco «sfiora il sadomasochismo».
In senso figurato, ovviamente, perché, come si diceva sopra, il desidero di sopraffazione dell’altro trova terreno fertile, attecchisce alimentato dalla consapevolezza del fallimento personale, che fa da sfondo. In particolare quello di cui George è consapevole e che Martha non fa altro che ricordargli affondando il coltello nella piaga. «Questa storia è un classico. Funziona come un ingranaggio matematico e scientifico – spiegano Bergamasco e Marchioni – perché i protagonisti non fanno altro che cercare di sopravvivere a ventitrè anni di matrimonio e di convivenza. E tirano fuori tutto il possibile dai meandri della loro storia. Un testo straordinario e anche difficile da recitare, ma che si fa guardare: alla fine il pubblico è soddisfatto perché sa che tornerà arricchito da parecchi spunti per riflettere. Essendo un classico è anche uno spettacolo contemporaneo perché attinge a un background che riguarda tutti e che è trasversale a tutte le età, dai giovani ai meno giovani».
Con il soggetto Virginia Woolf c’entra poco. L’allusio
ne onomatopeica è a quel lupo al tempo stesso metafora di una minaccia di cui si è consapevoli e allegoria di un agguato improvviso. «Il lupo è l’incarnazione della paura. E in questi due anni – aggiunge Marchioni – la stiamo sperimentando tutti. In questo testo di Albee questo sentimento viene esorcizzato e analizzato». Nel soggetto originale di Albee, l’alcool che Martha e George trangugiano senza freni è l’espediente che disinibisce i personaggi e li spinge l’uno contro l’altra.
«Latella – spiegano gli attori – ha scelto di svuotare queste bottiglie e questi bicchieri. Certo l’allusione rimane, ma c’è una ragione specifica. Negli anni ’60 una donna solo se ubriaca poteva lasciarsi andare a certe esternazioni. Adesso non ha più senso inserire questo espediente, come è giusto che sia». Una firma del regista, dunque. Per il resto «la scrittura della sceneggiatura - spiega Sonia Bargamasco - è estremamente fedele al soggetto originale americano».
Definita e potente la caratterizzazione dei personaggi. «George – spiega Marchioni è un fallito che non è arrivato dove voleva. Ma ha un’eloquenza straordinaria, una memoria che quasi inquieta ed è un grande inventore di storie. E tutto quello che fa lo fa per amore di Martha». E lo conferma Bergamasco: «La sua è una perseveranza d’amore perché alla fine questa è una grande storia d’amore. Del mio personaggio Martha apprezzo l’energia scatenata mentre mi spaventa il suo essere autodistruttiva».