Dante, il gioco, il film Tre giorni con le Albe tra recite e laboratori
Laboratori, spettacoli, film lungo il fine settimana, per conoscere e sperimentare altrettante esperienze contemporanee. Esperienze artistiche con annessa un’idea di pedagogia oltre ogni barriera. È quanto mette in campo l’Itc Teatro di San Lazzaro di Savena con l’iniziativa «Oltre il palcoscenico» che dedica l’appuntamento da oggi a domenica al ravennate Teatro delle Albe. È con l’esperienza antiaccademica della non-scuola che si apre il programma, pratica non di insegnamento ma di gioco – «il teatro non s’insegna» – nata oltre trent’anni fa nelle scuole di Ravenna per collegare la città alle periferie del mondo e che ora approda nello spazio dell’Itc Studio in un laboratorio condotto da Alessandro Renda aperto ad adolescenti, cittadini e cittadine (oggi dalle 19 alle 23, poi domani dalle 10 e dalle 14.30. Info@teatrodellargine.org).
Ma domani è anche il giorno di The Sky over Kibera, il film d’arte di Marco Martinelli che racconta la Divina Commedia dantesca nella vita vissuta all’interno della mega baraccopoli di Nairobi, dove si è reinventato il linguaggio del capolavoro dantesco in inglese e swahili insieme a 150 bambini e adolescenti. Kibera è una labirintica «selva oscura» – in swahili Kibera significa selva –, a guidarci sono tre adolescenti che danno voce e corpo a Dante, Virgilio e Beatrice e tra canti e recitazione, corse e danze scatenate, diavoli, belve, dannati e corruzione, la metafora ad altissimo tasso di visionarietà è compiuta (16.30).
Doppio appuntamento invece per domenica 30. Il primo è Slot Machine – Soliloquio
dalla fossa, lo spettacolo di Marco Martinelli ideato insieme a Ermanna Montanari sul dramma della dipendenza del gioco d’azzardo in forma di riflessione poetica. Come scrive Martinelli, il lavoro «racconta la caduta vertiginosa di un giocatore, di un annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente. Amara è la sua fine e, nel suo malato sogno di potenza, delira da solo dal fondo di un fossato di campagna, colpito a morte dai suoi strozzini, allo stesso tempo vittima e carnefice di sé stesso».
Il gioco «ci interroga sulla nostra natura. E se siamo noi a interrogarlo, a interrogarne il concetto, l’essenza, la presenza millenaria nella storia dell’umanità, come un oracolo antico ci fornisce risposte ambigue». Chiude il cerchio Saluti da Brescello, scritto e diretto da Martinelli, con Luigi Dadina e Gianni Parmiani che ci parla di un’Italia in mutamento e una regione, l’Emilia-Romagna, che nonostante si pensasse il contrario, non è immune dalla corruzione, come dimostra il caso realmente accaduto al vigile Donato Ungaro licenziato senza giusta causa (ore 19). Sulla scena le statue di Peppone e Don Camillo sembrano quelle di Piazza Matteotti a Brescello create da Andrea Zangani. Nella vera piazza si fronteggiano e si salutano. Sul palco, sono voltate verso il pubblico. Sembrano rivolgersi alla platea, ma sarà davvero così? (Info 051/6270150. Super Green Pass dai 12 anni).