Sequestrata una casa di prostituzione
Sei-sette minuti, dal momento in cui i clienti si presentavano alla porta. Non dovevano durare di più i rapporti sessuali consumati in due appartamenti della Bolognina tra ragazze sudamericane, in prevalenza venezuelane, e gli avventori che rispondevano ad annunci sul web. A tessere le fila, secondo la squadra Mobile di Bologna, una insospettabile famiglia di incensurati residente a Imola, che attraverso un sistema di telecamere dentro alle case controllava a distanza movimenti e orari di lavoro delle giovani, tutte tra i 20 e i 30 anni, e le rimproverava se si dilungavano oltre quel tempo: l’importante era ricevere più clienti possibili per aumentare il fatturato. Una cinquantenne di origini venezuelane, il marito 44enne e i figli, una ragazza di 20 anni e uno di 26, sono ora indagati per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Secondo la ricostruzione degli agenti, che hanno raccolto le denunce di due giovanissime, lei contattava le connazionali in patria, promettendo un lavoro serio in Italia. Poi le andavano a prendere appena sbarcate in Spagna, per evitare controlli sul territorio. Ritiravano il passaporto e le portavano a lavorare nelle due case alla Bolognina, l’ultima utilizzata era di proprietà della donna e adesso è finita sotto sequestro. Chiedendo in cambio della restituzione dei documenti di avere cifre di denaro poi puntualmente superate da quelle che trattenevano dagli incassi. E sarebbero stati ancora i quattro a pubblicare gli annunci sul web per attirare clienti, prendere contatti e appuntamenti prima di avvertire le donne dell’arrivo. Le indagini hanno ricostruito un giro che andava avanti almeno dal 2018, una ventina le ragazze che si sono date il cambio nel tempo, ogni tre o quattro mesi. Due di loro a novembre non hanno retto più a quella vita, che tra l’altro non fruttava praticamente nulla: dei 50 euro richiesti a prestazione, 40 finivano nelle tasche degli indagati, un giro d’affari che avrebbe portato oltre mezzo milione di euro nelle casse di famiglia. Marito e moglie ora si trovano ai domiciliari, per i figli è stato disposto il divieto di dimora.