Corriere di Bologna

Intesa Sanpaolo e Confindust­ria 13,2 miliardi alle filiere emiliane

Presentato l’accordo. Caiumi: la guerra e la crisi energetica mettono a rischio il Pnrr

- Luciana Cavina luciana.cavina@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per le aziende dell’EmiliaRoma­gna, alle prese con crisi internazio­nale e gestione dei fondi Pnrr, arrivano 13,2 miliardi di finanziame­nti grazie all’accordo tra Confindust­ria e banca Intesa Sanpaolo, che confermano così un sodalizio pluridecen­nale. La cifra attinge dal plafond nazionale di 150 miliardi dedicato a innovazion­e e transizion­e digitale, sostenibil­ità, rafforzame­nto patrimonia­le e sostegno alle filiere in coerenza con il Pnrr.

Un iniezione di liquidità utile tanto più se, come sottolinea il vice presidente per l’area Credito, Finanza e Fisco di Confindust­ria Emanuele Orsini, «il conflitto russo-ucraino, la crisi energetica e i rincari delle commodity stanno mettendo a rischio la sopravvive­nza stessa delle nostre imprese».

Il protocollo — di durata triennale — è stato presentato ieri nell’auditorium Marco Biagi nella sede di Confindust­ria Emilia Centro da Orsini e Stefano Barrese, responsabi­le Divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo. A fare gli onori di casa il presidente di Confindust­ria Emilia Centro, Valter Caiumi, la presidente di Confindust­ria Emilia-Romagna Annalisa Sassi e la direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche di Intesa Sanpaolo Alessandra Florio. Sui tempi imposti dal Pnrr si è subito espresso Caiumi: «Il presto è nemico del bene», visto che i progetti vanno finanziati e realizzati entro il 2026, e rilancia la proposta degli industrial­i di «spostare in avanti» i termini imposti. «Avremmo sperato di cogliere tutte le opportunit­à che il Pnrr ci poteva dare. Purtroppo, l’arrivo di questa guerra, e prima il Covid, oggettivam­ente ha rallentato la ripresa e ci sta facendo consumare delle energie, sia per la crescita delle materie prime sia perché oggi cambiano le priorità», spiega.

Secondo i dati elaborati dalla Divisione studi di Intesa Sanpaolo l’Emilia-Romagna è la regione più «esportatri­ce» d’Italia con il 46% del valore aggiunto dedicata all’export, più di Veneto (43,9%) e Lombardia (34,6%) per un valore 72,4 miliardi di euro (+8,7% vs il 2019) su cui il dramma ucraino pesa poco. Un traino insomma, per la competitiv­ità dell’intero Paese, che rischia però di esaurirsi. «Basti pensare — ricorda Orsini — che ad aprile, in media, il prezzo del gas è stato 7 volte quello di dicembre 2019». Per cui diventano urgenti interventi governativ­i e l’imposizion­e di un tetto massimo ai prezzi oltre che lo sviluppo «fotovoltai­co ed energie rinnovabil­i. «Spingere gli investimen­ti, sostenere la liquidità delle imprese, rinnovando e potenziand­o misure efficaci», insomma, secondo il ragionamen­to di Orsini è una necessità. Anche le imprese emiliane per altro navigano nel contesto dell’economia italiana, che secondo le previsioni del Csc Confindust­ria, dopo il forte rimbalzo dello scorso anno (+6,6% la variazione del Pil) ha frenato nel primo trimestre (-0,2%) e non ci si attende un migliorame­nto.

Gli oltre 13 miliardi messi in campo, interviene Barrese, servono a «ridare forza alla ripresa che si stava dispiegand­o dopo la pandemia», e l’accordo rientra «nell’ambito del nostro impegno complessiv­o ad attivare, nell’arco del Pnrr, erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120

Sassi (Confindust­ria) Le imprese emilianoro­magnole da anni investono in innovazion­e con continuità

Barrese (Sanpaolo) Queste risorse daranno forza alla ripresa che si stava dispiegand­o dopo la pandemia

destinati alle Pmi».

«Al di là della situazione attuale», aggiunge Sassi — le direttrici di sviluppo dell’accordo sono orientate alle priorità delle imprese industrial­i dell’Emilia-Romagna: innovazion­e, digitalizz­azione, sviluppo delle filiere, sostenibil­ità e transizion­e energetica, capitale umano e competenze managerial­i. Sono le priorità su cui le imprese da anni stanno investendo con continuità e determinaz­ione». In effetti, la regione spicca per numero di brevetti(156,8 ogni milione di abitanti, più del doppio della media italiana e mole di investimen­ti in ricerca e sviluppo. Gli addetti alla R&S sono 10,1 ogni mille abitanti contro i 6 dell’Italia. «In Emilia-Romagna — fa poi sapere Florio — attraverso il nostro programma Sviluppo filiere, abbiamo già favorito oltre 100 accordi di filiera per un giro d’affari complessiv­o di 14 miliardi di euro».

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( Nucci/LaPresse) Industrial­i Da sinistra Emanuele Orsini, Annalisa Sassi e Valter Caiumi

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